Essere una donna: bias da affrontare, negoziazioni da fare

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Nel pomeriggio del 7 aprile, si è tenuto il secondo webinar del ciclo di incontri “Oltre la Copertina”, organizzato da ACS Editore, che, moderato dal Direttore dell’Accademia di Comunicazione Strategica, Luca Brambilla, ha ospitato:  

  • la dott.ssa Giuditta Massone, Corporate Business Partner e Financial Services presso Talent Garden; 
  • la dott.ssa Carolina Quarantini, CEO e Dental Manager presso il Centro Medico Galliera; 
  • la dott.ssa Giulia Veronesi, Professore Associato di Chirurgia Toracica presso l’Università Vita e Salute San Raffaele e Direttore del Programma Chirurgia Robotica Toracica dello stesso ospedale; 
  • la dott.ssa Valentina Figna, HR Director di Roche Diabetes Care.  

Prima di lasciare la parola alle relatrici, Brambilla ha ricordato che l’idea di creare un ciclo di seminari e dar modo ad esperti e professionisti di approfondire, attraverso il racconto del loro vissuto, gli argomenti da lui toccati nei suoi libri è nata dalla sua esperienza come scrittore, che lo ha portato a scoprirsi “ignorante” su alcune tematiche, come quelle affrontate nel webinar: gender, bias e negoziazione, tratte da Il Negoziatore. Strategie Vincenti.  

Rispondendo ad una domanda sulla sua carriera, Giuditta Massone ha ammesso che, entrando nel mondo del lavoro, si è scontrata con i bias che la ritraevano come una giovane donna inserita in un contesto lavorativo finanziario caratterizzato dalla presenza di interlocutori uomini. Per vincere simili pregiudizi, competenza, professionalità, coraggio ed eticità sono stati e continuano ad essere i pilastri fondamentali della sua carriera. Come ha sottolineato la Massone, ciò che conta è «essere sempre se stesse senza emulare le controparti di sesso opposto, perché altrimenti si avranno armi meno potenti e si perderà sempre in una negoziazione». La Massone ha poi concluso presentando il modello del leader gentile, da lei adottato sul lavoro e fondato sulla gentilezza che «non è accondiscendenza, ma capacità di prendere decisioni e guidare un gruppo di persone» e, soprattutto, non è una caratteristica da associare solo all’universo femminile, ma dipende dalla persona in quanto individuo. È proprio lavorando sulle convinzioni sociali che i bias sulle donne possono essere vinti e uomo e donna potranno partire dallo stesso livello in ogni ambito.  

Sono ancora molte le donne che a causa delle differenze di genere e nonostante le loro competenze non riescono a ricoprire ruoli manageriali

Vittima di bias sulla figura della donna è stata anche Carolina Quarantini, che sul lavoro è stata spesso scambiata per assistente di suo padre e suo fratello, due noti odontoiatri, invece che considerata per il ruolo che ricopre all’interno dell’azienda di famiglia, quello di CEO e Dental Manger. Si tratta di un ruolo – ha raccontato la Quarantini – che ha creato con fatica durante il processo di change management e ricambio generazionale che ha reso l’azienda di famiglia una vera e propria impresa. In questo percorso, più volte è stata svalutata e sottovalutata dai suoi interlocutori uomini a causa della diversità che impersonificava e portava nel contesto aziendale. Tuttavia, grazie alla sua formazione, alle sue competenze, all’educazione ricevuta e anche al supporto degli uomini che le erano vicino, è riuscita a conquistare l’autorevolezza della professione che svolge e a instaurare relazioni fondate su obiettivi di crescita comuni. Come ha successivamente sostenuto, «una cosa importante che le donne riescono a fare è prendersi la responsabilità di fare un passo indietro con professionalità e tornare a formarsi al fine di trovare una soluzione a situazioni complesse».  

Giulia Veronesi, nel duplice ruolo di professore associato e chirurgo, ha aggiunto che tentativi di discriminare la donna e sminuirla sul lavoro, soprattutto se è anche una mamma, fanno parte del retaggio culturale e sociale. In quanto figlia di uno dei medici più importanti d’Italia, la Veronesi in più occasioni ha dovuto lavorare di più e più duramente per dimostrare che il suo valore e i suoi meriti derivavano non dal suo cognome, ma dalla sua preparazione e dal suo amore per la medicina, che – come ha rivelato – le ha riempito la vita, donando un senso alla sua esistenza e facendole trovare il suo posto all’interno della società.  Alla domanda: «come superare certi bias e conciliare tutto?», la Veronesi risponde che la soluzione è «trovare l’equilibrio giusto al livello interiore e capire quanto ci si può spingere e sacrificare il tempo da passare con i figli per il proprio lavoro». È una negoziazione, questa, che prima di tutto avviene con se stesse e, solo dopo, riguarda anche gli altri nella misura in cui serva ad eliminare le barriere di impedimento al raggiungimento del proprio successo professionale.  

«La loro storia è anche un po’ la mia storia», dice Valentina Figna, iniziando a raccontare cosa ha significato per lei crescere in un’azienda ricoprendo un ruolo alla cui base c’è la negoziazione spesso con persone di sesso opposto. Secondo lei, essere donna fa la differenza quando si deve negoziare nella dimensione pubblica, che riguarda le aspettative dell’interlocutore. Il suo suggerimento è uscire dalla dicotomia tra l’essere una donna “accogliente” e una donna “severa” e, al contempo, accettare i propri limiti per focalizzarsi su quelle che sono le proprie carte vincenti, perché, «a volte, il bisogno di dimostrare la propria competenza rivela la propria fragilità». Questo è vero anche nella dimensione privata della negoziazione, che riguarda come ci si sente mentre si negozia. Tante donne si siedono al tavolo negoziale dominate dall’insicurezza che deriva dal non sentirsi mai preparate a sufficienza. Tuttavia, come ha ricordato la Figna, «nessuno è preparato per lo step successivo, perché altrimenti non sarebbe più una crescita ma uno spostamento orizzontale. Proprio quando si riconosce di poter perdere, si inizia a vincere di più».  

Non potendo aggiungere nient’altro alle testimonianze delle quattro relatrici, Brambilla, ha descritto l’incontro usando l’aggettivo “affascinante”, poiché «il fascino è l’esperienza della bellezza», e ha concluso ricordando l’appuntamento del terzo e ultimo webinar del ciclo di seminari, in programma per il 27 aprile dalle ore 18.00, nel quale si parlerà di come dal talento è possibile arrivare al successo.  
Per iscriversi: https://accademia.comunicazionestrategica.it/seminari-oltre-la-copertina/  

Antonella Palmiotti