Come fare una buona prima impressione in un colloquio di lavoro?

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Nel pomeriggio del 16 maggio, l’esperienza online organizzata da Tutored, la più nota community online e punto d’incontro digitale tra studenti universitari, neolaureati e aziende, in partnership con JEF Napoli, Junior Enterprise dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha visto la partecipazione del dott. Luca Brambilla, direttore dell’Accademia di Comunicazione Strategica e dell’OPP – Online Professional Program presso il POLIMI – Graduate School of Management di Milano. 

Brambilla ha parlato di un tema che interessa direttamente la community di studenti e neolaureati che stanno per entrare nel mondo del lavoro, ovvero la comunicazione non verbale (CNV) durante un colloquio. Ricordando che il colloquio è una fase del processo di selezione del personale, sottolinea l’importanza dello step precedente a questo, cioè la preparazione. Infatti, chi vuole entrare nel mercato del lavoro deve sapere dapprima quali sono i suoi interessi, in quale azienda vorrebbe entrare ed iniziare a raccogliere dati e informazioni. Poi c’è la parte del colloquio vero e proprio, il cui risultato è determinato anche dalla prima impressione che il candidato genera nel recruiter.   

La prima impressione è un pregiudizio, basato esclusivamente su elementi non verbali, che scatta nella mente del nostro interlocutore. Non appena si entra in contatto con qualcuno, l’amigdala, collegata al cervello limbico, genera un giudizio sulla persona che si ha di fronte in un lasso di tempo che va da un minimo di 300 millesimi di secondo ad un massimo di qualche secondo. In questo arco temporale, il cervello limbico si pone tre domande attinenti a tre aree diverse: 

  1. dominanza: “ha più o meno potere di me?” 
  2. compatibilità sessuale: “mi piace o non mi piace?” 
  3. cordialità: “mi fido o non mi fido?” 

A seconda delle risposte a questi quesiti, il cervello ricava lo schema comportamentale da attuare nella relazione con l’interlocutore, che rimarrà pressocché invariato nei sei mesi successivi. 

La prima impressione è un pregiudizio, basato esclusivamente su elementi non verbali, che scatta nella mente del nostro interlocutore

La prima impressione che il cervello formula su qualcuno è influenzata anche da una serie di fattori che rientrano nella sfera della comunicazione non verbale, ovvero postura, portamento, espressione facciale, contatto oculare, abbigliamento, look, make-up, odore, uso delle mani nei gesti, contesto. Questi sono tutti fattori che ogni individuo può controllare; ciò significa che ognuno di noi è responsabile fino al 100% della prima impressione che genera nell’altro.  

Se è vero che «non esiste una seconda occasione per fare una buona prima impressione», è anche vero che si può gestire in modo strategico la prima impressione che si trasmette agli altri considerando i tre elementi alla base della comunicazione strategica:  

  1. Io, che identifica gli interessi di chi comunica; 
  2. Tu, che corrisponde agli interessi dell’interlocutore; 
  3. Contesto, cioè gli elementi oggettivi (vincoli giuridici, economici, spaziali, temporali) e soggettivi (le persone) che influenzano la relazione tra l’Io e il Tu. 

Ad esempio, se l’Io è il candidato al colloquio e il Tu è il recruiter, il candidato sa che potrà generare nel recruiter una buona prima impressione presentandosi al colloquio di lavoro con un abbigliamento formale da ufficio, mantenendo una postura eretta e composta durante la conversazione, assumendo un’espressione facciale interessata e gesticolando in modo da trasmettere la sua sicurezza professionale. 

A questo suggerimento, Brambilla ne aggiunge altri, consigliando agli studenti e neolaureati di: 

  • prepararsi al meglio al colloquio di lavoro studiando e capendo chi si ha di fronte; 
  • porre domande di valore durante il colloquio, quali “cosa posso fare per entrare in questa azienda?”, “Qual è l’idea di carriera e che tipo di crescita posso avere?”, che aiutano a comprendere la cultura e i valori dell’azienda selezionatrice cosicché il candidato possa stabilire se si rispecchia in essi;  
  • accettare che la fatica è connaturale al lavoro ed è diversa dallo stress;  
  • non lasciarsi prendere dall’ansia nel momento del colloquio e gestirla cercando di attuare delle strategie come bere un bicchier d’acqua o rispettare un dress code appropriato sia al colloquio che alla propria personalità.  

Avendo svelato ai giovani alcuni “segreti” del colloquio di lavoro e di come fare una buona prima impressione, il direttore dell’Accademia ricorda, infine, che, soprattutto durante un colloquio online, la gestualità delle mani è sintomo di partecipazione attiva; quindi, è un elemento che sarà valutato positivamente.  

Per approfondire i temi trattati dal dott. Luca Brambilla, ecco due suggerimenti di lettura: 

Antonella Palmiotti