Generazioni a confronto: un melting pot di professioni condivide scrivanie e obiettivi

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Può capitare di entrare in azienda e trovare quattro generazioni a condividere lo stesso open-space: dai vertici, dove siedono i Baby Boomer, alle nuove funzioni social media manager occupate dalla Generazione Z. Percorsi di carriera diversi, ma obiettivi uguali: il successo personale attraverso quello della propria azienda. Tra la prima e la quarta generazione tutto è diverso a partire dal modo di vestire, di parlare, di relazionarsi, di intendere il posto fisso o la flessibilità oraria.

Tralasciamo per un attimo la questione dello smart working e puntiamo il faro sulla mescolanza generazionale. Non ci siamo ancora abituati alla Generazione dei Millennial che già ci troviamo a fare i conti con la Generazione Z e ci viene spontaneo porci una domanda: anche chi deve ancora imparare, ha qualcosa da offrire? Sì, sicuramente la capacità di ascolto, il desiderio di crescita e il riconoscimento della propria professionalità. Sembra che oggi i ragazzi crescano più velocemente di come facevano i loro genitori o addirittura i loro nonni, anche professionalmente. Dire che nascono con la tecnologia incorporata nel DNA è quasi un eufemismo. Arrivano alle riunioni senza penna e taccuino, ma semplicemente con lo smartphone dove continuano a digitare senza tregua. Dentro un device dal peso di 180 grammi al massimo, custodiscono la loro vita lavorativa, affettiva e social. Fanno back-up su nuvole invisibili e sono connessi all day long, notte compresa. Sono in grado di seguire tre canali social contemporaneamente, adottano linguaggi fatti di acronimi e sigle spesso incomprensibili, hanno curriculum versatili e alle e-mail preferiscono i messaggi vocali.  I loro colleghi di poco più anziani hanno attitudini e metodi diversi, aspirano al posto fisso dall’inizio alla fine della carriera e a sterili messaggi su Whatsapp preferiscono il confronto davanti a un caffè.

Fare in modo che nelle aziende queste professionalità convivano senza traumi non è facile, ma certamente possibile. Risulta importante, se non fondamentale, il compito della formazione. Trovare metodi nuovi capaci di catturare l’attenzione dell’una o dell’altra generazione, mescolando in modo esponenziale non solo le età, ma anche e soprattutto le funzioni, è la formula vincente per avere uffici operativi e funzioni definite. Spesso la Generazione Z si è formata all’estero e questo aggiunge valore e capacità di paragone. Il passaggio di testimone, se ben condotto, è destinato a favorire un clima aziendale più collaborativo e attivo. Molto più spesso di quello che si possa pensare le nuove generazioni assorbono da quelle precedenti quasi senza accorgersene, rilasciando al contempo un bagaglio che ancora deve essere riempito, ma che offre soluzioni innovative. Aspettative e ambizioni restano simili, quello che cambia è il modo di comunicarle e nel mix esplosivo di generazioni differenti si celano opportunità di consapevolezze nuove.

Alexandra Tempesta

Glossario:

Uno sguardo alle generazioni

Baby-Boomers: la generazione nata tra il 1946 e il 1964, anni di incremento demografico sia in Europa sia negli Stati Uniti, dopo le privazioni imposte dalla Seconda Guerra Mondiale. Sono i rappresentanti, forse gli ultimi, di un mondo del lavoro e della scuola intesi come ascensori sociali che permettono a chi ha merito, iniziativa e idee di raggiungere buone remunerazioni e visibilità, indipendentemente dall’origine famigliare. Sono stati e sono i grandi fautori delle lotte sindacali, dei diritti delle donne lavoratrici e della formazione continua.

Generazione X: la coorte demografica nata tra il 1965 e il 1980. La definizione fu coniata dallo scrittore canadese Douglas Coupland che titolò un suo celebre romanzo Generazione X. In esso si fa riferimento alla loro identità piccola e invisibile, dovuta alla decrescita della natalità e agli sconvolgimenti sociali che accompagnarono la loro formazione (Contestazione, Guerra Fredda, Anni di Piombo): sono anche coloro che più di altri assistettero alla disgregazione dell’unità famigliare e delle certezze valoriali e professionali della generazione precedente.

Generazione Y o Millennial Generation: i nati tra il 1981 e il 1994. Sono detti anche Echo-Boomers in riferimento al fatto che in quegli anni si riprodusse in piccola scala un altro fenomeno di incremento demografico, dovuto al benessere sociale degli anni Ottanta. Sono la generazione della comunicazione e delle tecnologie digitali apprese: questa generazione si trovò a far proprie le novità della Rete intorno ai 12-18 anni.

Generazione Z: i nati tra il 1995 e il 2010, i cosiddetti nativi digitali. I primi rappresentanti di questa coorte demografica sono i neolaureati di oggi. Sono coloro che più ancora della generazione precedente ha potuto sperimentare le potenzialità degli scambi formativi, culturali e professionali all’estero, pur avendo goduto in misura minore del benessere economico, diminuito drasticamente dopo la Guerra del Golfo e la crisi petrolifera.

Generazione Alpha: i bambini nati dalla fine del 2010 a oggi. Si scelse la prima lettera dell’alfabeto greco, alfa appunto, sia per indicare la prima generazione interamente nata nel XXI secolo, sia per sottolineare il bisogno, da più parti auspicato, di integrare la rivoluzione digitale con la sostenibilità ambientale e il rinnovamento sociale.