La globalizzazione e la trasformazione linguistica

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La comunicazione è soggetta a continui mutamenti e la sua evoluzione sembra procedere di pari passo con le dinamiche legate alla dimensione geografica, storica e sociale degli individui. La comunicazione è un’entità viva e dinamica, capace di reagire ed evolversi in base alle esigenze e ai cambiamenti della società.

Con l’era contemporanea sta cambiando il nostro modo di comunicare. Le innovazioni nella vita di tutti i giorni sono in grado di agevolare i processi dell’evoluzione della comunicazione e dai mutamenti in larga scala possono derivare significative trasformazioni. Basta osservare come la globalizzazione, l’uso smodato di anglicismi siano entrati nell’uso comune in più aree della comunicazione, come scienza, politica, economia, medicina, pubblicità, solo per citarne alcune.

Accettare questi mutamenti potrebbe sembrare rinunciare alla tutela dell’originalità di una lingua e decretarne, conseguentemente, in qualche modo la fine. Quella che potrebbe apparire come una rinuncia, offre anche un interessante spunto di riflessione sul nostro modo di vivere e utilizzare la comunicazione.

I processi innescati dalla globalizzazione stanno indubbiamente producendo un generale indebolimento delle culture ristrette e locali in favore di una omologazione che mostra i suoi effetti anche sul linguaggio e sulla comunicazione. La globalizzazione è un fenomeno che ha investito, e continua a investire, diversi ambiti della nostra vita e produce cambiamenti e trasformazioni importanti, in grado di mutare il nostro modo di vivere. C’è tuttavia chi la pensa in maniera diametralmente opposta e considera i processi legati alla globalizzazione come nuove opportunità per dare nuovo valore e vitalità alle diversità culturali.

L'evoluzione della comunicazione procede di pari passo con le dinamiche legate alla dimensione geografica, storica e sociale degli individui.

Comunque sia, è evidente che cambiano la comunicazione, il modo di comunicare e hanno origine quelle che vengono definite lingue artificiali, cioè, prodotte e sviluppate deliberatamente dal lavoro di una persona o di un gruppo. Un esempio di lingua artificiale pensata come strumento comunicativo, è il globish, termine che nasce dalla fusione delle parole globe (mondo) ed English (inglese). Si tratta di una lingua pianificata e concettualmente universale composta da espressioni linguistiche standardizzate che derivano dall’inglese, nata dalla volontà di abbattere quelle barriere culturali che, secondo alcuni, la differenziazione linguistica produce.

Così come era già avvenuto storicamente con il latino e il greco, l’insinuazione di anglicismi dimostra come la fortuna di una lingua sia anche determinata dal numero dei parlanti e dall’influenza politica e commerciale dei Paesi che la adottano.

Ritengo questo argomento particolarmente interessante, perché in molti considerano il globish proprio come lingua della globalizzazione, come un vero e proprio strumento utile nella comunicazione internazionale per aiutare i non madrelingua inglese a comprendersi reciprocamente e superare barriere culturali che fino a pochi anni fa sembravano insormontabili.

Il potenziamento tecnologico raggiunto nella modernità ha poi trasformato radicalmente il nostro modo di interagire e comunicare. Una delle innovazioni che ha prodotto un’eco rilevante è l’avvento e la diffusione di Internet. Quest’ultimo ha generato un profondo cambiamento nel modo di percepire spazio e tempo in relazione alla comunicazione, riuscendo come mai prima ad abbattere una serie di barriere. Inoltre, ha cambiato, e continua a cambiare, il nostro modo di rapportarci ai mezzi di comunicazione oltre che alle lingue.

Dall’uso di Internet deriva un importante numero di neologismi e anglicismi che potremmo definire il lessico di Internet come totalmente dipendente dalla lingua inglese.

L'evoluzione della comunicazione procede di pari passo con le dinamiche legate alla dimensione geografica, storica e sociale degli individui.

Il grafico riportato consente di avere una chiara visione della situazione. Vero è che i dati risalgono al 2010, ma è altrettanto vero che il processo in questione non ha sicuramente registrato alcuna battuta d’arresto e, anzi, è con tutta probabilità aumentato. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un costante aumento degli utenti facenti uso di nuovi media come posta elettronica, social, chat, blog, forum o molto semplicemente messaggistica istantanea su smartphone.

I nuovi mezzi di comunicazione, alimentati da tecnologie talvolta strabilianti e in continuo sviluppo, del tutto impensabili qualche anno fa, consentono la formazione di nuove comunità, interconnesse attraverso reti che superano i confini nazionali e internazionali.

Alla luce di tutto questo, la comunicazione nella sua diversità linguistica può essere messa a dura prova dalla modernità e dai processi della globalizzazione. Osservando l’andamento generale e ragionando in merito alla situazione che si presenta davanti ai nostri occhi ogni giorno, ritengo che l’imperialismo culturale, perpetrato dalle nazioni economicamente più potenti, possa portare a un’influenza talmente travolgente da condurre, sul lungo periodo, a un inesorabile declino della varietà linguistica in generale e specificatamente delle lingue cosiddette minoritarie.

Uno dei fattori di maggiore interesse e che desta al tempo stesso più preoccupazioni, risulta essere Internet che potrebbe rappresentare una vera e propria minaccia per le lingue minoritarie in virtù del cosiddetto digital divide che tende a escludere alcuni gruppi privilegiandone altri e di conseguenza favorendo la diffusione della lingua di tali parlanti.

Le persone si adattano rapidamente ai cambiamenti dell’ambiente e alle necessità che questi comportano, ciononostante è interesse di ognuno di noi, soprattutto in una realtà così liquida, mutevole e complessa, rispettare le diversità e valorizzarle in una prospettiva identitaria originale e autentica.

Franca Damiani