Introduzione al pensiero e alla comunicazione Sistemica

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Sistemica: un modo diverso di approcciare la realtà

Un vecchio aneddoto, che ha diverse varianti, racconta che tre ciechi si imbatterono in uno strano oggetto. Poiché non potevano vederlo, cominciarono a toccarlo.

Il primo toccò qualcosa di grande e cilindrico. “Sembrerebbe una specie di albero” disse. Il secondo, spaventato, strillò: “Attenti! È una grande serpente!”. Il terzo: “Serpente? Io sento un muro”. Si erano imbattuti in un elefante addormentato. Chi ne toccava la gamba pensava a un tronco, chi la proboscide ed era un serpente, chi il fianco, pensando a un muro. Questa storiella viene spesso citata per descrivere l’effetto di una gestalt, cioè di una visione completa, che vada al di là delle singole parti.

Gestalt e pensiero sistemico hanno diverse cose in comune, per cui la citazione è funzionale, e lo è ancora di più andando a disturbare di nuovo il nostro elefante. Il pensiero sistemico, infatti, è un modo completamente diverso di vedere e approcciare tutto quello che ci circonda. Un modo che ha molti pregi, ma può essere anche ingombrante e può mettere a rischio delicati e fragili equilibri mentali. Si comporta, in definitiva, come un elefante in un negozio di cristalli.

In questo breve articolo, faremo una rapida introduzione al pensiero sistemico. In futuro parleremo del rapporto tra pensiero e comunicazione in senso sistemico, infine vedremo come questi concetti possono essere trasportati nel mondo del management. Probabilmente romperemo qualche “cristallo” di certezze e convinzioni, ma forse acquisiremo qualche strumento per una visone più completa della complessità del mondo.

I pilastri della sistemica

Per capire il pensiero sistemico abbiamo bisogno di tre pilastri concettuali: retroazione, complessità e rete. Non li svilupperemo tutti in questo articolo, occorrerebbero troppe pagine, andremo per gradi e alla fine avremo – si spera – una visione di insieme.

Un classico modo di procedere sistemico!

L’approccio, del resto, è già insito nel nome: sistemica si allaccia a sistema, che è una connessione di elementi in un modo organico e funzionale. In realtà, è una cosa che facciamo quotidianamente: cerchiamo di connettere “cose” tra loro e cerchiamo anche di dare una struttura a queste “cose connesse”. Il problema e che spesso non lo facciamo in modo efficace, oppure abbandoniamo presto questa via per altri approcci, che ci sembrano più rapidi e soprattutto meno faticosi.

Sì, perché uno dei problemi del pensiero sistemico è che il nostro cervello deve abituarsi a lavorare di più, a pensare a volte in modo contro-intuitivo, a raggiungere una visione che ci può aprire soluzioni inaspettate, oppure sottoporci a frustrazioni.

È un po’ come nuotare controcorrente e questo ci affatica. 

Un esempio classico, possiamo prenderlo dal mondo del management. Il nuovo dirigente viene incaricato di ridurre i costi di immagazzinaggio. Si applica con dedizione al compito e, con soddisfazione del board aziendale, ci riesce. Dopo qualche tempo però, cominciano ad arrivare una serie di problemi collaterali. La forza vendita è costretta a stare dietro alle lamentele dei grossisti, che non trovano più l’assortimento di un tempo. I grossisti sono pressati dai dettaglianti, che a loro volta devono fronteggiare clienti seccati che sono nella condizione di scegliere “qualsiasi colore desiderino, purché sia blu”.

Certe soluzioni sono perfette… per spostare i problemi da un punto del sistema a un altro.

Quando negli anni ‘80 si inaugurò la tangenziale di Londra (M25); sembrava la soluzione perfetta al traffico della capitale. Ben presto però, da risorsa la M25 divenne un problema. Visto che tutti gli automobilisti cercavano di prendere la nuova tangenziale, le strade confluenti, inadatte a smaltire tanto traffico, divennero delle trappole infernali di incolonnamenti.

Gli esperti avevano avvisato i politici dell’epoca, che però erano smaniosi di inaugurare al più presto l’opera. Pensare sistemico, ha l’antipatica caratteristica di richiedere una visione ampia.

Introduzione al pensiero e alla comunicazione Sistemica

Cos’è la retroazione? Semplice, come bere un bicchiere d’acqua

La retroazione è un concetto che molti conosceranno bene, magari sotto il nome di feedback. È un termine ampiamente usato in comunicazione, anche se le sue origini sono legate soprattutto a un matematico e filosofo statunitense: Norbert Wiener.

Wiener parlava di feedback loop, o anelli di retroazione, ed era interessato all’utilizzo di questi anelli in ambito cibernetico. La sistemica ne riprende l’uso in termini più ampi: ogni input di un sistema dinamico è influenzato, direttamente o meno, dai suoi precedenti output.  

Bere un bicchiere d’acqua è un sistema dinamico, e questo gesto quotidiano implica un uso estensivo di anelli di retroazione. Pensateci: mentre riempiamo il bicchiere, osserviamo il livello dell’acqua, quando è adeguato chiudiamo il rubinetto. Se il flusso dell’acqua è eccessivo, lo rallentiamo stringendo il rubinetto. In tutto questo processo, dobbiamo tenere conto anche di altre variabili e di obiettivi mentali: quanta acqua mi serve? Che temperatura ritengo possa essere soddisfacente? Fa caldo! Vorrei dell’acqua fresca…

Tutte queste variabili sono organizzate in diversi anelli di relazioni causa-effetto che sono, di fatto, mini processi di retroazione circolare.

A partire da un livello desiderato di acqua, stabilisco la posizione del rubinetto, che influenza il flusso dell’acqua, che influenza il livello dell’acqua, che influenza lo scarto percepito (non voglio riempire troppo il bicchiere), che influenza la posizione del rubinetto e così via.

È un sistema a complessità dinamica, in cui i vari elementi del sistema si influenzano a vicenda. Noi però agiamo in maniera praticamente inconsapevole di questa complessità. Per certi versi è un bene: dobbiamo solo bere un bicchiere d’acqua!

A volte però, applichiamo questo pilota automatico anche quando la situazione non lo richiederebbe.

Ad esempio, quando nella comunicazione con l’altro siamo incapaci di cogliere la complessità dinamica della situazione e riduciamo tutto a una semplicità lineare, che spesso porta a una incomprensione reciproca (“Tu non mi capisci!” “Io sono fatto così!” eccetera).

In un’ottica sistemica, l’apparente semplicità del bere ci insegna almeno tre cose importanti:

  • La realtà funziona più in modo circolare che lineare;
  • Esiste una complessità dinamica, quando vari elementi (acqua, rubinetto, capienza del bicchiere…) si dispongono in rapporto tra loro, creando reciproche relazioni o influenze;
  • Esiste un livello di complessità del sistema oltre il quale è inutile o controproducente andare. In parole semplici: se comincio a scomporre troppo un evento nei suoi sistemi circolari, rischio di perdere di vista l’insieme del sistema. È un elefante o un serpente?

Quest’ultimo punto è fondamentale, ne parleremo in modo più esteso la prossima volta. Per ora, se volete, cominciate ad usare le “lenti sistemiche”. Sarà facile scoprire connessioni inaspettate e vedere vecchi schemi mentali da un nuovo punto di vista.

Pier Mauro Blasi

Bibliografia essenziale:

Bertalanffy L. von, (1967) Teoria generale dei Sistemi: fondamenti, sviluppo, applicazioni. A.Mondadori Editore, Milano

Capra F. (1998), La rete della Vita: una nuova visione della natura e della scienza. Sansoni, Biblioteca Scientifica, Milano

Senge P.M. (2006), La Quinta Disciplina. Sperling&Kupfer Ed., Milano