Un nuovo approccio alle relazioni: la Comunicazione Strategica

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Il mese di aprile si è aperto con un importante evento per PMI Central Italy: un webinar sulla Comunicazione Strategica come nuovo approccio alle relazioni, che ha visto l’intervento – in qualità di relatrice – della dott.ssa Giorgia Raguzzi, Vicedirettore dell’Accademia di Comunicazione Strategica. 

Perché è importante intessere e mantenere relazioni? Ce lo dice proprio la Raguzzi, affermando che in un mondo in continua evoluzione caratterizzato da complessità «nessun individuo al giorno d’oggi può raggiungere il successo senza relazionarsi con altre persone, siano esse esterne o interne alla propria azienda». Tuttavia, non è sempre facile, entrando in relazione con gli altri, evitare che i conflitti emersi portino ad una sua rottura. 

Il sociologo britannico Bauman diceva che «il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione». Ciò vuol dire che esiste la possibilità di impedire ad una relazione di arrivare al collasso, ovvero comunicare in un modo nuovo ricorrendo alla Comunicazione Strategica. 

L’essere umano, spiega la Raguzzi, sin dalla nascita comunica istintivamente in maniera efficace allineando il verbale, il paraverbale e il non verbale per mandare un messaggio al proprio interlocutore incentrato unicamente sui suoi interessi così da soddisfarli. Dunque, questo tipo di comunicazione non sembra considerare l’interlocutore e ciò che lui vuole ottenere, né il Contesto che influisce sulla relazione, ma pone al centro l’ego (Io). Proprio per questo, la Comunicazione Efficace è egoriferita ed è vittima di bias.

I bias vengono definiti da Daniel Kahneman, psicologo israeliano vincitore del Premio Nobel per l’economia del 2002, come «errori sistematici del ragionamento che derivano da un’elaborazione imperfetta delle euristiche o scorciatoie cognitive». Ciò significa che nella vita quotidiana il nostro cervello, che deve prendere circa 35.000 decisioni al giorno, per “risparmiare energia” e focalizzarsi sulle decisioni importanti, crea delle scorciatoie cognitive – appunto le euristiche – che sfociano nei bias.

Si ha una comunicazione efficace ogni volta che, ad esempio, un manager, che deve consegnare un progetto ad un cliente, entra nel suo ufficio e, non trovando il progetto ultimato, se la prende con il suo team di collaboratori urlando e disturbando coloro che stanno lavorando nell’open space. Agendo in tal modo, il manager non tiene conto del proprio team e del Contesto (spazio dell’ufficio e persone che vi lavorano) e cade vittima dei suoi stessi bias pensando che il team non abbia lavorato bene.

Cosa potrebbe fare il manager per adottare una Comunicazione Strategica e non incrinare la relazione con i suoi? Prima di intervenire, dovrebbe attuare delle tecniche anti-bias che gli permetterebbero di auto distanziarsi dalla situazione a livello emotivo. Dovrebbe poi porre delle domande per capire la ragione per la quale il suo team è in ritardo con la consegna del progetto e poi agire (intervenire) co-progettando con i suoi collaboratori una soluzione migliore che permetta di consegnare il progetto entro le tempistiche date e di qualità superiore con un conseguente maggior soddisfacimento del cliente. 

Facile a dirsi, ma non a farsi! Invero, se la comunicazione efficace è istintiva e connaturata all’uomo, la Comunicazione Strategica ha bisogno di essere studiata e appresa per essere adottata nel quotidiano. Ciò è possibile attraverso il Metodo O.D.I.®, brevettato dall’Accademia di Comunicazione Strategica, composto da un acronimo che indica le tre fasi da seguire per rendere una comunicazione strategica: Osserva, Domanda, Intervieni. 

Questo metodo ha infiniti ambiti di applicazione in quanto infiniti sono le occasioni di comunicazione e di relazione. Considerando, ad esempio, lo scenario di un colloquio di lavoro, si avranno due soggetti – Io (recruiter rappresentanti dell’azienda) e Tu (candidato) – e un Contesto, ovvero elementi soggettivi e oggettivi che influiranno sulla relazione di lavoro. Nel momento del colloquio, l’Io non può solamente guardare ai suoi interessi e decidere di assumere quel candidato in quanto più in linea e adatto per la posizione da coprire, ma deve porre domande per capire cosa vuole ottenere il candidato da quel lavoro e quali sono i fattori che potrebbero ostacolare la relazione: tipologia contrattuale, distanza spaziale, non disponibilità ad effettuare turni, contesto familiare, ecc. 

Se tutti questi elementi non vengono appurati prima e se il Tu non si sentirà valorizzato nella relazione lavorativa, prima o poi ci sarà un punto di rottura che metterà fine a tale rapporto. 

La stessa cosa potrebbe succedere quando il Tu è il proprio manager, seppur efficace. In questo caso, è il collaboratore che – se intenzionato a mantenere la relazione – deve far capire quanto, attraverso la Comunicazione Strategica, sia possibile co-progettare una soluzione che soddisfi entrambi. Prima di farlo, tuttavia, è bene che prima si ponga delle domande: «Sono cosciente degli interessi del mio responsabile?»; «Quale potrebbero essere ragioni diverse da quelle a cui sto pensando per cui si è comportato in questo modo?»; «Sono le motivazioni dietro alle scelte?». 

Pertanto, imparare a porre domande che trasmettano al proprio interlocutore un reale interesse verso i suoi obiettivi è la chiave; non a caso, la fase del Domanda è quella più strategica del Metodo O.D.I.®. 

Come si è visto, l’originalità del Metodo O.D.I. e della Comunicazione Strategica sta anche nella sua trasversalità oltre che nella sua innovatività! Non resta, quindi, che cominciare a studiarlo per apprenderlo e impararlo cosicché il mondo del lavoro sia caratterizzato sempre meno da persone efficaci e sempre più da manager e collaboratori strategici che, instaurando relazioni durature nel tempo, raggiungano obiettivi sfidanti in contesti complessi. 

Antonella Palmiotti