FOMO: ansia sociale e dipendenza da smartphone come forme di monetizzazione

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Con il termine FOMO – acronimo di Fear Of Missing Out – si identifica una forma di ansia sociale per cui, all’improvviso, si ha una netta sensazione di “perdersi qualcosa di importante”. Letteralmente significa “paura di essere tagliati fuori” e viene presa come segnale di riferimento per identificare una dipendenza da smartphone e contesto digitale.  

FOMO e dipendenza da smartphone  

Che cosa c’entra una forma di ansia sociale con il telefono? Semplice, nel XXI secolo la quasi totalità degli individui passano gran parte del loro tempo su internet. Questo permette a tutti, compresi me che scrivo o tu che leggi, di sentirsi sempre collegati al resto del mondo.  

Informazioni, avvenimenti, tutto passa dalla rete; in questo modo, pur rimanendo comodamente seduti sul divano di casa, si ha l’impressione di poter comunque essere parte di qualcosa di più grande. Un esempio: la possibilità di seguire le manifestazioni online, in diretta, attraverso svariati profili social a cui è sufficiente mettere un “follow”.  

La sensazione è quella di poter fare più cose contemporaneamente e far parte di una (o più) grande comunità, dando ampio spazio alla nostra voglia di socialità

FOMO, Fear Of Missing Out, indica una forma di ansia sociale per cui si ha la sensazione di “perdersi qualcosa di importante”.

L’uomo era ed è ancora un animale sociale  

D’altronde, l’uomo è e sempre sarà un animale sociale; lo diceva Aristotele nel IV secolo a.C. ed è ancora attuale, forse ogni anno che passa lo diventa sempre di più.  
Nel contesto in cui si vive oggi è più che normale essere sommersi da messaggi, inviti, informazioni, ma anche da creators digitali che vogliono lanciare messaggi, condividere contenuti e arte, cui nessuno è più disposto a rinunciare.  
Cosa accade quando tutto questo è accompagnato da eventi live, momenti di scambio e condivisione fisica, a cui si sente il bisogno di partecipare ma che, inevitabilmente, sono legati a “posti limitati” o a una competitiva corsa a chi arriva prima?  

La risposta è che si innesca il meccanismo della FOMO. Non solo si ha paura (e in questo caso il termine paura non è usato a sproposito) di rimanere tagliati fuori, ma si provoca un senso di disagio e di ansia sociale nel vedere coetanei, amici, colleghi, riuscire a rimanere più connessi di quanto lo si riesca a fare noi.  
Questo meccanismo è automatico, è dettato dall’over connessione in cui si vive quotidianamente. La sensazione di perdere una notizia, di non “stare sempre sul pezzo” è una condizione che non ci si può più permettere.  
Si pensa di avere il dovere di sapere tutto, essere aggiornati e informati su ogni cosa, a costo di sacrificare un po’ di tempo per sé, per la disconnessione, che risulta essere un vero e proprio diritto invece, a dispetto di ogni pensiero generalizzato.  

FOMO e digital marketing: l’ansia sociale che fa monetizzare i brand 

Se la FOMO può essere molto pericolosa per l’essere umano, a chi piace moltissimo? 
Alle piattaforme social, ai brand, a chi studia e lavora nel mondo del marketing, nello specifico in quello digitale.  

E quindi la FOMO prima non esisteva?  
Le file al cinema per l’uscita del film più atteso dell’anno o per la messa sul mercato dei biglietti dei concerti, si sono sempre verificate.  Persone che si accalcavano per arrivare prima di altri, è un qualcosa di già visto. Ma per quale motivo la FOMO è diventata così essenziale per i grandi marchi?  
Oggi, influencer, youtuber e content creator hanno in mano strumenti di comunicazione potentissimi, molto più di un annuncio in radio per la messa in vendita dei biglietti del nuovo concerto dei Rolling Stones
Le community createsi dietro questi personaggi ricevono continui stimoli dai loro beniamini, che li incentivano agli acquisti, inevitabilmente.  
Per questo nasce l’influencer marketing e, per questo, le grandi aziende si avvalgono di volti noti sui social per sponsorizzare i propri beni e servizi.  

L’emozione che sorpassa i benefici  

Per i giovani e i giovanissimi, partecipare fisicamente a un evento live è sinonimo di condivisione e aggregazione, di community. Ancora di più dopo gli ultimi anni di pandemia.  

L’esperienza che lascia l’incontro dal vivo è ben diversa; ecco perché i brand non possono sottovalutarla e devono inserirsi a gamba tesa, approfittando di questi momenti per puntare di più sull’esperienza che un prodotto può significare per loro, invece di parlare di semplici benefici, fini a loro stessi.  

Solo in questo modo si innesca un meccanismo per cui sembrerà di non poter fare a meno di quel prodotto, perché non si potrà fare a meno dell’esperienza che esso porta con sé, dopo aver attivato il meccanismo di FOMO nei consumatori.  

Esempi di FOMO  

Grandi aziende come Booking.com sfruttano la FOMO da sempre, forse nessuno si è mai accorto di questo o non ci si fa abbastanza caso.   
La frase “altre 10 persone stanno guardando questa struttura” oppure ancora “ultima stanza a disposizione” e infine “prezzo disponibile solo da mobile” sono tutte esperienze di marketing dettate e strutturate per sfruttare la FOMO. 

FOMO, Fear Of Missing Out, indica una forma di ansia sociale per cui si ha la sensazione di “perdersi qualcosa di importante”.
FOMO, Fear Of Missing Out, indica una forma di ansia sociale per cui si ha la sensazione di “perdersi qualcosa di importante”.

Ultimo, ma non per importanza (anzi!) il caso di Clubhouse.  
Il non più innovativo social network, ha avuto il boom in piena pandemia, proprio quando si era tutti chiusi in casa, ormai senza più nulla da fare, nemmeno la pizza (anche la corsa agli acquisti del lievito è un grande caso studio di FOMO).  

Bene, proprio in quel momento, quando il contatto con la realtà e con le persone veniva a mancare, Clubhouse dava a tutti la possibilità di entrare a fare parte di alcuni piccoli club esclusivi, all’interno dei quali si poteva discutere attivamente di temi di interesse generale, anche con i famosi influencer e content creators seguiti abitualmente.  

Fin qui, tutto ottimo. Il meccanismo di FOMO si attiva quando, per entrare in questa nicchia ristretta di privilegiati, non solo si doveva essere in possesso di un sistema IOS (tagliato fuori il mondo Android, almeno in una prima fase) ma bisognava essere in possesso di un link: un vero e proprio invito all’evento. 

FOMO, Fear Of Missing Out, indica una forma di ansia sociale per cui si ha la sensazione di “perdersi qualcosa di importante”.

In questo caso, l’effetto FOMO ha tagliato fuori, inevitabilmente, tantissimi individui, molti dei quali non hanno sicuramente vissuto bene questa perdita costante di informazioni e di attualità. 

La vera domanda è, dunque, se l’effetto FOMO è davvero una risorsa di marketing utile e vantaggiosa o se si tratta di una tecnica poco etica e di poco valore, utile all’inizio per creare hype, ma poco funzionale sul lungo periodo.  

Ai posteri l’ardua sentenza. 

Deborah Pedone