Tutto è comunicazione. Breve carrellata di “grammatica” della comunicazione

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La Comunicazione

Grazie alla comunicazione le persone sono in costante relazione l’una con l’altra, in vari ambiti delle loro vite, da quello privato a quello pubblico. Nel corso del tempo, alcune forme di comunicazione – scritta, mediale, pubblica – sono cambiate e i mezzi di diffusione si sono evoluti. Ma come possiamo definire la comunicazione? Essa è un’espressione sociale capace di creare livelli di consapevolezza e di intenzionalità reciproche per la condivisione di un messaggio in uno specifico contesto. Volendo fornire una definizione è opportuno individuare l’origine del termine. Risalendo al latino, esso deriva dall’aggettivo communis, letteralmente: mettere in comune, legare, condividere. Questa valenza, dunque, ci rimanda alla funzione della comunicazione che consente di veicolare un messaggio tra due (o più) soggetti: il mittente e il destinatario. Si rende necessaria un’interazione tra tali soggetti, quindi l’istaurarsi di certo un livello di cooperazione, affinché il messaggio da trasmettere raggiunga il suo scopo: si preferisce per questo parlare di processo comunicativo.

Elementi della comunicazione

Le relazioni umane hanno come obiettivo primario la creazione di un rapporto personale o professionale, ma non solo. Affinché ciò sia possibile, tutti i soggetti coinvolti devono collaborare al fine di creare non solo un rapporto tra loro, ma anche fare in modo che esso sia duraturo nel tempo mettendo in gioco anche le strategie comunicative. Si ha dunque comunicazione quando l’espressione diviene un patrimonio comune utile per la costruzione di una discussione, di un dibattito. Da un punto di vista formale è possibile individuare alcuni elementi imprescindibili della comunicazione e del processo comunicativo, individuati da Marshall McLuhan nel 1964. Essi sono: il mittente, ossia chi invia il messaggio; il messaggio stesso, l’informazione e il contenuto da trasmettere; il destinatario (o interlocutore), ossia colui cui è rivolto il contenuto trasmesso; il contesto, che si identifica come quel luogo figurato nel quale ha inizio il processo comunicativo; il referente, l’oggetto della comunicazione; il codice, che deve essere comune a tutti i soggetti, per esempio la lingua; infine il canale che rappresenta il mezzo di comunicazione scelto dal mittente per la trasmissione al suo o ai suoi interlocutori. La presenza contestuale di tutti gli elementi costituisce la base per la comunicazione, ma ciò non determina necessariamente che il processo comunicativo si avvii senza difficoltà. Considerata l’importanza primaria del processo comunicativo, e anche la sua complessità, è opportuno tenere in considerazione alcune distorsioni che potrebbero interferire. Si parla di fraintendimenti, errori di comprensione o di altri elementi esterni – interferenze ambientali ed emotive – che abbiano la capacità di distorcere il messaggio. L’elemento che maggiormente potrebbe risentire di tali influenze è il canale: esso, infatti, svolge un ruolo fondamentale, poiché è in grado di conferire senso agli altri elementi tipici della comunicazione. Nonostante le sue peculiarità, può anche dare adito a fraintendimenti: rappresentando un processo mentale interiore, che difficilmente riesce ad emergere durante un dibattito, può infatti creare confusione nella mente dell’interlocutore che non riesce a codificare il messaggio ricevuto. Esistono poi le cosiddette barriere della comunicazione che impediscono la fruizione ottimale del messaggio. Esse sono proprie sia dell’emittente (pregiudizi, disagio relazionale, errori di percezione), sia del destinatario (poca attenzione all’ascolto, noia, mancanza di motivazione). Nel 1991 le barriere della comunicazione, intese come espressioni verbali e comportamenti ostacolanti, sono state sistematizzate dallo psicologo americano Thomas Gordon. Nasce così l’esigenza di superare tali difetti comunicativi adottando un metodo comunicativo diverso.

Scegliere il giusto tipo di comunicazione consente di superare le difficoltà di trasmissione del messaggio e correggere le eventuali distorsioni del canale comunicativo. Per far questo, si ritiene opportuno ricordare la differenza tra la Comunicazione Efficace e la Comunicazione Strategica.

Comunicazione Efficace e Comunicazione Strategica

Scegliere il giusto tipo di comunicazione consente di superare le difficoltà di trasmissione del messaggio e correggere le eventuali distorsioni del canale comunicativo. Per far questo, si ritiene opportuno ricordare la differenza tra la Comunicazione Efficace e la Comunicazione Strategica. La Comunicazione Efficace, definita anche ego-riferita, ha la caratteristica di essere molto istintiva e inconscia: si comunica in maniera diretta incentrando tutta l’attenzione sull’Io, quindi solo su ciò che il mittente vuole comunicare. Nella comunicazione efficace tutti gli elementi tipici della comunicazione sono allineati: gli aspetti verbale, para-verbale e non verbale non hanno una netta distinzione. Si è già evidenziato che l’obiettivo primario della comunicazione è quello di instaurare una relazione di lungo periodo tra i soggetti coinvolti e per far ciò è necessario considerare gli effetti di tale approccio comunicativo. L’eccessiva istintività, infatti, può interferire nel rapporto con l’interlocutore, poiché potrebbe risuonare troppo pesante e quindi non favorire il mantenimento dell’attenzione; ma non solo! Il ricevente potrebbe anche sentirsi sovrastato e tenderà a non proseguire la conversazione. Ciò non è possibile se si vuole instaurare una relazione duratura con il destinatario, generando un vantaggio per tutti i soggetti coinvolti. La Comunicazione Efficace, inoltre, non favorisce le relazioni in ambito lavorativo e professionale, poiché si è proiettati soltanto verso la fase dell’intervento (proposte, richieste, conclusioni), dopo una frettolosa osservazione, senza considerare a sufficienza le posizioni dell’altro riguardo l’oggetto di discussione o di scelta.

La Comunicazione Strategica, invece, possiede approccio e componenti totalmente diversi. Utilizzando tale dinamica di comunicazione, tutte le parti del processo comunicativo verranno coinvolte contribuendo alla generazione di una solida relazione – professionale e/o personale – che sarà duratura nel tempo e basata sulla fiducia reciproca. Tale tipo di comunicazione si differenzia dalla prima per l’assenza della componente ego-riferita; ciò significa che interpreta un altro tipo di dati e di informazioni seguendo fasi ben precise che si susseguono tra loro creando un equilibrio tra ciò che il mittente propone e ciò che il destinatario risponde, rispettando dunque le singole posizioni e dando a tutte importanza. Rappresenta poi il modello ideale utilizzabile in contesti lavorativi e professionali. Gli elementi sui quali essa si fonda sono: l’Io, il Tu, il Contesto che rivestono tutti ruoli cruciali.

Le fasi che costituiscono la Comunicazione Strategica nascono dall’applicazione del Metodo O.D.I.® acronimo formato dai suoi tre assiomi: Osserva, Domanda, Intervieni. Nella prima fase, quella dedicata all’osservazione, l’Io osserva e introduce i propri interessi, formula ipotesi sugli interessi del Tu, osserva il Contesto circostante. La fase della domanda pone la necessità di verificare gli interessi dell’interlocutore esplorando maggiormente il Contesto. Infine, durante la fase dell’intervento, i soggetti interessati progettano e valorizzano i loro obiettivi e interessi tenendo in considerazione il Contesto nel quale si trovano.  Al termine di tale scambio di informazioni, un’importanza primaria assume anche il feedback, ossia quell’attitudine di tener conto di tutti i risultati comunicativi volti a rafforzare e migliorare un comportamento o un atteggiamento dell’interlocutore. Anche in questo caso la Comunicazione Strategica favorisce il raggiungimento di tale scopo, poiché permette agli individui che entrano in relazione di ascoltarsi in maniera attiva. Obiettivo primario del processo di feedback, sia esso positivo che negativo, è quello di orientare, allineare o migliorare il comportamento delle persone; inoltre, dovrà sempre essere rivolto alle azioni e mai come giudizio di valore sulle persone. Dovrà poi essere Fast: frequente, accurato, specifico, tempestivo.

Conclusioni

Comunicare e parlare sono due concetti distinti, anche se spesso si ha la tendenza a considerarli come un unico insieme. Nel primo caso si ha l’obiettivo di mettere in comune un argomento, un pensiero, un concetto: creare un dialogo. Nel secondo caso si tratta solo di esprimere parole che sempre più spesso si ha la tendenza di sottovalutare. Quando si parla di processo comunicativo, si intende proprio la connessione immediata che si crea quando si parla. Ma attenzione, ogni parola ha da sempre il proprio impatto! Tutti sono in grado di parlare, ma non tutti sono in grado di comunicare strategicamente.

Infine, per far sì che il processo comunicativo sia davvero strategico è opportuno e necessario ricordare che le regole finora descritte vanno tutte applicate; si parla soprattutto dell’ascolto attivo, dell’importanza del feedback. Tali elementi costituiscono le basi di una comunicazione che intende essere costruttiva e duratura, che sia significativa e che dia attenzione a tutti gli individui coinvolti. Anche le modalità espressive gestuali possono favorire tale processo. La capacità di osservare, interpretare e valorizzare tali strumenti è fondamentale per instaurare rapporti e relazioni sia professionali sia personali che siano di qualità.

Ambra La Ferrera