La rivoluzione HR di Alessandro Desti

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Alessandro Desti è Fondatore e CEO di Cving, un rivoluzionario software che si propone di rinnovare il mondo HR. Ci siamo incontrati per discutere del suo lavoro, di cosa significa essere giovani imprenditori nell’Italia di oggi e dell’importanza dell’avere una vision.

Che cos’è Cving e come si propone di rivoluzionare il mercato HR?

Quello che mi interessa principalmente è animare quei settori a mio avviso stantii. Oggi il mondo dell’HR versa in condizioni disastrose: il modo in cui concepiamo le candidature online, in maniera cioè sterile e compulsiva, è insostenibile sia per i candidati che per i datori di lavoro. Quello che noi proponiamo è il contatto diretto con la realtà aziendale per cui ci si propone, attraverso video interviste che permettono di inserirsi e inquadrare l’impresa in maniera spontanea e diretta.

Come viene costruito il sistema della video intervista?

Direi 20% sviluppo di software iOS/Android ad uso del candidato, e 80% di un grande gestionale che serve alle aziende per migliorare organizzazione e tempistiche, nonché social recruitment e landing pages.

Luca Brambilla intervista Andrea Desti

Chi sono i vostri clienti e quali profili andate a cercare?

Il nostro obiettivo è penetrare in maniera incisiva il settore HR, dal momento che diventerà sempre più decisivo nel mercato: per questo i nostri clienti provengono da settori e realtà di tutti i tipi, dalle più piccole alle più grandi. A tal proposito stiamo studiando un pricing che possa rivolgersi a più tipi di imprese, per rendere il nostro prodotto inclusivo.

Quindi funziona più o meno così: apro Facebook, vedo un post di Cving riguardo una posizione aperta in una grande azienda, mi candido attraverso un video in cui rispondo alle domande preparate dall’azienda in questione e, se piaccio, vengo ricontattato?

Sì, ma non solo. Noi siamo gli unici ad essere bidirezionali: ovvero l’azienda preseleziona sulla base dei database in suo possesso o delle candidature che riceve tramite noi per poi proporre una video-intervista. Allo stesso tempo è possibile autocandidarsi geocalizzandosi e guardando le posizioni aperte nelle vicinanze, e producendo quindi una video-intervista autonomamente.

Il software di Cving è, di fatto, online da due mesi, eppure avete già conquistato grandi clienti.

Cving nasce dalle ceneri un mio precedente progetto. In un meeting ho discusso con uno dei soci di questo progetto, che possedeva un’agenzia di reclutamento, e sono rimasto stupito dalla scarsa ottimizzazione del processo di selezione all’interno di questa realtà. Una volta tornato a casa mi sono concentrato in maniera esclusiva sul progetto Cving. Non esiste il successo “overnight”: è vero che siamo sul mercato da due mesi, ma molti dei nostri contatti sono stati coltivati con largo anticipo. Insomma, ci vuole certamente una buona dose di fortuna, ma l’impegno non deve mai mancare.

Luca Brambilla intervista Andrea Desti

Tu e gli altri soci fondatori di Cving non vi iscrivete nell’immaginario comune del “giovane sturtupper”: avevate carriere avviate che avete lasciato per inseguire il vostro nuovo progetto. Perché fare una scelta così controcorrente? E come superare i timori e le paure che accompagnano la nascita di un grande progetto?

Serve avere una certa predisposizione al rischio, ma quello che ci guida è di fatto la “vision”: ogni minuto speso a lavorare per altri è un minuto sottratto ai nostri personali progetti. Non è la “Sindrome di Napoleone”, è semplicemente voglia di cambiare le cose. Lo dice anche Musk che “l’innovazione non si crea da sola”.

Cosa suggerire ai giovani italiani che faticano ad entrare nel mondo del lavoro?

Buttarsi: il fallimento è la condizione sine qua non per avere successo e non deve essere visto come qualcosa di spaventoso, ma come un’opportunità per imparare. Serve poi incrementare conoscenza e competenza: in questo l’Italia deve ancora migliorare molto, nel senso che la mentalità dei giovani italiani deve essere più curiosa e proattiva.

Luca Brambilla

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