La quantità non conta

Si può essere qualitativamente felici

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I grandi economisti classici, espressione della cultura illuminista nella quale il primato andava alla ragione, pensavano che nella diffusione quantitativa delle merci, attraverso una delega assoluta verso il libero mercato, stesse la via per la felicità, in risposta alla paura della privazione. Verri, Smith, Malthus, Say, Ricardo, Von Thuenen, Cournot, solo per citarne alcuni, esprimevano questa visione. Riflettendo invece sul libro appena letto Nature’s Voice – del quale consiglio vivamente la lettura – (Piero Formica – ed. bioGraph 2020), si è aperto un ragionamento completamente diverso. Sempre un pensiero economico, ma espressione di una libertà consapevole delle libertà del sistema mondo, non solo umano o antropomorfizzato.

la produzione e il consumo di beni e servizi sono utilizzati per soddisfare i bisogni di coloro che vivono e operano al suo interno.

Da secoli lo sviluppo tecnologico, politico, economico e sociale è orientato all’aumento della produzione. Più territorio per maggiori raccolti, più popolazione per maggiori votanti, più soldi per aumentare il potere di influenza economica, più coercizione per esercitare controllo sulle diversità e sulla popolazione. Certamente con ciò le aspettative di vita di molti sono aumentate, molti dittatori sono stati eliminati, sono state inviate sonde nello spazio, ma si è anche creato un rapporto molto problematico con lo spazio vitale sulla Terra che noi abitiamo in compresenza con miliardi di altre creature. L’economia si è occupata delle attività umane, considerando l’ambiente come meramente strumentale ad esse, un contorno paesaggistico, pieno di creature e oggetti antropomorfizzabili, come Mickey Mouse o le Montagne Russe.

Un’economia è il grande insieme di attività di produzione e di consumo interrelate che aiutano a determinare come vengono allocate le risorse scarse. In un’economia, la produzione e il consumo di beni e servizi sono utilizzati per soddisfare i bisogni di coloro che vivono e operano al suo interno. Gli economisti classici elencati all’inizio dell’articolo avevano un credo comune: la diffusione quantitativa delle merci, attraverso il commercio e la produzione di stock. Essi hanno articolato le basi di questo pensiero e noi, agendo attorno all’indice PIL, abbiamo costruito il benessere dei G20.

Ma fra questi G20 non ci sono che una parte dei Sapiens di questo pianeta, come pure non sono inclusi tutti gli altri esseri animati e non, che costituiscono l’οἶκος (oikos), “casa” inteso anche come bene comune e unico alloggio possibile (nonostante le nostre aspirazioni interstellari). Il collettivo benessere del quale si occupa l’economia non tiene conto, se non in modo ancora troppo marginale, delle esigenze di “tutti” coloro che vivono nella “casa comune”. Si tratta di quantità, ma non possono essere trattate come quantità. Così come non sono quantità i migranti che attraversano il mare, i pesci che vi nuotano, i turisti che prendono le funivie, le ore dedicate alle cure dai nostri medici, o dai rider nelle consegne. Non sono quantità nemmeno gli alberi dell’Amazzonia.

Se non è la quantità di denaro, cose, potere e anni accumulati, se non lo sono le deduzioni che traiamo dai Big Data digitali, cosa mai potrà portare alla felicità? La strada è imparare ad accettare quelle che sono le regole della natura, le regole che hanno permesso a questo pianeta di essere abitabile ormai da svariate centinaia di milioni di anni. Una natura che non deve essere relegata agli spazi liberi dal cemento e dalla desertificazione di un’agricoltura piratesca. I Sapiens devono inserirsi nel flusso dell’economia che non è solo quella umana, ma quella che tiene conto di tutte le qualità di vita presenti sulla Terra. Ecco allora la risposta. Le quantità non contano poi più di tanto, contano le qualità che attribuiamo a tutti gli enti e i viventi partecipi del flusso della vita su questo pianeta e dei quali non possiamo fare a meno, anche quando hanno il fastidioso ronzio di una zanzara in un’afosa notte d’agosto. L’economia umana abbraccerà il vero progresso quando si renderà parte dell’economia di madre Terra.

Matteo F. Ponti