ILLY: NON SOLO CAFFÈ – INTERVISTA A MORENO FAINA

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Oggi è Direttore presso Università del Caffè illy. Ci parli della sua esperienza professionale.

Lavoro in Illy da quarantuno anni ed è l’azienda nella quale ho iniziato a lavorare e per la quale continuo a farlo con passione. Il mio profilo nasce con la conoscenza del mercato nelle attività dirette sul territorio, per poi passare alla gestione dei team che lavoravano in campo business. Successivamente sono entrato, a Trieste, nella gestione di un team che controllava la formazione e la qualità della forza vendita in Italia. Alla fine del 1999 abbiamo avuto l’opportunità di formalizzare una struttura, una vera e propria corporate: l’Università del Caffè.

Abbiamo creato questo prodotto con diversi scopi, tra cui quello di strutturare dei piani didattici che si rivolgessero a molteplici utenti. Poiché erano rarissimi i casi nel mondo del caffè dove si cominciassero a creare strutture che parlavano di formazione, di cultura e professionalizzazione delle persone, è nata l’esigenza di alcuni distributori Illy esteri di creare e replicare questa attività anche nei loro Paesi. Nel 2006 abbiamo iniziato con la prima filiale in Korea del Sud e oggi abbiamo ventiquattro filiali dell’Università del Caffè che operano a livello internazionale. Successivamente abbiamo cominciato a rivolgerci verso il consumatore finale con dei corsi e un linguaggio pensato. A tutto questo si è integrato anche un altro progetto Illy: Universidad Illy do cafè, un progetto formativo dedicato ai produttori di caffè, nato in Brasile alla fine degli anni 90 e poi integrato nella realtà dell’Università del caffè.

Oggi, quindi, sono tre i filoni didattici che curiamo, oltre a quello corporate aziendale che svolgiamo in collaborazione con il team HR per quanto riguarda la formazione tecnica del personale aziendale.

Come nasce Università del Caffè Illy e a quali esigenze risponde?

L’ imprenditore Illy aveva l’esigenza e la voglia di diffondere la cultura del caffè. Ernesto Illy, inizialmente pensò a questa struttura in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, in quanto Trieste e Napoli sono le due città del caffè. Pian piano abbiamo creato delle condizioni per lavorare sia a Napoli che a Trieste, per poter gestire corsi di carattere tecnico grazie alle competenze dei docenti della Illy e corsi di marketing a carattere economico finanziario con i docenti della Federico II. Abbiamo portato avanti quest’attività fino all’inizio del 2002, poi ci siamo accorti che la vicinanza alla struttura e al polo produttivo della sede triestina sarebbe stato cruciale; quindi, abbiamo deciso di inglobare questo progetto in Illycaffè revisionandolo e focalizzandoci sulla formazione professionale principalmente in Italia.

Come nascono tutti gli altri filoni?

Il primo passo è stato quello di creare delle filiali, aprendole gradualmente anche all’estero. Replicando una struttura che avrebbe utilizzato i contenuti e valori sviluppati nella costruzione dell’albero della conoscenza del caffè, che ha consentito di creare internamente il know-how distribuendolo a tutto il network UdC. Abbiamo formato 331.000 persone in 22 anni nelle tre aree declinate precedentemente. Quindi abbiamo l’internazionalizzazione, successivamente l’integrazione con il progetto dei produttori di caffè e poi per ultimo il progetto legato ai consumatori, che potenzialmente ha uno spazio più ampio.

Moreno Faina, Direttore presso Università del caffè Illy.

Che valore attribuite alle soft skill all’interno dei vostri percorsi formativi?

Lo sviluppo dei contenuti e la visual identity sono gestiti internamente alla struttura di Università del Caffè, collaboriamo strettamente con il team HR negli home boarding del nuovo personale per veicolare e gestire con loro questi progetti formativi. Per quanto riguarda lo sviluppo dei materiali, i contenuti, i linguaggi e la produzione editoriale mettiamo a disposizione la conoscenza di 90 anni di storia Illy e cinque laboratori scientifici che operano all’interno dell’azienda, poiché vi è una trasformazione dei linguaggi affinché diventino largamente divulgabili.

Dal punto di vista della cultura del caffè, quali sono i messaggi più importanti che volete trasmettere?

Il primo è legato agli effetti fisiologici, ovvero conoscere effettivamente il prodotto per poter comprendere gli effetti che ha sul proprio corpo. Il secondo è il tema sensoriale. L’Italia è un paese che ha una tradizione culturale del caffè molto forte dal momento che abbiamo creato l’espresso, ma per quanto riguarda l’approccio qualitativo si può dire che la qualità non è così chiara per tutti. Vorremmo fosse più diffusa la capacità, sia nel consumatore che nel professionista, di saper riconoscere la qualità del prodotto che sta gustando, senza fidarsi solamente di ciò che gli altri “raccontano”, questo perché manca la cultura dell’analisi sensoriale nel riconoscere un prodotto. Il terzo è l’integrazione alla sostenibilità. Quest’ultima ha dei riferimenti precisi che nel mondo del caffè devono essere veicolati tramite la possibilità di misurare il livello di sostenibilità di un’azienda, perseguendo il miglioramento della qualità della vita per tutti i portatori di interesse attraverso la sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Come si rimane manager attivi nel corso degli anni e come si è buoni manager in un’azienda di famiglia?

Illy è un’azienda di famiglia che sta diventando sempre più importante e che ha un’attenzione estremamente alta alla qualità e alla cultura del caffè. Dal punto di vista culturale c’è un team che dirigo che è giornalmente impegnato nel supportare la conoscenza al mercato esterno, con i corsi precedentemente citati, e all’interno in tutte le altre funzioni aziendali. Non ci si annoia mai perché c’è una rivisitazione continua: l’albero della conoscenza del caffè viene aggiornato periodicamente perché cambiano i processi, le condizioni, le attività e i player. Queste sono attività che riescono a mantenere attiva e stimolante la crescita continua.

Luca Brambilla