Mediazione e Negoziazione in Università – Intervista a Luigi Cominelli

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Di cosa si occupa e qual è il suo cursus honorum, che è partito prima in Statale e poi nelle università estere? 

Mi sono laureato in giurisprudenza con una tesi sul Mediatore europeo, che è l’ombudsman delle istituzioni comunitarie; così mi sono interessato sempre più alla risoluzione dei conflitti, tema che ho poi approfondito dal punto di vista sociale, essendo io un sociologo del diritto. Pur avendo sostenuto l’esame di stato per diventare avvocato, ho poi seguito un’altra strada facendo un corso da mediatore. In precedenza ho lavorato ad Harvard su una ricerca in collaborazione con l’MIT, cercando di tenere vivo il tema. Quando si è presentata l’occasione, ho proposto di inserire un corso di negoziazione e mediazione in inglese per la facoltà di giurisprudenza della Statale di Milano. In questo modo, il corso è entrato nel curriculum di studi della facoltà, dove – in ogni caso – resta un esame complementare a scelta.  

Il mio focus è sempre stato anche sulle soft skills, e invero, il corso è in co-titolarità con uno psicologo. Una materia come quella che insegno è trasversale rispetto alle diverse discipline. Abbiamo studenti di giurisprudenza, ma anche da altre facoltà, o provenienti dal programma Erasmus e dal master in Law and Sustainable Development. Oltre a questo corso, organizziamo i seminari per partecipare alle competizioni studentesche di negoziazione e di mediazione, sia in italiano che in inglese.  

Quali benefici riceve una persona che vuole intraprendere la carriera forense dal conoscere anche strumenti stragiudiziali?  

Direi che negli studi professionali più importanti il contenzioso non rappresenta più la maggior parte del fatturato. Questo gli studenti lo capiscono molto bene, e a loro consiglio spesso di fare anche un corso di mediazione post-laurea, così da acquisire tecniche negoziali che poi possano utilizzare nel proprio lavoro. 

La mediazione è un’attività certificata, per la quale è richiesto un percorso di formazione, ma è abbastanza difficile, da neolaureato, fare da subito il mediatore. È difficile prendere in mano fin da subito il titolo professionale ed esercitarlo dal giorno seguente a quello della laurea; ciò deriva anche dal fatto che la professione di mediatore è poco strutturata – intendo che, ad esempio, non si ha bisogno di praticanti. Le due professioni – quella di avvocato e di mediatore – non sono però divergenti, ma si possono affiancare ed intrecciare.  

Intervista a Luigi Cominelli, Professor of Sociology & Conflict Resolution presso l'Università degli Studi di Milano Law School

Che valore dà alle soft skills e quando e in che modo ci si deve formare su di esse? 

Purtroppo, non ho una risposta precisa, perché io stesso, durante il mio percorso accademico, non ho mai studiato il modo per svilupparle. Questo è capitato solo una volta laureato e per ragioni di ricerca e, dunque, più dalla prospettiva dell’osservatore che non da quella dell’attore primario. Sviluppare le soft skills è sicuramente importante e non sarebbe male provare a fare un po’ più in questo senso rispetto a ciò che si fa oggi. Vedo che anche la scuola sta compiendo un po’ di progressi in questa direzione, promuovendo come attività didattiche, ad esempio, i lavori di gruppo, le presentazioni in aula, ecc.  

Quali suggerimenti darebbe ad un giovane che sta entrando nel mondo del lavoro? 

Credo che un buon orientamento possa essere dato prima, e non solo quando un giovane sta ormai per entrare nel mondo del lavoro. Nella fase precedente, il suggerimento è formare un curriculum completo, che non si basi solo sul conseguimento della laurea in tempi brevi e con ottimi voti. Bisogna poi ampliare e inserire le lingue straniere. Una volta entrati nel mondo del lavoro, invece, il suggerimento è di non smettere mai di studiare e formarsi.  

Luca Brambilla