Una cultura del mare – Intervista ad Andrea Morandi

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Cos’è il Morandi Group e qual è il suo ruolo?
È una realtà che ha più di 110 anni: io e mia sorella Chiara siamo la quarta generazione. Il gruppo nasce come agenzia marittima nel porto di Ancona. Negli anni, si è evoluto seguendo il cambiamento del settore dello shipping e inglobando attività legate anche ai trasporti su strada. Ho assunto il ruolo di CEO del gruppo ormai 10 anni fa, a seguito della scomparsa prematura di mio padre. È stata una scelta dettata da una circostanza negativa, ma nella vita si deve sempre reagire e andare avanti, cosa che è stata possibile anche grazie alle persone che lavorano con noi. Come CEO, la mia figura è di guida; tuttavia, mi piace “entrare nel merito” e gestire anche le attività più operative come la valutazione degli aspetti logistici quando deve arrivare una nave. È un ruolo non solo apicale, ma che in un una realtà come la nostra vive il quotidiano e le persone in modo diverso dalle multinazionali.

Quali sono le sfide da affrontare?
La prima sfida a livello personale riguarda il mio ruolo ed è quella di pensare al futuro e dare una visione al gruppo e alle persone rispetto a dove vogliamo immaginarci nei prossimi anni. È importante avere una visione di dove sta andando il settore, nonostante tutte le incertezze che lo caratterizzano. Perciò, guardando al futuro, la sfida è essere veloci e flessibili come forma mentis e cercare di non pensare che tutto ciò che è stato fatto finora sia sufficiente in quanto il nostro settore nello specifico e il mondo di oggi in generale è caratterizzato dalla stessa velocità, basti pensare alle tecnologie e ai cambiamenti importanti a cui hanno portato. Bisogna “stare al passo” e saper aggiustare la rotta nel quotidiano.
Una sfida che, invece, fa parte del passato e che ha segnato una discontinuità che io stesso ho introdotto nel gruppo è l’essere diventati terminalisti. Nell’intraprendere una nuova strada c’è sicuramente una forte emozione ma anche una forte incertezza.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
Un primo obiettivo è quello di consolidare le attività portuali, motivo per cui c’è stato uno spostamento di investimenti in questo settore. Il gruppo vuole continuare sulla strada che abbiamo intrapreso perché è importante poter presidiare la catena logistica; quindi, non solo come intermediari, ma offrendo la movimentazione della merce. Questo è sicuramente strategico per il futuro. Ancora di più, lo è uscire dal “guscio” di Ancona; infatti, stiamo valutando di avere una presenza più diretta anche in altri porti in quanto è connaturale alla maturità che abbiamo raggiunto e che può portarci al successo al di fuori della città marchigiana.
L’altro obiettivo che guarda, però, all’interno del gruppo è la formazione legata alla promozione della cultura del mare. Ci rendiamo sempre più conto che, è vero che contano gli investimenti, però poi alla base ci sono sempre le persone. Lamentiamo sempre che la cultura del mare non sia presente nei giovani, i quali non hanno la consapevolezza delle grandi opportunità che questo settore offre. Per questo diventa importante lavorare con gli istituti nautici e le università così da dare una prospettiva ai giovani quando devono valutare il loro futuro e da formarli nel momento in cui capiscono di essere attratti dal nostro settore. È bene, quindi, che ci siano delle partnership tra imprese e università o scuole locali, in modo da fornire una formazione che sia il più utile possibile e dalla quale anche le imprese del territorio potrebbero trarre vantaggi a livello di attrattività di personale.

Quale valore attribuisce a formazione e soft skill?
Nella mia esperienza all’inizio pensavo che fosse più importante una competenza tecnica e mi preoccupavo che la persona dovesse già essere formata. Oggi la penso in modo diverso perché l’esperienza l’abbiamo in casa; quindi, non è importante se chi entra da noi non sia già totalmente operativo: lo diventerà con il tempo. Ciò che conta sono, invece, le famose soft skill. Se è vero che il mondo è veloce e dobbiamo essere flessibili, diventa fondamentale che le persone abbiano la capacità di fare squadra, di confrontarsi, di assumersi la responsabilità di gestire situazioni complesse e di passare da una visione di insieme ad una di dettaglio. Queste capacità sono sempre più richieste e non sono scontate.

Di cosa ha parlato durante il suo intervento all’evento PORTUALITÀ ITALIA a servizio del Paese?
Ho parlato di quello che manca e delle priorità e delle situazioni che riguardano la digitalizzazione, la possibilità di superare delle differenze tra porto e porto in modo che le nostre attività possano essere più fluide ed efficienti e possano guardare avanti. Siamo tutti d’accordo sullo sviluppo dei traffici, ma ci sono alcuni elementi che frenano, come la burocrazia o la mancanza di innovazione vera nei processi.

Giorgia Raguzzi