La raccomandazione “buona” per il lavoro

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Oggi vorrei trattare un tema estremamente caldo, soprattutto in un periodo come questo in cui si è prossimi alle elezioni politiche. L’obiettivo di questo articolo è quello di ridare lustro e soprattutto un significato positivo all’uso alla raccomandazione. Purtroppo questo termine è associato sempre e solo a definizioni con significato negativo o ad aforismi sarcastici. Quindi oggi vorrei andare nettamente controcorrente. Preciso che non è certamente mia intenzione difendere un uso scorretto della raccomandazione, soprattutto in ambito politico, fenomeno purtroppo sotto gli occhi di molti. Il punto che vorrei mettere in chiaro riguarda invece l’uso che si fa della raccomandazione in campo lavorativo. Mi permetto di partire dalla mia esperienza, mettendoci così fino fin fondo la faccia, oltre che la firma.

Provocatoriamente confesso che lavoro quasi esclusivamente grazie a raccomandazioni. Sono molto fiero di questo. Prima che qualcuno inizi ad agitarsi, passo subito a spiegare più nel dettaglio: quando mi occupo di formazione one to one durante intere giornate di lavoro ricevo quasi esclusivamente clienti che si preparano per importanti riunioni, negoziazioni o per amministrare meglio le relazioni all’interno della loro società. Pur essendo diversi i loro scopi, i lavori e i tipi umani con cui mi trovo a che fare, vi è un elemento che li accomuna tutti: vogliono mantenere la massima riservatezza, anche nei confronti della loro stessa azienda.

Non entro nel merito di questa loro scelta strategica, che tra l’altro spesso condivido. Quello che ci tengo invece a evidenziare è che quel che ho notato, una volta finite le sessioni di incontri di formazione, è che compare quasi sempre un altro top manager, o un altro imprenditore che mi contatta senza che io sappia da dove provenga. Qualche cliente ha compiuto un’azione semplice: mi ha raccomandato.

Non voglio fingere però che questo gesto sia per me totalmente una sorpresa, perché tutto il mio lavoro ha come scopo quello di mostrare su tutti gli aspetti una professionalità tale da essere proprio raccomandato. Entrando ulteriormente nel merito della raccomandazione, specifico che lo scopo di chi vuole farsi raccomandare non deve essere tanto quello di far parlare di sé, quanto piuttosto che il cliente racconti dei suoi successi nei rapporti con i nuovi strumenti acquisiti durante gli incontri one to one.

La raccomandazione "buona" per il lavoro

L’azione di raccomandare ha una duplice sfaccettatura per chi lo fa: da una parte, se garantisce per un professionista serio, guadagna la gratitudine della persona che dopo di lui si è affidato al professionista. Dall’altra, si prende il rischio del fallimento del professionista stesso e in quel caso subisce l’ira del cliente insoddisfatto.

Su questo secondo, fondamentale elemento, nessuno mette mai l’accento. Chi sbaglia a raccomandare qualcuno fa un danno d’immagine notevole a sé, per cui l’invito è quello di farlo cum grano salis. Detto ciò, è utile a volte accettare il rischio, tenendo anche conto del fatto che stiamo attraversando un periodo in cui il mercato in certi settori quasi impone questa attività.

Anche in questo caso mi avvalgo di un’esperienza personale: qualche tempo fa desideravo frequentare un corso di aggiornamento su un tema specifico di comunicazione e mi sono messo a girare sui vari siti. Dopo un’ora avevo già letto le biografie e i siti di almeno dieci trainer che si autodefinivano “Il migliore d’Italia, d’Europa, del mondo”. Così per non rischiare ho chiamato un collega che avevo conosciuto da poco e mi sono fatto raccomandare un professionista a cui avrei pagato migliaia di euro di corso. Il collega, intuendo che si trattava anche di un modo per valutare il proprio livello di preparazione, si è preso due giorni prima di inviarmi una e-mail dettagliata con i diversi vantaggi che avrei ottenuto frequentando un corso piuttosto che un altro. Finale? Sono andato al corso raccomandatomi e ho intrecciato alcune partnership con quel collega che aveva fatto una segnalazione intelligente.

Quindi il mio suggerimento non richiesto è quello di continuare a raccomandare, tenendo però a mente cosa si rischia e per chi state realmente garantendo con la vostra storia personale e professionale. Buona raccomandazione!

Luca Brambilla

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