Dalla direzione generale alla supervisione nazionale: il percorso di Fabio Pesaresi al servizio dei giovani

Nel panorama educativo italiano, Fabio Pesaresi si distingue per il suo contributo alla formazione delle nuove generazioni. Attualmente Head of College Education presso Camplus, provider di housing per studenti universitari, Pesaresi ha intrapreso un percorso professionale che abbraccia diverse tappe significative, dalla gestione di scuole paritarie fino alla supervisione dei collegi universitari. In un contesto in continua evoluzione, ha affrontato con determinazione le sfide educative contemporanee, mantenendo sempre un occhio attento alle necessità degli studenti e un impegno costante per favorire la loro crescita. La sua visione innovativa ha avuto un impatto profondo sull’evoluzione del sistema universitario, confermandosi come una figura di riferimento nel settore.

Attualmente lavora come Head of College Education, presso Camplus, come si è evoluta la sua carriera e qual è stato il momento più significativo?

Il mio percorso è iniziato con una laurea in Economia e Diritto e il conseguimento di un Master in Gestione delle Istituzioni Scolastiche ed è proseguito per i nove anni successivi come Direttore Generale in un’associazione che si occupa di scuole paritarie. È al culmine di questa esperienza che ho sentito l’esigenza di misurarmi nella sfida formativa ed educativa dei giovani. E con il trascorrere del tempo ho maturato la consapevolezza che il target a cui desideravo rivolgermi era l’università e i suoi studenti. Pertanto, quando nell’aprile 2018 si è presentata la possibilità di lavorare all’interno di Camplus College, ho intrapreso il mio percorso presso la sede di Bologna, prima come Vice Direttore e, successivamente, come Direttore Formativo. Circa tre anni dopo, mi è stata data l’opportunità di diventare Supervisore dei collegi di merito a livello nazionale, coordinando l’attività di undici collegi.

Il mio lavoro ha incontrato fin da subito tutte le emergenze del mondo giovanile, nelle sue varie sfaccettature, in particolare durante il periodo Covid, dove ho potuto affrontare in prima linea il cambiamento del rapporto tra ragazzi e famiglia.
È stato necessario un grande lavoro di supporto ai ragazzi, per permettere loro di sviluppare un rapporto di fiducia verso gli adulti, le istituzioni universitarie, e la realtà esterna.

La mia mission personale, in continuità con quella di Camplus, aspira a che la nostra proposta residenziale e formativa possa lasciare un segno tangibile nella vita dello studente, accompagnandolo nella sua crescita personale e aiutandolo a sviluppare i suoi talenti e i suoi desideri.

Fabio Pesaresi – Head of College Education presso Camplus

Quali crede che saranno i cambiamenti più significativi dei prossimi anni nel settore della formazione e come ha in mente di affrontarli?

Il Covid ha minato delle certezze che evidentemente non erano abbastanza solide e che nascondevano delle fragilità. Dopo la pandemia abbiamo affrontato due anni accademici psicologicamente molto difficili: a dimostrarlo è lo spaventoso tasso di suicidi riscontrato in quel periodo.
Gli studenti vivevano con il timore della performance, ed era possibile percepire una grande fatica nel sopportare la tensione derivante dalla costante richiesta di risultati.

Abbiamo trattato con grande delicatezza questo tema, affrontandolo attraverso incontri dedicati con psicologi, docenti, scrittori e studenti particolarmente sensibili.
L’università, per sua natura e struttura, richiede di confrontarsi con il tema della performance e della pressione per i risultati da garantire con costanza. Tuttavia, è fondamentale accompagnare gli studenti nella scoperta che il valore di una persona non è determinato da un esame errato o da una sessione non riuscita, ma risiede piuttosto nell’orizzonte più ampio del percorso personale svolto.

La maturazione di questa consapevolezza non riguarda soltanto la percezione che i ragazzi hanno di sé, ma anche la pressione che spesso proviene dalle famiglie. Gli studenti, abituati ad affrontare difficoltà circoscritte tra le mura di casa, devono essere preparati a un nuovo orizzonte: il mondo intero, con tutte le sfide lavorative e personali che comporta. Dovranno approfondire e sviluppare i propri talenti per conseguire le proprie aspirazioni e i propri desideri. Il genitore ha il compito di mettere a disposizione dei ragazzi gli strumenti necessari per poter seguire questo percorso, accettando di non essere il protagonista.

Un’ulteriore sfida è stata quella relativa alla crisi degli appartamenti, dove abbiamo cercato di implementare i posti a disposizione nelle nostre residenze ma ha senz’altro contribuito a creare uno stato di tensione nel contesto universitario.

Quali reputa essere le competenze relazionali più utili da sviluppare per dei ragazzi di questa età?

All’interno di Camplus College implementiamo una serie di attività che rispettano alcuni concetti di fondo. Il primo è la riscoperta del concetto di comunità: l’altro non è percepito come un nemico o un concorrente, ma come un elemento positivo che può portare a qualcosa di valore, alla nascita di un rapporto. Tutte le nostre proposte di community – come le visite culturali, la creazione di uno staff di studenti, feste ed eventi – volgono al Team Building e all’apertura alla relazione con gli altri. Cerchiamo poi di rafforzare alcune skills come il Time Management, la gestione dello stress e il Public Speaking, competenze fondamentali tanto nella vita quotidiana, quanto nel mondo universitario e lavorativo.

Aggiungo anche che negli ultimi anni abbiamo cercato sempre più di inserire delle proposte costanti di volontariato. Reputo infatti che aiutare senza ricevere nulla in cambio educhi profondamente all’umiltà e al riconoscimento dei bisogni dell’altro.

Che consiglio darebbe a un giovane in procinto di intraprendere una carriera lavorativa?

Sicuramente consiglio di mettersi a disposizione e in ascolto delle persone e dei tutor a cui è affidato. Di partire dal presupposto che c’è sempre qualcosa da imparare anche se richiede fatica, sacrificio e dedizione. Il secondo consiglio è di confrontare costantemente ciò che si fa con quello che si ritiene essere il proprio talento, così da capire nel tempo ciò per cui si è maggiormente portati e ciò che riuscirà a generare valore per sé stessi e per il mondo.