Riconoscere il talento aldilà del nome: i fratelli Preve raccontano l’approccio meritocratico di Riso Gallo

La storia di Riso Gallo comincia a Genova nel 1859, dando vita a una tra le più prestigiose e antiche industrie risiere italiane. Nel corso di questi 168 anni l’azienda ha esportato in tutto il mondo la tradizione del risotto italiano. Questa intervista a Emanuele Preve e Carlo Preve, due dei quattro fratelli alla guida di Riso Gallo da ben sei generazioni, racconta i retroscena di questa eccellenza italiana.

Riso Gallo conta oggi 120 dipendenti, oltre 138 milioni di ricavi consolidati ed è tra i principali leader di mercato in Italia e all’estero. Qual è, secondo voi, la chiave del suo successo?

EP – Sono convinto che uno tra gli elementi distintivi della nostra azienda familiare sia la meritocrazia. Il riconoscimento del merito è dettato da un patto stipulato anni fa da mio padre e dai suoi fratelli, che prevede l’accesso in azienda ai membri della nostra famiglia solo dimostrando di padroneggiare le competenze necessarie e di apportare un reale valore.

Un principio indiscutibile seppur non sempre scontato. Quali sono i requisiti che i membri della famiglia devono rispettare per poter essere assunti in azienda?

CP – Occorre possedere i seguenti requisiti: una laurea, la conoscenza di minimo tre lingue oltre l’italiano e aver maturato almeno tre anni di esperienza in un’altra azienda. L’ingresso avviene solo in caso di effettiva necessità e se il candidato dimostra di possedere le competenze richieste per quello specifico ruolo.

EP – Riportando la mia esperienza personale, io mi sono laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano, ho lavorato per tre anni all’estero in diverse aziende internazionali e poi in Italia nel settore industriale e bancario. Tutte esperienze che mi hanno permesso di creare una forma mentis adatta al mio ingresso in Riso Gallo, che è avvenuto all’età di 39 anni.

In molte aziende a conduzione familiare è facile che si generino dei conflitti. Cosa fate per prevenirli?

CP – Concordo sul fatto che non sia semplice gestire dinamiche relazionali tra persone della stessa famiglia che lavorano insieme. Per limitare al massimo la creazione di divergenze abbiamo costruito insieme un modello di governance che prevede una definizione chiara dei ruoli e delle relative aree decisionali.

EP – Inoltre avviamo continui momenti di confronto volti a verificare che ci sia un reale allineamento, che tutti stiano remando nella medesima direzione.

Eugenio, Emanuele, Riccardo e Carlo Preve.

Come fate a bilanciare vita professionale e personale?

EP – Personalmente preferisco non attuare una divisione netta tra le due sfere. Questo approccio interconnesso mi permette di combinare i due aspetti della mia vita, rendendomi pienamente soddisfatto di entrambi.

CP – Io al contrario cerco di separare il più possibile la vita privata da quella lavorativa. Se in azienda concentro le mie attenzioni sugli obiettivi professionali, a casa sposto il focus sulla famiglia e sulle mie passioni. Solo così riesco a mantenere un equilibrio sano e produttivo, godendo appieno di entrambi gli ambiti.