Design Thinking: Arcipelago o rete? Dire, fare, appartenere.

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Solo due anni fa, nell’Era Pre-Covid, l’offerta delle meraviglie storiche-architettoniche-artistiche meno conosciute dell’Italia era una prassi che viveva di infiniti slanci locali e di calorosi contatti fra le persone. Oggi l’emergenza sanitaria raffredda ogni relazione umana, ma nell’autunno del 2018 Archeoclub d’Italia ONLUS – una associazione privata nata nel 1971 per promuovere il patrimonio storico materiale italiano – dopo più di 45 anni di “attività democratica e decentrata” basata sulle capacità e sulle iniziative di ogni sede locale, sente il bisogno di superare la comprensibile anarchia dei localismi e offrire un nuovo slancio, attraverso una campagna di comunicazione nazionale e azioni di coinvolgimento strutturate.

Una nuova task force si costituisce così all’interno del gruppo laureandi in Graphic Design, presso IED Milano. Qui, una quindicina di ragazze e ragazzi di varie parti d’Italia si sforzano di superare la contraddizione fra Uno (la sede nazionale) e Molteplice (le 160 sedi locali) nella fatica titanica di fare meglio, di più, con chiarezza di azione e comunicazione, ma con rispetto delle energie e visioni locali.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una situazione ‘complessa’, cioè ambigua, contraddittoria, mutevole geograficamente e storicamente, centrata sul percepito e sui diversi valori delle persone, tutte volontariamente non remunerate per le attività che mettono in atto.

Il Design Thinking ci torna nuovamente in aiuto per capire se promuovere un arcipelago o una rete di soggetti; per sondare il rapporto fra i convegni informativi, le azioni di tutela e cura di siti e vestigia di tanti borghi unici e il bisogno di appartenenza che soggiace dentro ognuno di noi; per confrontare le attese delle persone con le best practice già realizzate in Italia e all’estero; per individuare le unicità – dove esistono – della storia di integrazione culturale italiana e i modelli di accoglienza che potremmo comunicare a vari pubblici, nazionali ed esteri.

Suddivisione dei ‘ricercatori’ in piccoli gruppi, azioni di intervista etnografica in loco e shadowing (osservazione silenziosa) con le persone delle sedi locali e nazionale, raccolta dei percepiti, guida all’espressione dei bisogni inespressi e alla scoperta delle soluzioni inattese. Co-costruzione dell’impegno perseguibile e dei limiti da riconoscere.

Tutto questo accade fra l’inverno del 2018 e l’estate del 2019 quando, alla presenza del Presidente della Sede Nazionale e dei portavoce disponibili delle sedi locali, il lavoro di ascolto, sollecitazione rispettosa, invenzione creativa e prototipazione sfocia in una serie di progetti concreti e poetici allo stesso tempo. È la magia del Pensiero Progettuale, che appartiene a tutti. Purché qualcuno ce lo ricordi e lo alimenti con cura.

Davide Corno