Comunicare in lingua straniera: un diritto di tutti o un privilegio di pochi?

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Il ciclo di webinar “Elementi base di una comunicazione accessibile e inclusiva”, organizzato dal Centro Studi di Comunicazione Strategica e dall’Accademia di Comunicazione Strategica, si è concluso con un incontro incentrato sulla possibilità di apprendere e comunicare in lingua straniera. Ad intervenire in qualità di esperta e relatrice è stata la dott.ssa Chiara Pennetta, insegnate di italiano L2 per adulti e creatrice del profilo Instagram @the.undeaf. 

Il Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue stabilisce che l’apprendimento e l’insegnamento delle lingue europee sono un diritto e un dovere dei cittadini europei in quanto eredità culturale e storica. Ma è davvero accessibile a tutti l’apprendimento di una o più lingue diverse da quella della propria lingua nativa? 

La risposta sembra non essere positiva. Esistono, infatti, alcune barriere all’apprendimento linguistico di diversa natura: 

  • sensoriale, come l’essere persone sorde o ipoacustiche, che rende più complesso seguire un discorso in lingua straniera se questo non è reso accessibile;
  • barriere architettoniche, che possono ostacolare l’apprendimento in presenza per chi ha disabilità motoria. In questo modo in prospettiva biopsicosociale, il focus della barriera si sposta sull’ambiente e non sulla persona;
  • temporale, poiché imparare una lingua straniera richiede un dispendio e un investimento di tempo;
  • economica, in quanto la maggior parte delle volte per apprendere una nuova lingua si ha la necessità di frequentare dei corsi o di prendere lezioni private.

Considerando tali elementi, dunque, l’apprendimento di una lingua diversa da quella nativa sembra diventare sempre più un privilegio invece che un diritto riconosciuto. 

È importante anche il contesto in cui ci si trova: imparare una lingua straniera in un contesto LS, ovvero laddove non è la lingua parlata a livello nazionale, è sicuramente diverso dall’avere la possibilità di essere immersi in un contesto L2, dove – al contrario – la lingua studiata è quella parlata, in quanto il processo di acquisizione è spontaneo e più immediato. 

A tal proposito, frequentare una scuola bilingue in cui le materie didattiche vengano svolte in una seconda lingua target può essere d’aiuto. Il problema, tuttavia, sorge nel constatare che tali scuole privilegiano, nella stragrande maggioranza dei casi, l’inglese o comunque di quelle lingue che godono di un elevato prestigio sociale. Ciò significa che esistono dei bilinguismi accettati in misura maggiore rispetto ad altri. È un dato di fatto, invero, che nascere in una famiglia bilingue italo-inglese ha un valore diverso dal provenire da una famiglia italo-albanese. 

Questo fenomeno crea delle disparità non soltanto a livello socioculturale ma anche all’interno del mondo lavorativo, dove si dà sempre più per scontato la conoscenza dell’inglese che ha, quindi, una sua supremazia, e non si valuta allo stesso modo la conoscenza e il saper comunicare in altre lingue, compresa quella dei segni. 

Difficoltà in questo senso sono riscontrate anche nel sistema scolastico italiano. Sulla carta, la scuola pubblica italiana è inclusiva e accessibile sin da quando, nel 1977, sono state abolite le scuole speciali per le persone con disabilità. Con la presenza di studenti stranieri in classe l’integrazione e l’inclusività diventano completi, almeno sulla carta, insieme all’esistenza di misure compensative per coloro che presentano bisogni linguistici specifici e disturbi specifici dell’apprendimento. Il problema, però, è che in pratica non tutti gli insegnanti sono pronti ad accogliere, includere e strutturare lezioni che siano inclusive e accessibili sotto tutti i punti di vista; basti pensare agli avvisi per i genitori che spesso utilizzano un lessico complesso e non di immediata comprensione per i non italofoni.

È necessario, quindi, che tutte le figure che abitano il mondo scolastico – e non solo – si formino per migliorare questi aspetti, ricordando che «la lingua non è solo l’oggetto dell’insegnamento, ma anche lo strumento attraverso il quale passa l’insegnamento», dice Chiara Pennetta, che invita ad abbattere gli scogli che spesso sono anche umani in quanto «l’accessibilità è anche una questione di umanità e nasce dalla sensibilità di persone che semplicemente ci pensano».

Chi desidera approfondire i temi discussi durante il webinar può fare riferimento alla seguente bibliografia:
1) Michele Daloiso e Gruppo di Ricerca ELICom, Le difficoltà dell’apprendimento delle lingue a scuola. Strumenti per un’educazione linguistica efficace e inclusiva, Erickson, 2023;
2) Simonetta Maragna, Maria Roccaforte, Elena Tomasuolo, Una didattica innovativa per l’apprendente sordo, Franco Angeli, 2013;
3) Mari d’Agostino, Noi che siamo passati dalla Libia. Giovani in viaggio fra alfabeti e multilinguismo, Il Mulino, 2021.

Antonella Palmiotti