LA CULTURA COME FORMA DI EMANCIPAZIONE – INTERVISTA A CRISTINA PARENTI

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Cristina Parenti è Senior Vice President Communications and External Relations presso EDISON. In questa intervista, oltre a raccontarsi, identifica le sfide che le donne devono affrontare nell’ambito Relazioni Esterne e Comunicazione indicando che l’insegnamento più prezioso appreso dalle sue esperienze vede la cultura come “una fonte autentica di indipendenza e libertà”.

Qual è stata la motivazione principale che l’ha portata a scegliere una carriera in ambito Relazioni Esterne e Comunicazione? Ci racconti il momento più significativo che ha contribuito a plasmare la sua carriera fino ad oggi.

L’interesse per la comunicazione ha sempre fatto parte del mio percorso professionale. La mia formazione in Economia e Commercio all’Università Bocconi, benché orientata verso il marketing e la gestione delle imprese internazionali, non offriva uno specifico percorso per la comunicazione. Tuttavia, grazie a un concorso pubblico organizzato da Assolombarda, rivolto alle giovani donne laureate o in procinto di laurearsi, e promosso dalle aziende sponsor dell’iniziativa, ho avuto l’opportunità di svolgere uno stage presso il Gruppo Pirelli nel 1995 poco prima di laurearmi e da lì è partito un percorso che continua ancora oggi.

Durante lo stage, ho avuto modo di apprezzare il ruolo essenziale della comunicazione nella gestione di una fase molto delicata dell’azienda che si stava trasformando e ho quindi compreso quanto la comunicazione fosse una leva strategica per la vita delle imprese e delle organizzazioni. Dopo Pirelli, ho accettato la proposta del Gruppo Shell, che negli anni ’90 aveva deciso di ritornare al 100% nel mercato italiano e aveva bisogno di potenziare la sua struttura di comunicazione anche in ragione dell’avvio della partnership con Ferrari in F1.

Da allora, ho continuato a occuparmi di comunicazione, maturando esperienze in diversi settori di attività, dalle telecomunicazioni con Motorola, all’esperienza ancora oggi più lunga nel mio percorso che è stata quella con Luxottica, dove ho fondato la Direzione di Comunicazione, e infine Edison dove guido dal 2017 la comunicazione corporate e le relazioni esterne. 

Quali sono le soft skill rilevanti per gestire un gruppo diversificato e qual è il ruolo della formazione in questo?

La formazione costituisce una componente fondamentale per garantire la qualità del lavoro svolto in ogni ambito organizzativo. Non è solamente un’opportunità straordinaria per la crescita e il miglioramento personale e professionale, ma è anche un’occasione per allenare la mente e le emozioni. Le aziende, nonostante l’attuale contesto digitalizzato, rimangono comunque centri in cui le relazioni umane giocano un ruolo cruciale. Le competenze soft, così chiamate, sono elementi naturali del comportamento umano da coltivare con costanza. Il dialogo, in particolare, è un aspetto basilare della comunicazione e della gestione delle relazioni: è basato sulla capacità di ascoltare e sull’empatia. 

Cristina Parenti, Senior Vice President Communications and External Relations presso EDISON.

Come vede il ruolo delle donne nel settore delle Relazioni Esterne e Comunicazione, e quali sfide ritiene siano ancora presenti?

Le sfide rimangono molteplici, poiché viviamo ancora in un ambiente culturale carico di stereotipi, che anche inconsciamente condizionano le modalità di rapportarsi al genere all’interno delle organizzazioni. Il fattore culturale condiziona la formazione di ruoli stereotipati, ai quali vengono associati determinati comportamenti, linguaggi e competenze ritenute tipiche di un genere rispetto all’altro. Riuscire ad agire indipendentemente da questi stereotipi, presenti sin dall’educazione infantile, è estremamente faticoso e richiede un impegno continuo e costante. La vera sfida è mantenere una soglia di attenzione e di resistenza alle pressioni e alle aspettative stereotipate proposte dalla società, senza che ciò diventi una fonte di stress a discapito della qualità della vita. Il tema della diversità e dell’inclusione è oggi discusso apertamente e approfondito a tutti i livelli. Tuttavia, il raggiungimento di una piena emancipazione è ancora lontano e richiede un impegno collettivo nell’educazione, oltre che un grande spirito di collaborazione e disponibilità da parte di tutti.

Qual è il consiglio più prezioso che ha ricevuto durante la sua carriera e che vorrebbe condividere con le giovani professioniste?

Il mio consiglio è di investire sempre sulla cultura come leva di emancipazione e di indipendenza, insieme all’esperienza internazionale in altri Paesi e contesti per arricchire il proprio patrimonio culturale e umano.

Penso che il tempo dedicato allo studio, alle proprie cultura e formazione sia essenziale per essere persone libere e indipendenti. Personalmente ho sempre cercato di mettere in pratica questo approccio nel mio percorso personale e professionale, mantenendo costante la curiosità e il desiderio di conoscere e di imparare.

A questo aggiungo che  la conoscenza del mondo e l’esperienza internazionale sono essenziali per diventare davvero persone inclusive e aperte alla diversità, poiché, solo al confrontarsi con il mondo e a sperimentarne la ricchezza delle differenze, ci si mette alla prova e si impara ad accettare, rispettare e valorizzare la diversità come leva di progresso culturale e umano.

Giorgia Raguzzi