Dalla videoteca del direttore…

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Il cinema è un eccellente specchio della società e allo stesso tempo un potente veicolo comunicativo. Un film capace di ispirare gli spettatori è sufficiente per trasformare una giornata qualunque in una giornata che brilla sotto una luce nuova. Un’idea si affaccia alla mente, a volte è una fiamma che subito si spegne, a volte prende forma e rimane a farci da guida.

… Alice e il sindaco

Ho avuto recentemente l’occasione di vedere un film che stimola alcune osservazioni in merito ai difficili ruoli del consulente, del ghost-writer, ma anche rispetto alla comunicazione e ai suoi interessantissimi processi.

Poco più di un anno fa usciva nelle sale Alice e il sindaco di Nicolas Parisier, uno degli ultimi film in programmazione prima dell’inizio del lockdown culturale. Le vicende seguono la parabola della giovane e istruita Alice Heimann (pronuncia Imàn) che rientra dall’estero per essere assunta presso il gabinetto del Sindaco di Lione. Lo staff del primo cittadino è preoccupato: Paul Théraneau è apatico, sembra annoiato, formale quanto basta per inaugurare targhe e presiedere il consiglio comunale. Il lavoro di Alice è dare idee nuove al sindaco. Laureata in Lettere e con un passato da docente di filosofia, la ragazza è sbalordita per la vaghezza del compito e pressata dalla responsabile della comunicazione che pretende efficienza. Comincia a leggere documenti e libri per fornire note, documentate da citazioni letterarie, compila report e viene chiamata continuamente nell’ufficio di Théraneau che a poco a poco le affida alcuni incarichi di coordinamento.

Poco più di un anno fa usciva nelle sale Alice e il sindaco di Nicolas Parisier, uno degli ultimi film in programmazione prima dell’inizio del lockdown culturale.

Mentre il regista abilmente ritrae le idiosincrasie degli uffici della pubblica amministrazione – dove i ruoli si creano e si distruggono in una specie di rituale alchemico, le invidie si nascondono dietro i tailleur griffati, i traslochi in stanze più grandi significano carriera in ascesa – la nostra attenzione è catturata dal processo dinamico di relazione tra la brillante Alice e il navigato politico. Il problema del sindaco all’inizio viene affrontato da Alice con un approccio che potremmo definire di comunicazione efficace. Pur rimanendo estranea alle logiche di potere, Alice agisce in modo ego-riferito: comunica al sindaco la propria visione dei problemi della città e gli propone un “invito alla modestia” che si appoggia sulle sue letture dei grandi autori francesi, scrivendo annotazioni di proprio pugno. Suscita curiosità nel sindaco, ma il suo lavoro sembra limitato a essere quello di una specie di Grillo Parlante della coscienza, pur appartenendo – è importante ricordarlo – alla stessa linea politica del suo datore di lavoro. I dialoghi avvengono uno di fronte all’altro. Théraneau le confesserà poi di aver letto i suoi scritti in maniera solo superficiale.

Alice, tuttavia, ha un talento: sa porre domande. La sua disponibilità all’ascolto lentamente si trasforma in un rilancio discreto, ma continuo. Scatta la vera relazione e il sindaco, rianimato dalle sollecitazioni che la sua giovane dipendente gli pone, comincia a considerarla una risorsa insostituibile. Spazialmente occupano ora posti affiancati ad angolo. In questo arco di tempo, fanno anche entrare in gioco il loro privato, pur con reciproca discrezione.

Nella dinamica di domande aperte che Alice pone, emergono gli interessi e i problemi di entrambi. I due protagonisti infatti:

  • Sono soli, sentimentalmente e culturalmente. Sono divisi tra ideali e necessità, tra giovinezza e età adulta, tra progetti del passato e crisi odierna.
  • Hanno un controverso rapporto con i libri. Il sindaco non ha più letto un libro dai tempi della scuola, mentre Alice non ha mai visto oltre i libri le persone reali, per come esse sono indipendentemente dai ruoli che rivestono. Si incontrano a metà strada, archetipi di due poli opposti, ma compatibili. Diversi, ma simili.

Alice abbraccia il “tu” del sindaco e gli regala un libro che riflette lo stato emotivo di lui, non più solo la propria visione. Non tradisce i suoi ideali, piuttosto li aggiorna, compiendo la mossa di comunicazione strategica che le consentirà di sancire definitivamente il proprio successo.

Come tutti i film che si rispettino gli imprevisti sono dietro… l’inquadratura e non svelo qui come andrà veramente a finire. Il successo comunicativo cui accenno si rivela nella bella sequenza in cui Alice è chiamata a fare da ghost writer per il discorso che il sindaco dovrà tenere per il partito. È ormai lei l’unica dello staff, veramente esperta della forma e dello stile. La prossemica tra i personaggi è significativa per collaborazione e fiducia, con Théraneau che cede alla ragazza la propria postazione alla scrivania, restando in piedi alle sue spalle a proporre modifiche. Interessante notare che, a questo punto di interdipendenza, le idee si fondono e i concetti sono di entrambi, non più solo di un “redattore” al servizio di un “cliente” che detta la propria visione del mondo.

Alice e il sindaco è un film che consiglio di vedere a chi fa della comunicazione una professione e una passione. Mostra quanto sottili siano i fili delle relazioni umane e quanto questo delicato meccanismo abbia molte più probabilità di fallire che di riuscire. Ogni volta che ha successo, tuttavia, la comunicazione ci incanta e ci lega con la sua magia, come fa lo spettacolo perfetto.

Cecilia M. Voi