La blue economy – Intervista al Presidente della Federazione del Mare Mario Mattioli

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Ci parli della Federazione del Mare e del suo ruolo di Presidente.
La Federazione del mare, che costituisce il cluster marittimo italiano, ha il fine di dare rappresentanza unitaria al mondo marittimo del Paese, per consentirne l’apprezzamento come fattore di sviluppo ed affermarne la comunanza di valori, di cultura e di interessi, che scaturisce anche dal costante confronto con l’esperienza internazionale.
Quasi tutte le organizzazioni industriali del settore marittimo-portuale italiano aderiscono alla Federazione del Mare: in pratica tutta la filiera della blue economy legata alla cantieristica, ai trasporti marittimi, alla pesca, alla nautica da diporto, ai porti e ai terminalisti, ai servizi tecnico nautico, agli agenti marittimi. Ma proprio grazie al suo carattere di inclusività, la Federazione accoglie anche enti che operano nella formazione marittima e nel diritto marittimo. Di recente poi, la nostra compagine si è aperta anche comparti vicini, come quello dell’energia.
Federazione del Mare è membro dell’European Network of Maritime Cluster (ENMC), che rappresenta i cluster marittimi europei, e con il nostro Vicepresidente Claudio Graziano, Presidente di Assonave, detiene una delle tre vicepresidenze.
Sempre al fine di dare ampia risonanza a tutte le tematiche che riguardano il mare, la Federazione d ha siglato due importanti Memorandum di Intesa: uno con l’associazione ambientalista Marevivo, al fine di adottare programmi e iniziative congiunte volte a promuovere specifiche attività di educazione ambientale, soprattutto nelle scuole, e a stimolare iniziative culturali ed educative sul tema della sostenibilità, tutela, valorizzazione ambientale e difesa del mare e delle sue risorse.
L’altro con Cluster BIG (Cluster Tecnologico Nazionale “Blue Italian Growth”), per promuovere specifiche attività per la divulgazione verso il grande pubblico del valore dell’economia blu e favorire la coscienza pubblica di tutti gli aspetti del mare, a partire da quelli socio-economici e di relazioni internazionali. Grazie a questa unione abbiamo partecipato insieme ad importanti bandi europei suddividendoci responsabilità e specializzazioni per ottenere benefici per le nostre imprese e le loro professionalità.
Infine mi piace ricordare che Federazione del Mare, insieme agli stakeholder italiani, alle organizzazioni pubbliche e private, alle università e agli istituti di ricerca, ha fortemente sostenuto la decisione del Governo italiano di voler acquisire lo status di partner di dialogo con l’Indian Ocean Rim Association (IORA), un’organizzazione intergovernativa volta a rafforzare la cooperazione regionale e lo sviluppo sostenibile all’interno della regione dell’Oceano Indiano, e, dal 2020, detiene la presidenza della Piattaforma Italia-IORA, partecipando attivamente all’attuazione di iniziative per rafforzare una cooperazione concreta e operativa sulla blue economy tra Italia e i paesi dell’Oceano Indiano e per un maggior coinvolgimento del nostro Paese in una regione in cui le sfide legate allo sviluppo sostenibile e alla sicurezza marittima sono significative.
Come Presidente, mi preme far capire e passare un concetto fondamentale: un associazionismo allargato in una maniera intelligente dà sia visibilità alle singole associazioni sia benefici enormi alle imprese del settore. Creare sinergia può aprire a modalità operative diverse, a un confronto che, quando è costruttivo, produce un impatto positivo per tutto il Paese.

Che obiettivi avete nel breve-medio periodo?
Entro la prima metà di quest’anno, modificheremo lo statuto in modo da avere una nuova governance di tipo associativo, per fare della Federazione del Mare un soggetto attivo nell’ambito della blue economy e non più solo partecipativo.
Il concetto è: tu scegli di essere associato, paghi la tua fee associativa e ti metti in discussione lavorando affinché la Federazione migliori. Vogliamo diventare più “associazione” così da essere legittimati in un certo qual modo anche a livello politico. Vogliamo passare dall’essere un soggetto pletorico a soggetto politico. Il motivo del cambiamento che vogliamo apportare sta nel fatto che ci siamo resi conto che finora, pur non avendo una vera e propria organizzazione statutaria, siamo stati in grado di cogliere delle opportunità positive che hanno portato a risultati interessanti. Per continuare su questa strada è necessario evolversi affinché si possa costituire un forte cluster nel Mediterraneo e contribuire anche allo sviluppo in Paesi che lo richiedono, come la Tunisia, con la quale abbiamo un memorandum con l’intento di esportare e importare.

Mario Mattioli, Presidente della Federazione del Mare.

Cosa è emerso dall’evento che Assiterminal ha organizzato presso la sede della Federazione del Mare? 
I temi della portualità italiana e dell’Economia del Mare sono al centro della mission della Federazione del Mare e per questo, con grande piacere ed entusiasmo, come Presidente della Federazione, ho accolto nella nostra sede l’evento organizzato da Assiterminal ideato per essere un’occasione di confronto tra imprese, associazioni e istituzioni, all’insegna della concretezza.
Dobbiamo, infatti, sostenere tutte le iniziative volte a promuovere l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica verso i temi legati all’economia del mare. Infatti, nonostante rappresenti quasi il 10% del PIL nazionale, la rilevanza che il settore portuale e marittimo ricoprono nel sistema economico e produttivo italiano non è percepita dalla maggioranza dei cittadini e dei non addetti ai lavori. Parimenti, il cluster marittimo italiano deve essere in grado di consolidare e rafforzare il suo il peso politico per poter garantire la tutela degli interessi degli operatori del comparto.
L’evento di Assiterminal è stata un’occasione importante da cui emersa proprio l’esigenza di ragionare in un’ottica unitaria. Come presidente della Federazione del Mare ho sottolineato con forza che per dare un’effettiva rappresentatività al cluster marittimo dobbiamo mettere insieme tutte le componenti del settore e fare fronte comune, non solo verso le Istituzioni italiane, ma anche a Londra e a Bruxelles.

Lei è anche presidente di Confitarma, che ha recentemente lanciato Maredì, il nuovo programma di approfondimento sull’Economia del Mare condotto da David Parenzo: quali obiettivi vi siete posti con questo progetto?
L’idea di Maredì nasce sostanzialmente con l’obiettivo di raccontare le molteplici sfaccettature dell’Economia del Mare, con un linguaggio nuovo, inclusivo, semplice e più aperto alle contaminazioni del mondo esterno.
C’è una differenza tra il percepito del settore dall’esterno e ciò che è realmente. E ciò è probabilmente dovuto al fatto che se ne parla poco e che, quando lo si fa, si utilizza un linguaggio che crea quasi delle barriere, una distanza. Noi diamo per scontato tutto ciò che è il nostro mondo e spesso non riusciamo a dare una giusta narrazione della normalità del Sistema Mare. Nella maggior parte dei casi, se ne sente parlare solo quando si verificano eventi catastrofici.
Per questo abbiamo deciso di affidarci agli stimoli di un giornalista non prettamente di settore, David Parenzo, per confrontarci con uno stile competente ma divulgativo, con tutti i principali attori del settore su ogni aspetto dell’Economia del Mare: dallo shipping alla sicurezza, dai trasporti alla logistica, dalla nautica alla portualità, dalla pesca alla formazione, dalla cultura al turismo, dall’energia alla finanza.

Luca Brambilla