Flessibilità come Cultura – Intervista a Betty Pagnin

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Come nasce OneDay Group?
OneDay è un Business & Community building che nasce con l’obiettivo di sviluppare e lanciare sul mercato nuove realtà imprenditoriali smart, secondo un approccio al lavoro unico e innovativo, basato sui pillar di velocità, ambizione e concretezza. Si costruiscono business community-based con focus su Millennials e GenZ (15-35 anni) e si trasformano con consapevolezza i bisogni dei giovani in prodotti, servizi e love brand. Vogliamo, inoltre, testare e implementare un nuovo e coinvolgente modo di vivere il lavoro e di fare impresa: la vision è avere un ampio, positivo e duraturo impatto sulle persone e sul mondo mettendo le nuove generazioni al centro. Ecco perché nel 2018 ho lanciato la unit People & Culture di OneDay, che rappresenta l’evoluzione delle tradizionali risorse umane e che include le persone a 360 gradi.

Quali sono le sfide che ha affrontato nel suo ruolo di People & Culture Director?
La prima sfida è stata quella di redigere un Culture Manifesto, dove la nostra cultura e i nostri valori fossero messi nero su bianco: oggi è un documento che inviamo a tutti i dipendenti prima di entrare a far parte della nostra realtà; ne abbiamo appeso una gigantografia all’ingresso dei nostri uffici!
Con la pandemia abbiamo dovuto affrontare un’altra grande sfida: le difficoltà sono derivate dal fatto che la nostra community si basa molto su aspetti di interazione e unione fisica; quindi, per quanto noi fossimo organizzati per una certa percentuale di lavoro in remoto, il full remote non era paventato. Ci abbiamo messo un po’ a trovare un nuovo ritmo.
Nel mio caso, il mio lavoro pre-pandemia era concentrato sulla parte di engagement e sui laboratori inerenti alla cultura aziendale con l’obiettivo di renderla manifesta, sulle azioni di hiring e onboarding. In pandemia mi hanno bussato alla porta problemi più tecnici, come la necessità di avere un maggior ordine organizzativo, e l’engagement ha preso più la forma della comunicazione interna. Infatti, la divisione P&C si occupa anche di comunicazione: trattiamo i dipendenti come se fossero una vera e propria audience di riferimento. Quando pensiamo ad un’iniziativa, immaginiamo anche come, quando e a chi comunicarla. Una sfida sempre più impegnativa, considerando che il nostro gruppo sta crescendo giorno dopo giorno.

Su quale nuovo progetto state lavorando?
Stiamo lavorando per ideare nuove misure per supportare i lavoratori, intraprendendo un percorso di “flessibilità 100%”. Questo percorso è importante e cerchiamo di raggiungere, passo dopo passo, un sistema sempre più solido. Abbiamo cominciato con l’abolizione del cartellino e dell’idea di “orario lavorativo” standardizzato e controllato. Poi ci sono state tutta una serie di attenzioni per far sentire sempre le persone al centro, partendo dallo smart working illimitato, che garantisce flessibilità a chiunque ne abbia bisogno, fino ad un piano di benefit che va dalle piccole accortezze (come la frutta gratis in ufficio tutti i giorni) a cose più d’impatto (come due viaggi pagati all’anno), ed un piano welfare ad hoc per i neo genitori (come il bonus bebè di 10.800€ nei primi tre anni di vita del nuovo arrivato, o l’estensione ad un mese di congedo per i neo-papà). Un altro progetto importante è la costruzione della nuova sede: il PL7, in zona Isola a Milano, che, come per il C30/32, saremo felici di poter condividere anche con aziende esterne che hanno bisogno di uno spazio personalizzato e wow. Lo spazio fisico in cui si lavora ha ancora una valenza molto importante, e noi vogliamo avere un campus che esprima pienamente la nostra cultura aziendale.

Quali valori attribuisce alla formazione continua e alle soft skill per la crescita professionale?
Per costruire le leadership di domani, in OneDay esiste un Training Program particolare, una formazione che supporta la crescita professionale dei nostri giovani talenti. Lo facciamo sia con delle Academy, incentrate su competenze specifiche e in linea con la cultura aziendale, sia con l’High Potential People (HPP), il programma interno di accelerazione pensato per chi vuole alzare l’asticella rapidamente. Oggi il rapporto con la propria job description è radicalmente cambiato: i lavoratori si sentono imprenditori di sé stessi e cercano di essere profili a tutto tondo, si allontanano dalla verticalità per essere più completi e orizzontali, assecondando trend generali ben noti. A maggior ragione per noi è necessario scegliere le persone non a partire dall’esperienza specialistica e dalle hard skill, ma dall’affinità culturale, per poi lasciar loro la possibilità di spaziare maggiormente su tante attività ed impattare ad ampio spettro.

Che consiglio darebbe a un giovane che si sta per affacciare al mondo del lavoro?
Il consiglio che mi sento di dare è quello di capire in primis se stessi, quali sono le proprie aspirazioni e che tipo di lavoro si vuole fare. Ma anche il tipo di benefit che ci si aspetta di ricevere dall’azienda, per un migliore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Scegliete aziende che vi trattino come persone e non come numeri, e cercate posti di lavoro che siano soddisfacenti dal punto di vista umano.