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A volte capita che un incarico importante sul lavoro venga affidato ad un collega piuttosto che a noi, per quanto ci ritenessimo più competenti e capaci. Capita perché i manager, per quanto competenti e preparati, sono prima di tutto esseri umani, e in quanto tali sono soggetti ad errori di valutazione.
In psicologia questo genere di errori sono chiamati “distorsioni cognitive”: si tratta di schemi del pensiero, preconcetti, che ognuno di noi usa nel giudicare gli altri. I pregiudizi conoscitivi sono parte di noi e non possono essere eliminati. Bisogna però cercare di riconoscerli come tali e ridurli al minimo.
Le più comuni “distorsioni cognitive” in ufficio
1. Stesso modo di pensare
Tutti amano sentirsi dare ragione. Il desiderio di conferma fa sì che anche i leader preferiscano chi avvalora le loro idee. Si tende naturalmente ad evitare quel tipo di dialoghi e confronti che minano le nostre sicurezze ed identità, evitando chiunque ci dica che non la pensa come noi. Le persone creative sono più resistenti a cadere in questo errore di giudizio perché sono sempre pronte ad accogliere nuovi stimoli e a gestire l’incertezza.
2. Bello e bravo
Ovvero quando viene dato un giudizio positivo o negativo in base a una caratteristica fisica o prettamente estetica, lasciando che tale caratteristica diventi preponderante per l’intera persona. Generalmente si associa al concetto di “bello” quello “bravo”, e viceversa.
3. Personalità simile
Di base, tendiamo a preferire le persone che hanno delle caratteristiche simili alle nostre. Per contrasto può capitare che persone con bassa fiducia in se stesse tendano a preferire i collaboratori che presentano qualità per loro insolite e che vorrebbero sviluppare.
4. Fallacia del giocatore
Capita di pensare che gli eventi del passato possano influenzare i nostri risultati futuri. Se un dipendente è stato valutato sempre in modo positivo, può capitare che riceva costantemente buoni giudizi, anche se a volte le sue prestazioni non saranno proprio ottime.
5. Team
Tendiamo naturalmente ad intensificare i legami con le persone che appartengono al nostro team, di fatto sovrastimando le potenzialità e capacità che il nostro team ha, a svantaggio di tutti coloro che non ne fanno parte e che sono quindi guardati con sospetto. Così si finisce con il credere che i successi di un’altra squadra di persone siano determinati da cause esterne, e non dalle qualità dei componenti.
6. Negatività
Ovvero, rivolgere un’attenzione spropositata agli elementi negativi nelle cose che ci circondano, piuttosto che a quelli positivi. Per questo motivi, si tende ad attribuire più enfasi e importanza agli errori di un collaboratore, trascurandone i successi e le competenze acquisite.
La Redazione