La logistica come motore della globalizzazione – Intervista a Carlo De Ruvo

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Ci parli del suo ruolo di Presidente di Confetra.
Confetra è una rappresentanza datoriale legata al mondo dei trasporti e della logistica e si propone di rappresentare questi settori davanti alla politica, all’economia e alle istituzioni più in generale. Uno degli obiettivi più importanti che ci poniamo è quello di elaborare una strategia comune di lobby fra i diversi soggetti appartenenti alle filiere del trasporto e della logistica, ma anche lavorare su temi di interesse specifico di singole federazioni e allo stesso tempo supportare le nostre rappresentanze territoriali. Il mio ruolo, almeno per come lo interpreto, è dare voce a tutte le anime di Confetra, dall’autotrasporto alla spedizione marittima o aerea fino ad attività di nicchia come trasloco e la logistica farmaceutica. Dunque, il mio ruolo mi richiede capacità di saper ascoltare le ragioni e cercare di proporre sintesi condivise. Lo voglio fare insieme ai Vicepresidenti con i quali sto cercando di creare un’organizzazione sempre più coesa come obiettivi e comunità di intenti.

Come si è svolta la sua carriera?
La mia carriera si è svolta in un arco di tempo che va dal periodo in cui si utilizzava il telex, poi il telefax fino all’email e ora sto cercando di imparare come l’intelligenza artificiale può aiutarmi nel mio lavoro. A livello di leadership ho visto i diversi cambiamenti che vanno da stili quasi autoritari, dove il capo non condivideva le informazioni, fino ad arrivare a stili di leadership democratici, con manager collaborativi e visionari con i quali si è passati a modalità di gentilezza, condivisione, cultura del feedback e del benessere delle persone nelle aziende. Sono termini e comportamenti questi che oggi sono al centro delle attività dei manager. Se vogliamo ragionare più in termini di business, invece, la mia carriera ha attraversato un periodo che va dalla iper-globalizzazione (1985-2008), caratterizzata dalla crescita del commercio a livello mondiale fino al 31% del fatturato globale e dagli spostamenti fisici delle catene di produzione in tutti i continenti, fino ad arrivare oggi a servizi realizzati ed erogati a distanza con processi attivati in modo digitale e trasparente. Tutta questa sfida avviene all’interno di quella più generale di ridurre le emissioni climalteranti.

Carlo De Ruvo, Presidente di Confetra.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
Mettere il cuore dentro ciò che si fa e non solo logica e razionalità. Io sono convinto che la logistica sia il motore della globalizzazione, ma in Italia non è mai stata prioritaria nell’agenda della politica, essendo stata invisibile fino pandemia. Questo è un paradosso per un Paese dove le importazioni sono fondamentali per la manifattura e dove l’export traina l’economia. Abbiamo bisogno di migliorare le nostre aree di criticità, creare un sistema flessibile per le aziende e che allo stesso tempo tuteli i lavoratori. Secondo il rapporto della World Bank l’insieme delle aree critiche rende la nostra logistica più costosa dell11% rispetto alla media europea. Inoltre, fra i nostri obiettivi c’è il tema della sostenibilità ambientale da raggiungere tramite la riduzione progressiva dell’utilizzo dei combustibili fossili. Credo che siamo obbligati a giocare a tutto campo perché abbiamo questi temi di enorme portata che non si può evitare di affrontare. Anche sul tema della legalità ci stiamo impegnando molto insieme a sindacati e istituzioni. Vorremmo che le istituzioni ci aiutassero a far rispettare le regole e a mettere fuori dal mercato chi non le rispetta.

Quali valori attribuisce alla formazione continua e alle soft skill per la crescita professionale?
Stiamo attraversando la quarta rivoluzione industriale dove i cambiamenti della nostra filiera sono grandi e veloci. Tutto diventa velocemente obsoleto; ciò implica che noi dobbiamo costantemente aggiornarci per rimanere al passo considerando che si modificano in continuazione anche le figure professionali richieste. Oggi ad esempio abbiamo bisogne di persone che sappiamo misurare la CO2 footprint o gestire con la dogana i resi dell’e-commerce. In questa sfida e necessità, la formazione diventa veramente imprescindibile. La formazione è qualcosa che anche i giovani richiedono per crescere e le aziende devono creare strategie per attrarre e tenere i talenti, soprattutto adesso in cui il mondo del lavoro è caratterizzato da una vera e propria “guerra per i talenti”. Nella formazione un posto centrale lo occupano le soft skill che rappresentano l’altra faccia della medaglia dell’automazione in quanto non sostituibili da questa.

 È stato uno dei relatori dell’evento PORTUALITÀ ITALIA a servizio del Paese che si è tenuto 18 aprile, qual è il suo giudizio sull’evento?
È stata un’occasione importanti per confrontarsi sulle cose da fare e su come farle bene nell’interesse di tutto il sistema logistico. Ho visto positivamente la realizzazione dell’evento per un Paese come il nostro che sta ricoprendo di nuovo un ruolo importante nell’economia del mare, soprattutto per quanto riguarda la short sea. Per far sì che questo ruolo venga mantenuto bisogna avere una visione d’insieme e strategica. Quello che pensiamo possa esser fatto è rompere la tendenza dove ognuno vuole creare nella sua zona e nel suo porto. Abbiamo bisogno della specializzazione, di porti connessi con ferrovie, ecc. non è accettabile che ognuno faccia tutto.

Luca Brambilla