La socialcomunicazione ci sta cambiando

Tempo di lettura: 3 minuti

Abbiamo appreso negli anni che la comunicazione cambia in funzione degli interlocutori, del contesto sociale, del background culturale e del mezzo con cui viene trasmessa. Conosciamo le implicazioni del non verbale e del paraverbale e come questi abbiano un ruolo fondamentale nella percezione e nella efficacia di ogni singolo atto comunicativo.

Il cinema, la radio e soprattutto la televisione avevano già profondamente cambiato le abitudini degli spettatori. Proprio per studiare queste dinamiche, nacquero gli studi sociali sulla Comunicazione. Si potrebbe affermare che proprio i mezzi di comunicazione di massa – come venivano definiti dai primi ricercatori – siano stati chiarificatori delle dinamiche della comunicazione in presenza. Questi canali avevano già mutato, infatti, il rapporto tra lingua scritta e lingua parlata (e in alcuni casi, come la radio, eliminato la componente non verbale) e soprattutto la tv aveva contribuito ad adottare un linguaggio più semplice e per questo più vicino agli spettatori con minore istruzione.

Abbiamo appreso negli anni che la comunicazione cambia in funzione degli interlocutori, del contesto sociale, del background culturale e del mezzo con cui viene trasmessa.

Con la diffusione di Internet invece, che cosa è cambiato?

La Rete ha costretto a considerare alcune variabili che fino a quel momento pesavano poco. Il punto di vista del “ricevente” non solo ha assunto un ruolo primario, ma è diventato il cardine di tutto. Per comunicare efficacemente, ma soprattutto strategicamente, occorre conoscere il più possibile l’utente finale, facendo in modo che possa ricevere il messaggio scelto con qualsiasi mezzo e ovunque. Ecco che arrivano i social network che in maniera del tutto consapevole targhettizzano e selezionano le informazioni, anche se per una comunicazione efficace è sufficiente seguire pochi semplici principi che vanno al di là degli algoritmi delle tecniche SEO.

Primo Principio: responsive

I contenuti devono avere un responsive design. Vanno progettati cioè in formati diversi a seconda che il fruitore abbia un pc, un tablet, uno smartphone. La fruizione sul web cambia a seconda del tipo di schermo. Seguendo le regole di responsive design, i social network si adattano al comportamento e all’ambiente dell’utente in base alle dimensioni dello schermo del dispositivo e al suo orientamento; passando da un pc a un tablet, quindi, anche un contenuto all’interno di una pagina social dovrà essere conforme alle nuove condizioni. Non seguire questo principio potrebbe comportare una difficoltà nella visualizzazione dei contenuti.

Secondo principio: tempo

Gli utenti dei social network non hanno tempo, anche se sembra un paradosso. Sono in costante lotta tra tempo e interesse e più si dilata il primo, più si restringe il secondo. Un comportamento tipico è la tendenza a scorrere velocemente tra i contenuti, senza terminare la lettura. I lettori vogliono poter assorbire il maggior numero di informazioni in poco tempo e per questo prediligono contenuti semplici corredati da immagini che siano facilmente intuitivi. Un lessico troppo articolato, oltre a rallentare la lettura, crea distanza. La lingua dei social spesso mantiene volutamente alcune caratteristiche sintattiche o lessicali tipiche del linguaggio parlato. Ecco perché più spesso si utilizzano slang, espressioni dialettali, modi di dire.

Terzo principio: consensi = followers

Ogni giorno più di 1,4 miliardi di persone pubblica dettagli della propria vita su Facebook; sono 3,5 miliardi i nuovi like, mentre le foto caricate su Instagram son più di 80 milioni. Su Twitter gli utenti attivi sono 320 milioni (dati in continuo aggiornamento). Che cosa genera questi comportamenti? Una buona dose di narcisismo sicuramente. Il primo assioma dei narcisi è “farsi vedere”. «Narciso, nella mitologia, si specchia nell’acqua beandosi di se stesso e per i narcisi la visibilità viene prima dell’ammirazione, precede il giudizio di valore altrui. Farsi vedere è più importante che piacere». I social network moltiplicano le occasioni per dare mostra di sé. Il bisogno di essere ammirati arriva dopo quello di esserci e di farsi vedere. «I social network hanno affermato la visibilità come misura del valore». Maggiore è la visibilità, maggiore sarà il valore. Più alto il numero dei like, più grande il consenso.

Se si vuole dunque comunicare efficacemente (pensiamo alla comunicazione aziendale finalizzata alla vendita di un prodotto o servizio) seguire i principi appena elencati è garanzia di successo. Ciò che conta non è soltanto esserci, ma avere qualcosa da dire che persuada i più, solleticando il narcisismo degli utenti finali. In termini tecnici questo concetto è definito come content king, un’espressione che significa che i contenuti sono preponderanti, non solo sul web, ma anche per gli utenti. Condividere un sito, un link o addirittura il proprio pensiero su Instagram o Facebook, per citare solo i due social network più famosi, può coinvolgere centinaia di persone sconosciute allo stesso utente che comunica. Si può affermare per questo che i social hanno cambiato radicalmente il modo di interagire tra le persone e che ormai stanno influenzando i comportamenti nel mondo reale. La socialcomunicazione è interattiva e avviene in tempo reale, più similare a una vera e propria conversazione tra due o più persone. Un rapporto diverso da quello che si ha attraverso la stampa o altri mezzi di comunicazione come i telegiornali. I continui cambiamenti e le continue evoluzioni del digitale inevitabilmente richiedono logiche sempre nuove e la natura umana è perfettamente compatibile all’adattamento. Ci siamo adattati negli anni all’ambiente, ci stiamo adattando ai social.

Maria Teresa Conte