La scommessa

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Una volta andai a cena in uno splendido ristorante di un hotel extralusso di Milano; con me, un imprenditore che avevo affiancato per una lunga trattativa riguardo la definizione di alcuni punti essenziali di una compravendita. L’affare era andato in porto in maniera ottimale e tra me e l’ingegner F. era nato un bel rapporto, per cui non rimasi molto sorpreso quando mi chiamò invitandomi a cena col solo scopo di rivederci e fare due chiacchiere. Avevo intuito dal suo tono di voce che volesse farmi una proposta, ma sospettavo che non fosse qualcosa di attinente al suo lavoro: al telefono, il tono lievemente acuto aveva tradito la sua apprensione, ma probabilmente non era nulla di urgente. Ovviamente andai alla cena senza far trasparire nulla, anzi godendomi la storia di quell’uomo che da solo aveva creando una grande azienda di successo. Arrivati al momento del dolce, arrivò a quello che doveva essere il vero scopo della cena: una scommessa!

Facendosi serio e portandosi in posizione composta con il petto di fuori, mostrando quindi estrema sicurezza, mi disse che era rimasto affascinato del mio lavoro di consulente e mediatore, e che aveva rallentato molto il lavoro dedicandosi in modalità full immersion alla CNV. Arrivò poi a declinare la sua scommessa: mi disse che, senza farsi accorgere, aveva osservato una coppia che si trovava poco distante alla mia destra e secondo lui, dopo la cena, i due si sarebbero salutati andando ognuno per una strada diversa.

La scommessa

A quel punto, mi chiese se accettavo di offrire la cena nel caso in cui fosse andata come aveva previsto. Io osservai la coppia per circa un minuto e notai gli elementi che facevano dire al mio furbo cliente sul perché della sua scelta. In effetti i due non si parlavano, erano entrambi con la schiena poggiata sullo schienale della comoda poltrona nera e non si parlavano, giocherellando lui con una forchetta e lei con il calice di vino. Non potendo fare a meno di accettare acconsentii, e subito dopo ordinai due bicchieri del liquore più caro del locale. La coppia dopo poco pagò, uscì dal locale e si baciò appassionatamente, buttandosi nella macchina di lui e schizzando via insieme!

La scena ci fu descritta dall’autista dell’ingegnere, che era rimasto ovviamente fuori e che entrò raccontando con dovizia di particolari tutto ciò che aveva visto. A questo punto, l’ingegnere si lasciò andare sulla sedia con le braccia penzoloni, proprio lui che era sempre composto ed elegante con i suoi gemelli con i brillanti e mi chiese semplicemente: “Come?”. Io iniziai a raccontargli con calma, sorseggiando il liquore lentamente, che non aveva notato che la tovaglia non copriva tutto il lato del tavolo della nostra coppia e che quindi non aveva visto che le gambe dei due erano a contatto, anzi che si poteva intuire che lui le stesse facendo piedino. I due quindi non avevano apparentemente nulla da dire, perché in realtà si erano già detti tutto con le gambe, ed erano tutti e due in attesa del conto per andarsene e concludere la serata. Il gesto di lui che grattava con la forchetta e quello di lei che giocava con le dita sul flûte non erano segni di noia, ma segni di tensione erotica. L’ingegner F. capì e si apprestò a pagare il conto. Rimanemmo amici e tempo dopo tornai in quello stesso ristorante capendo che avrei avuto un altro elemento per vincere la scommessa, ma questo è un altro aneddoto…

Luca Brambilla