Le inaspettate lezioni di leadership dai migliori lottatori del mondo

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Un ricercatore statunitense ha trascorso due anni a studiare i migliori combattenti di arti marziali miste della leggendaria American Top Team della Florida.

Grazie alle dozzine di combattenti osservati, il ricercatore ha potuto trarre le abitudini mentali che distinguono i vincitori e che possono essere applicate a qualsiasi obiettivo.

Dunque, quali sono queste lezioni di leadership?

1. Conosci per cosa stai combattendo

Mirsad Bektic, stella nell’Ultimate Fighting Championship era un rifugiato di guerra. Nato in Bosnia e trasferito in Nebraska iniziò a combattere da adolescente, mosso dall’obiettivo di diventare esempio di forza e di coraggio per la sua famiglia. Egli aderì ad un intenso regime di allenamento, riuscendo a battere gli avversari in situazioni veramente critiche; questo grazie alla sua intensa preparazione mentale e sul desiderio di vincere per le persone che lo circondavano.

Questo aneddoto per sintetizzare che indipendentemente da ciò che ti si presenta davanti nella vita o nel lavoro, è fondamentale sapere il perché stai combattendo per qualcosa. Infatti, credere che il proprio impegno abbia uno scopo che ci interessa, è stato dimostrato essere uno dei fattori chiave della motivazione. A parità di condizioni, la persona con le motivazioni più definite, torneranno sempre a casa vincitrici.

2. Comprendi le tue abilità e come si combinano

I lottatori non solo devono conoscere una serie di tecniche di lotta come il kickboxing, wrestling, jiu jitsu ma anche come combinarle assieme in modo efficace. Per molti leader, la tentazione è di affinare unicamente quello in cui sono bravi e circondarsi di persone che possano colmare le loro mancanze. Invece, i migliori combattenti riesaminano incessantemente le loro prestazioni, lavorando sulle aree che necessitano miglioramento. Questo è sicuramente il modo migliore per aggiungere costantemente nuove “armi” per gli avversari.

Le inaspettate lezioni di leadership dai migliori lottatori del mondo

3. Essere al top è difficile tanto quanto arrivarci

Daniel Straus iniziò dal livello più basso in questo sport arrivando all’ottenimento della cintura peso piuma che ha perso pochi mesi dopo.

In seguito raccontò che per lui questa perdita era stata un sollievo in quanto aveva lavorato una vita e quando finalmente ottenne la cintura intorno alla vita, l’essere campione non si adattava alla sua immagine di sé.

I dirigenti sanno quanto può essere difficile gestire diversi imprevisti quando si raggiunge la cima. È indubbiamente importante immaginare sé stessi come campioni sin dall’inizio ma occorre pensare a cosa si dovrà fare quando lo si è realmente.

4. Rispetta i tuoi competitor

Nelle arti marziali miste, i combattenti si abbracciano al termine del combattimento, considerando che è uno sport dove chi vince ottiene più denaro e un avanzamento di carriera mentre il perdente fa un passo rimane fermo.

Possiamo fare la stessa analogia nel mondo business: quando i nostri concorrenti hanno successo, la nostra azienda inciampa. Questa però, deve essere raccolta come una sfida all’innovazione che spinge a fare del proprio meglio.

5. Nessuno è un talento innato

È un’idea seducente pensare che si possa arrivare ad essere dei top performer solamente grazie al talento. In realtà nulla è lasciato al caso, il talento naturale gioca un ruolo ma richiede un enorme lavoro, sforzo e disciplina per svilupparlo.

La Redazione