Il valore di una donna in un mondo di uomini – Intervista a Costanza Musso

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Ci parli di Grendi, del suo ruolo e delle sfide che ha affrontato.
Sono entrata nell’azienda di famiglia nel 1997 e fino al 2013 ho ricoperto il ruolo di Responsabile commerciale occupandomi dello sviluppo dell’azienda nel mercato e cercando, insieme a mio fratello Antonio – fino al 2016 – anche di trovare “una casa” per le operazioni terminalistiche in Nord Italia, anello fondamentale per un operatore integrato come Grendi che serve il porto di Cagliari dai primi anni sessanta. Mio padre è stato tra i primi terminalisti del porto di Genova ma negli anni successivi, ci siamo trovati a non avere più una concessione stabile.
Dal 2008 al 2011 abbiamo lavorato nel porto di Genova con una serie di concessioni della durata di un anno al massimo. Da Genova, poi, ci siamo spostati al porto di Vado Ligure letteralmente “in un weekend”. È stata un’esperienza epica: sono passati più di dieci anni e ho ancora la voce incrinata nel ricordarla. Da Vado, dove non avevamo un terminal in concessione diretta ma avevamo trovato un’ottima sistemazione, nel 2016 ci siamo trasferiti a Marina di Carrara, porto in cui abbiamo ottenuto finalmente una concessione pluriennale e stabile che ci ha permesso di investire e crescere e dove oggi siamo ancora attivi.
L’altro terminal in cui lavoriamo dal 2021 è Olbia, dove siamo stati la prima compagnia con linea dedicata alle sole merci ad operare in modo regolare e continuativo. Dal 2021 gestiamo anche un terminal internazionale a Cagliari che fino al 2019 svolgeva un ruolo di hub di transhipment e che oggi offre servizi di movimentazioni per traffici containerizzati internazionali sotto il brand MITO of Sardinia, azienda del gruppo Grendi fondata per lo sviluppo di questa offerta specifica.

Costanza Musso, Amministratrice Delegata di Grendi S.P.A.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
Ne abbiamo diversi sono legati ad obiettivi di crescita. Il gruppo ha consolidato nel 2022 un fatturato pari a 88 milioni di Euro; una crescita del 20% rispetto al 2021 in linea con un trend consolidato negli ultimi 5 anni. L’offerta di servizi di movimentazione nei terminal è importante per Grendi in quanto anello importante che impatta sulle performance dell’offerta di servizi integrati door to door. Il nostro modello prevede un servizio per carichi completi e collettame che include la gestione di magazzini di raccolta, distribuzione e consegna, abbinati a diverse modalità di trasporto via treno, camion e ovviamente via mare, operando con le nostre navi servizi di linea regolari. Ci piacerebbe quindi esportare questa modalità di servizio integrato anche su mercati esteri sinergici a quelli che serviamo in Sud Italia e nelle Isole.

Che valore dà alla formazione continua e alla soft skill?
Per me sono importantissime. Noi abbiamo cominciato a lavorare sulle soft skill da un po’ di anni, prima sui Responsabili e poi su tutti i livelli. Le persone sono interessate a questo tipo di formazione perché capiscono che non è esclusivamente lavorativa, ma investe la qualità della vita a livello di relazioni. Siamo un’azienda di servizi; quindi, dobbiamo puntare su questa parte che rappresenta per noi un modo per contraddistinguerci e impresa in modo diverso. Questa visione si basa su una co-leadership che condivo con mio fratello. Entrambe diamo un grandissimo valore al percorso di trasformazione aziendale che vede nella sostenibilità ambientale, economica e sociale un elemento da cui non è più possibile prescindere. Potrà sembrare ambizioso, ma trasformando il gruppo in una società Benefit abbiamo deciso di mettere nello statuto la felicità di chi lavora con noi. Un esercizio complesso che richiede ascolto e attenzione alle esigenze personali e professionali delle persone.

Di cosa parlerà durante il suo intervento all’evento PORTUALITÀ ITALIA a servizio del Paese che si terrà il 18 aprile?
Essendo un panel composto interamente da donne, non posso non affrontare il discorso della diversity nel settore dello shipping e dei terminal, che a tal proposito devono porsi delle domande. Basti pensare che nel direttivo di Assiterminal non c’è neanche una donna dal 2016; l’ultima temo di essere stata io. La componente maschile di questo settore sembra non capire che l’ingresso delle donne porterebbe valore aggiunto, stimoli, confronto ed in generale nuova linfa, perché le donne hanno un punto di vista del business che serve molto, soprattutto in un periodo come questo in cui sempre più diventano importanti le soft skill e le motivazioni endogene. Le donne devono lavorare con ruoli di maggiore responsabilità e credo che ne beneficerebbe anche il nostro PIL.

Luca Brambilla