Tra disinformazione e libertà d’espressione Twitter testa Birdwatch al servizio della verità

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La ricerca della qualità nello sconfinato mondo virtuale (sempre più reale) è la chiave

La qualità a discapito della quantità è l’ossimorica sentenza degli ultimi anni sul web e, ancor di più, sui social network. Platee sconfinate e in costante crescita legittimate, non raramente anche incoraggiate, a pubblicare, postare e parlare (sulla scia del “neo” social Clubhouse) in una cornice con mire democratiche che restringe paradossalmente sempre più il campo d’azione per via di verifiche, analisi, giustificazioni e controlli volti alla qualità, al rispetto dell’etica, della morale eccetera.

L’approccio è giusto anche se le sfumature da considerare sono molteplici.

La certezza, scoperta dopo diversi periodi di “fasi pilota” con gli utenti reali protagonisti, è che l’anarchia dei contenuti non può per natura volgere a un approccio socialmente accettabile.

E non si tratta solo di politically correct o dicerie comuni ma la ragione della necessaria delimitazione, in luoghi virtuali che per natura sono sempre più circoscritti a mo’ di Clubhouse, è intrinseca alla libertà di pensiero dell’individuo che si scontra con altri pensieri e così via.

Senza addentrarsi in ulteriori congetture, che meriterebbero analisi distinte per le aree coinvolte o coinvolgibili come la fumosa giurisprudenza in materia (profilo Trump sospeso da Twitter per elezioni americane 2020),la ricerca della qualità sui social network è il principale antidoto, in certi casi presunto, contro le fake news che spopolano e annacquano la già precaria concezione comune rispetto alla verità nel mondo dell’informazione.

I Birdwatchers, le sentinelle con la “fedina penale” pulita

Tra le iniziative che i giganti del tech hanno preso in considerazione a favore della qualità e della verifica dei contenuti presenti sulle piattaforme, come nel caso dei sempre più dettagliati report trimestrali di Facebook, ci sono anche nuovi servizi al vaglio del quartier generale di Twitter.

Delle ultime settimane è la notizia che il colosso di San Francisco abbia in cantiere la possibilità di inserire nuovi servizi premium a pagamento, come i Super Follow e le Community, e stia testando, al momento solo negli Stati Uniti su un campione di utenti selezionati ed in un sito web fuori dal social, il nuovo strumento contro la disinformazione: Birdwatch.

Uccello che guarda, osserva e, perché no, vigila su quanto postato sulla piattaforma.

Il modello si basa su quanto già realizzato da Wikipedia che, con la logica del crowdsourcing, ha fatto la sua fortuna.

I protagonisti, i “birdwatchers”, diventeranno tali con un indirizzo mail, un numero di cellulare valido e con la “fedina penale” di Twitter pulita, ovvero non aver ricevuto nessuna segnalazione recente per violazioni delle norme della piattaforma.

La qualità a discapito della quantità è l’ossimorica sentenza degli ultimi anni sul web e, ancor di più, su tutti i possibili social network.

La classifica dei commenti ai tweet, élite o democrazia?

La “candidatura”, una volta ritenuta idonea, permetterà alla sentinella di segnalare un Tweet con delle note sotto al contenuto identificato sospettoso rispetto alla veridicità e, a loro volta, altri birdwatchers potranno e saranno in grado di valutare la validità dell’appunto contribuendo a “classificare” la nota stessa in un circolo vizioso che, dovrebbe, mantenerne l’integrità e l’imparzialità guadagnate su un terreno di per sé democratico e super partes.

L’efficacia o meno dello strumento, variabili a parte per via della fase Beta, si baserà quindi sul “pensiero comune” rispetto a una data verità o fatto, se questo verrà validato da un pubblico nutrito.

Lo logica del fact checking tra semplici utenti, seppur con la qualifica di birdwatcher, può portare benefici all’intera comunità dei cinguettii se i controlli si verificheranno in nome della trasparenza e dell’obiettivo condiviso di generare qualità e verità certificata.

I rischi ed i fraintendimenti di questo potenziale strumento anti falsità sono però dietro l’angolo.

La condivisione del sapere per il bene della comunità

La proliferazione di fake news, infatti, emerge generalmente di fronte alla mancata informazione su determinati fatti od episodi che, inevitabilmente, portano a una visione distorta o perlomeno attaccabile.

E questo non significa che la libertà d’espressione in determinate piattaforme debba essere appannaggio solo di professionisti della comunicazione, dell’informazione in senso lato o ancora di giornalisti od accademici. L’aspetto cruciale da tener presente però per strumenti “comunitari” come birdwatch, soprattutto nei social network come Twitter dove gli utenti si informano, è la consapevolezza che il giudizio in merito a un contenuto sia il più possibile super partes, volto alla trasparenza, verificato e, per quanto possibile considerando anche il campo d’azione della post verità, privo di influenze esterne: l’affidabilità va di pari passo con la trasparenza delle proprie azioni. E ora, il commento va ai birdwatchers del futuro, prossimo o lontano.

Tommaso Accomanno

Fonti:  

  • Corriere della sera: Clubhouse, guida al meglio (e al peggio) del nuovo social – (9 marzo 2021)
  • BBC: Twitter ‘permanently suspends’ Trump’s account – (9 gennaio 2021)
  • Forbes.it: Twitter lancia Birdwatch, uno strumento in stile Wikipedia per combattere la disinformazione (26 gennaio 2021)
  • Twitter Blog: Introducing Birdwatch, a community-based approach to misinformation (25 gennaio 2021)
  • Wired.it: Twitter avrà un abbonamento ai contenuti premium e i gruppi come Facebook       (26 febbraio 2021)
  • Accademia della Crusca: Viviamo nell’epoca della post-verità? (25 novembre 2016)