L’eccellenza della formazione – Intervista a Francesco Rattalino

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Prof. Rattalino, quali sono le attività più importanti che svolge la ESCP Business School? 

Una delle peculiarità che ci contraddistingue dalle Business School tradizionali è quella di avere sei sedi in Europa, quindi non solo in Italia. I nostri studenti, infatti, devono passare almeno da due sedi in base al percorso di formazione scelto: questo permette loro di arricchirsi sia linguisticamente che culturalmente.  

Altra caratteristica che ci riguarda è l’impegno da parte dei nostri docenti nell’ambito della ricerca, nonché nell’ambito dell’innovazione pedagogica. Queste conoscenze vengono poi portate in aula da un lato con metodo scientifico e, dall’altro, applicando tecniche che si sono rivelate essere molto efficaci per via della transizione alla didattica online.  

Si crea la cosiddetta modalità blended, che coniuga le attività che si possono svolgere con efficacia in presenza a quelle che si possono svolgere con efficacia online. In questo modo, si è venuta a creare una modalità ibrida. 

Quali sono i vantaggi di intraprendere un percorso formativo nella ESCP Business School? 

Il vantaggio è quello di avere la possibilità di avere sei porte aperte in sei Paesi diversi nelle nostre varie sedi. Poi siamo sicuramente un campus che ha ottime relazioni con aziende e un rapporto docente-discente veramente eccellente, per cui il contatto è molto diretto.

Qual è il ruolo dal punto di vista strategico che voi attribuite alla formazione? 

La formazione è un investimento e in quanto tale è un qualcosa che riguarda il futuro, quindi ha una forza strategica in sé. 
Chiaramente quest’investimento deve essere ben realizzato, tenendo in considerazione non solo i costi ma anche il tempo impiegato. 

Intervista a Francesco Rattalino, Dean e Professore di Strategy and Management Control presso il Campus di Torino dell'ESCP Business School.

Quali sono le caratteristiche che i corsi devono possedere per essere considerati eccellenti? 

L’approssimazione più vicina a un criterio di valutazione è la consultazione dei ranking
Nel caso di Business School, il Financial Times ogni anno compila i ranking di vari programmi erogati a Business School e poi quello delle Business School europee. 
Se il programma che si vuole seguire è erogato da una Business School nelle prime 20 o 30 posizioni, con buona approssimazione ci si troverà di fronte a un’eccellenza. I ranking stilano le classifiche su alcuni aspetti fondamentali quali la soddisfazione dello studente ex post o il progresso nella carriera che c’è stato nei primi tre anni. 
Altro aspetto è l’internazionalità: vedere i propri laureati che hanno sbocchi di lavoro non solo nella comfort zone del proprio Paese ma a livello internazionale è sicuramente interessante. 
Si potrebbero citare anche l’attenzione alla diversity inclusion, la sostenibilità, la qualità della ricerca del corpo docente. Importantissimo è anche avere un buon mix tra professori accademici e practitioner. 

Quanto sono importanti per lei le soft skill nel contesto professionale? 

Le soft skill sono fondamentali in qualsiasi ambito si operi. 

Non c’è distinzione tra le varie discipline, ancor di più nel management. Saper capire i bisogni del cliente, gestire il post-vendita e organizzazioni complesse, la cosiddetta intelligenza emotiva, sono tutte soft skill indispensabili. 
Nel quadro generale delle soft skill un ruolo importante viene svolto dalle emozioni, viste a volte come tabù. Esse sono indispensabili perché ti permettono di entrare in connessione con i tuoi collaboratori, i tuoi pari, i tuoi clienti, con tutto il mondo che ti sta attorno e fa sì che l’organizzazione operi in modo più efficiente. 

Quali sono i suggerimenti che darebbe a un giovane che vuole intraprendere una carriera di successo? 

La formazione è fondamentale per qualsiasi mestiere si voglia intraprendere. 

A tal proposito, proprio oggi ho letto un post di un nostro ex allievo che si apriva con una frase d’effetto: “Servivo un hamburger e intanto costruivo il mio futuro…”, elencando poi tutti i lavori umili che aveva fatto per sostenersi gli studi, e nel suo percorso si ricordava della frase “Volere è potere”. Affermava di odiare questo detto perché non era la volontà che gli mancava, ma tutte quelle opportunità che oggi sono sempre più riservate a chi arriva e proviene da un background più agiato. Concludeva poi dicendo che dopo aver frequentato il master ha ricevuto un’offerta da SAP a Berlino, ricoprendo una posizione fantastica, e che la frase giusta non è: “Volere è potere”, ma Volere, sacrificio e lavorare sodo diventano potere per tutti”.  

Quindi, la formazione è importantissima, poi frequentare una Business School, oltre a una serie di competenze, ti fornisce anche un network che può essere utile per il futuro. Ma il mio suggerimento è anche quello di essere caparbi e testardi nel raggiungere i propri obiettivi e compiere la giusta dose di sacrifici, non contando solamente sulla propria volontà. Solo così arriveranno le soddisfazioni. 

Luca Brambilla