D’accordo, EXPO Italia. Ma come costruire un’identità territoriale?

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Dubai (Emirati Arabi Uniti) sta ospitando la Fiera Espositiva Universale e il padiglione Italia risplende attorno all’universale bellezza del David di Michelangelo. “Dialogo, engagement e cooperazione: l’innovazione riparte da Expo 2020 Dubai!” si legge sul sito italyexpo2020.it.

Bene, benissimo, ma come si traducono il ‘dialogo, il coinvolgimento e la partecipazione’ nella rappresentazione di un territorio e di un suo marchio identitario?

Mentre l’attuale edizione offrirà le sue evidenze, qui si racconta – a puntate – la risposta alla domanda da parte di Città e Provincia di Piacenza, nell’edizione milanese di EXPO, nel 2015.

Il brand che si andrà a realizzare  sarà frutto di un ampio processo di dialogo, coinvolgimento e cooperazione delle varie collettività locali.

Nel febbraio 2014 i portavoce della costituenda Azienda Temporanea di Scopo ‘Piacenza per EXPO’ cercano in IED Milano professionisti e giovani per progettare “la comunicazione complessiva” di Città e Provincia di Piacenza per la fiera internazionale.

All’impossibilità di rispondere con le forme e i tempi della scuola, chi scrive offre l’alternativa di un possibile percorso sul luogo, da progettare insieme, secondo la metodica Design Thinking.

Primo problema: ci sono molti ‘padri’ dell’iniziativa, tutti di forte lignaggio e pronti a dare il proprio DNA al Marchio: la P.A. (Città di Piacenza, Provincia di Piacenza, Comuni del territorio), il sistema confederativo al completo (Confagricoltura, Confcommercio, Confindustria e Confartigianato), il sistema bancario locale e nazionale, due università di prestigio (Cattolica e Politecnico, sedi di Piacenza). In più c’è un tessuto locale di designer che rivendica attenzione.

Prima opportunità: cambiamo il gioco e puntiamo su ‘giovani millenials’, ‘identità multiple’, ’progettazione partecipata’.

Il brand che si andrà a realizzare risulterà da un racconto collettivo e sarà frutto di un ampio processo di dialogo, coinvolgimento e cooperazione delle varie collettività locali. Il brief che i designer raccoglieranno non verrà formulato dai committenti istituzionali, ma dal multiforme insieme di persone che abitano la città, la provincia, le terre e i fiumi (il Po innanzitutto).

Con una griglia di contenimento che emergerà gradualmente.

Di queste idee e della loro fattibilità si lavora fra marzo e settembre 2014.

Davide Corno