Il cancelletto più famoso del web

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Il cancelletto più famoso del web - Che cos’è un hashtag?

Che cos’è un hashtag? Per comprenderne il significato, è necessario scomporre la parola nelle due parti che la costituiscono. Il termine, infatti, è composto dal simbolo cancelletto (in inglese hash), cioè il segno utilizzato per la sua diffusione, anteposto a una parola o ad una serie di parole che fungono da etichetta o parola/e chiave (tag).

L’#hashtag è, dunque, un termine utilizzato dagli utenti del web per contrassegnare un contenuto in modo tale da renderlo identificabile e per facilitare le ricerche tematiche sui social, fungendo da aggregatore tematico.

Il cancelletto anteposto a una parola fece la sua prima apparizione sui social nel 2007 grazie a Chris Messina che, con l’idea di raccogliere tutte le conversazioni relative a un suo progetto, pubblicò un tweet in cui si leggeva“How do you feel about using # (pound) for groups. As in #barcamp [msg]?”. L’idea era quella di identificare tutti i tweet relativi a uno stesso argomento in modo da rendere più facile la loro ricerca all’interno del social network. Inizialmente non ebbe molto successo, ma dopo qualche mese l’uso degli hashtag su Twitter con funzione aggregativa divenne popolare.

L’uso dell’hashtag è, infatti, utile per inserirsi in un flusso di contenuti che circolano sul web, il che consente di sfruttare la possibilità di dare più visibilità ai propri contenuti inserendo gli hashtag di maggiore tendenza.

Attraverso l’uso del cancelletto è possibile veicolare un progetto di comunicazione che coinvolga gli utenti e permetta la creazione di User Generated Content: la produzione e la condivisione dei contenuti e l’aggregazione di utenti intorno a specifiche tematiche generano un più elevato engagement degli users della piattaforma, nonché una più intensa circolazione e viralità dei contenuti.

Essendo delle etichette relative a circoscritti e specifici argomenti, questi hashtag sono temporanei: più vengono utilizzati e condivisi, più entrano in tendenza e diventano virali.

Questa viralità dipende dal loro ruolo di aggregatori e infatti la loro funzionalità principale è quella di raggruppare attorno a sé pubblici connessi non permanenti, definiti da danah boyd networked publics, dipendenti dall’argomento attorno al quale si incontrano.

Col tempo, infatti, gli hashtag tendono a svanire con la stessa velocità con cui sono stati generati e i gruppi temporanei di utenti sono destinati a perdere interesse per quel topic per focalizzarsi su altre tematiche, condividendo nuovi UGC e generando nuove forme di aggregazione online.

Per questo motivo, nella definizione di networked publics, danah boyd mostra come spesso i membri di una comunità mediale non si conoscano direttamente e i legami che essi instaurano online siano effimeri e deboli rispetto a quelli tradizionali. A differenza di una comunità in cui i membri si conoscono e il loro rapporto perdura nel tempo, i pubblici connessi sono fluidi e temporanei. I nerworked publics online si raggruppano intorno a topic comuni e l’interesse nei confronti di una tematica li accomuna, nonostante essi non si conoscano realmente, ma si riuniscono per diversi scopi mettendosi in connessione con un mondo al di là della loro sfera intima.

Risulta, quindi, molto più facile aggregarsi intorno a esso, generando un elevato livello di engagement soprattutto nei confronti del contenuto a cui l‘hashtag viene legato.

Elena Corbetta

Fonte 
danah boyd. (2010). “Social Network Sites as Networked Publics: Affordances, Dynamics, and Implications.” In Networked Self: Identity, Community, and Culture on Social Network Sites (ed. Lizi Papacharissi), pp. 39-58.