In questa fase delicata per il Paese, la comunicazione di crisi e istituzionale è cruciale. Al momento non sono mancati però degli errori.
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Caro direttore, in questo periodo particolarmente complesso sono sempre più evidenti le potenzialità, positive e negative, che la comunicazione ha sulla vita quotidiana di tutti. Si può ricordare bene come in principio in molti siano rimasti confusi e preoccupati nell’ascoltare i vari interventi dei virologi, poiché, pur con l’autorità e l’”esperienza” che li qualificava, hanno preso tra loro posizioni totalmente antitetiche, gettandoci nell’incertezza di una situazione già di per sé molto difficile da comprendere. Da una parte chi sosteneva si trattasse solo di “un’influenza”, dall’altra chi era certo che il Covid-19 si sarebbe trasformato in pandemia e che avrebbe danneggiato la popolazione a livello sanitario ed economico. Inutile sottolineare come le teorie affini alla prima abbiano portato una percentuale di persone alla pericolosa trascuranza se non alla quasi totale negazione del problema, con conseguenze potenzialmente letali.
È bene quindi ricordare come la comunicazione, insieme a tutto il suo campo di azione, abbia delle regole precise che non si possono eludere, soprattutto nel momento in cui la tensione delle persone è ragionevolmente palpabile. Per questo motivo confesso di essere rimasto sconcertato dagli ultimi interventi del Presidente del Consiglio, in quanto irrispettosi di regole e usanze propri della Comunicazione Istituzionale.
A prescindere dal fatto che io non condivida la retorica “dell’uomo lasciato solo al comando” utilizzata in quest’ultimo periodo, trovo la circolazione di foto come quella pubblicata nei giorni scorsi, in cui è possibile vedere il Premier seduto a un tavolo da solo e in procinto di scrivere il prossimo decreto, falsa e propagandistica. Penso, ad esempio, che in molti si siano domandati in primo luogo il motivo per cui il Premier appaia solo e abbandonato, quando ha a sua disposizione una schiera di professionisti per scrivere i decreti, e in seconda battuta, per i più sensibili all’arte grafica, come le luci e la posa del Presidente siano inaspettatamente calibrate meglio di una fotografia di Oliviero Toscani.
Ma entriamo nel merito dell’effettiva Comunicazione di Crisi. In un periodo critico colui che si trova alla guida di un’azienda o, più prestigiosamente, di uno Stato, è bene che trasmetta leadership, fiducia e speranza. Per far ciò occorre tuttavia agire con ordine e questo, purtroppo, è il contrario di ciò che ultimamente sta facendo il nostro Premier.
Tutti i professionisti che si occupano di Comunicazione di Crisi e Comunicazione Istituzionale sanno bene che in questi casi occorre procedere come segue:
1) Avviare un serio e profondo dialogo con tutti gli stakeholder che possano fornire elementi preziosi nell’individuare la strada da percorrere. Quindi non solo con i tecnici e i maggiori esperti, in medicina e virologia in questo caso, ma anche con le associazioni di imprenditori, lavoratori, ecc. che possano riferire diversi punti di vista.
2) Scrivere un decreto che tenga in conto in maniera più ampia possibile degli interessi e delle necessità espresse da questi stakeholder.
3) Inviare un comunicato con tutti gli elementi essenziali (data di inizio/termine del provvedimento, i settori interessati, le motivazioni, ecc.).
4) Far intervenire il Presidente nel momento di massimo ascolto, a reti unificate e pronto a rispondere alle domande dei giornalisti, trasmettendo allo stesso tempo serenità e forza e rispondendo nel merito a tutti i quesiti che gli vengono posti.
Quello che invece è successo negli ultimi giorni è ben distante dalla Comunicazione di Crisi che ci si aspetta sia attuata in una situazione grave come la nostra.
Il Presidente della Regione Fontana, come altri in realtà, non è riuscito a trovare un accordo interno nel dialogo con il Presidente (e si potrebbe aprire un intero capitolo sulle regole principali della negoziazione finalizzate alla risoluzione dei conflitti, ma non divaghiamo), il quale ha deciso di emanare un provvedimento che aumenta ulteriormente la stretta per le attività in Lombardia. Nel far ciò il Premier Conte ha deciso di inseguire politicamente il Governatore della Lega, convocando una diretta su Facebook alle 22:45 del sabato sera, andata poi “in onda” con molto ritardo.
Ci auguriamo che simili esempi di errata Comunicazione Istituzionale non debbano più ripetersi, soprattutto da parte di figure che, per la posizione ricoperta e per la difficoltà del momento, dovrebbero rappresentare sia con le parole che con i gesti, l’atteggiamento esemplare da tenere nei confronti della crisi sanitaria ed economica a cui siamo esposti.
Proprio in un momento di crisi, infatti, occorre unire la capacità di problem solving, che certo agli italiani non manca, a una seria e ordinata messa in atto della stessa soluzione.
Luca Brambilla