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Cosa sono i riflessi condizionati
Vi sono essenzialmente due tipi di riflessi: quelli naturali e quelli condizionati. Per quanto riguarda quelli naturali, mi ci soffermerò poco, essendo questi facilmente intuibili. Il caso più semplice è quello di un ragazzo seduto al bar che vede passare una splendida ragazza. Subito il nostro giovane sarà inevitabilmente attratto da essa, e in lui avverranno una serie di piccoli cambiamenti, come la dilatazione delle pupille a causa dell’eccitamento. Sono invece i riflessi condizionati quelli più interessanti e legati al tema dell’educazione.
Volendo prendere come spunto una definizione dell’esperto di comunicazione non verbale Samy Molcho, con la quale in realtà non mi trovo molto in sintonia, possiamo dire:
“L’educazione è il tentativo di programmare le reazioni delle persone in modo da poterle assoggettare a una programmazione collettiva”.
La provocazione di Molcho aiuterà meglio a comprendere la portata, e il possibile uso distorto che se ne può avere, dei riflessi condizionati. Questi furono scoperti dal fisiologo Ivan Pavlov grazie a un semplice quanto geniale esperimento. In pratica, Pavlov dava da mangiare ogni giorno a un cane, e ogni volta che il cane stava per ricevere la sua porzione quotidiana di cibo vedeva accendersi una luce rossa; passavano i giorni e questo schema veniva ripetuto diverse volte. Un giorno però ecco che si accende la luce rossa, ma il cibo non compare. Il cane ha così davanti a sé una ciotola che riconosce come vuota, ma nonostante questo si riproducono in lui tutti quegli effetti che avvenivano quando la ciotola era piena. Quindi Pavlov riportò che il cane produceva succhi gastrici come per prepararsi a degustare qualcosa, aumentava la saliva nella bocca dell’animale e così via. Tutto questo di fronte a una ciotola vuota! Ecco allora che sono stati creati dei riflessi condizionati, quali i succhi gastrici, a seguito di un fatto totalmente scollegato con questi: l’accensione della luce rossa.
L’uso improprio dei riflessi condizionati
Tornando alla provocazione iniziale nella definizione di educazione da parte di Molcho, posso evidenziare che esiste in effetti un rischio di creare all’interno della società riflessi condizionati che alienano le persone collegando certi loro gesti con delle conseguenze non dirette e immediate. Immaginate per esempio un bambino che si ritrova la minestra in tavola solo quando ha pulito bene la sua stanza, e di conseguenza si abitua a pulirla ogni volta che desidera mangiare. Di esempi, anche più grotteschi e con variazioni più pericolose, se ne potrebbero fare parecchi. L’invito quindi è a domandarsi sempre le ragioni di un gesto che poniamo in essere per svincolarci da possibili, e sempre più frequenti, condizionamenti esterni.
Luca Brambilla