L’EVOLUZIONE DEL MANAGEMENT SANITARIO – Intervista ad Andrea Francesconi

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Oggi è Direttore del Programma Ippocrate presso la SDA Bocconi. Ci parli della sua esperienza professionale.

Mi sono laureato in economia aziendale all’Università Bocconi e ho proseguito con un dottorato di ricerca in economia aziendale. Dopo la laurea ho cominciato a collaborare con l’Università Bocconi, in particolare con il Cergas, proprio sul fronte del management sanitario. All’epoca ho partecipato ad un rilevante progetto di ricerca volto ad introdurre i sistemi di controllo di gestione nelle aziende sanitarie. In tale ambito mi sono occupato, in particolare, del ruolo dei medici nell’ambito dei sistemi di programmazione e controllo di gestione. Dopo il Dottorato ho iniziato la carriera accademica che mi ha portato all’Università degli studi di Trento. Attualmente divido la mia attività tra l’Università di Trento, dove insegno Economia delle Amministrazioni Pubbliche ed Economia Aziendale, e la SDA Bocconi dove sono coordinatore scientifico del Programma Ippocrate e di altri seminari di formazione manageriale per dirigenti sanitari che vengono organizzati su richiesta delle aziende.

Con quali criteri è nato il Programma Ippocrate?

Nasce alla fine degli anni 80, perché in quel periodo matura la consapevolezza dell’importanza del ruolo manageriale dei professionisti sanitari. È stata un’intuizione di alcuni colleghi, tra i quali cito il professor Antonello Zangrandi. Ippocrate è stato inizialmente pensato come seminario per fornire pillole di management ai medici che ricoprivano un ruolo organizzativo nelle aziende ospedaliere e che iniziavano a interagire con gli strumenti di management. Inizialmente era un corso breve della durata di tre giorni. Il corso ha avuto un enorme successo e, a partire dai primi anni ’90, con le riforme di aziendalizzazione della sanità, ha iniziato a strutturarsi in maniera più sostanziosa. Quando la formazione manageriale per i Direttori di struttura Complessa è diventata obbligatoria, le Regioni italiane hanno cominciato ad organizzare corsi obbligatori per i professionisti interessati a ricoprire il ruolo di direzione nelle strutture sanitarie. In questo contesto SDA Bocconi ha preferito differenziare il corso Ippocrate privilegiando contenuti di sostanziale interesse per i Direttori di Struttura rispetto a contenuti più o meno standard previsti dalla normativa. Attualmente il corso è strutturato in nove giornate ed articolato in tre moduli in presenza.

A quali esigenze risponde questo programma?

Il corso trasmette conoscenze specifiche, spesso immediatamente spendibili nelle strutture di appartenenza, anche grazie al contributo di una faculty molto competente, per esperienza diretta, sulle tematiche manageriali di interesse dei Direttori Clinici. La faculty, in parte accademica, in parte composta da professionisti operanti nell’ambito del settore sanitario è in grado di collegare gli aspetti teorici ai processi reali caratterizzanti le Unità Operative di diagnosi e cura e questo viene riconosciuto come un forte elemento distintivo del corso. I partecipanti ottengono un attestato di partecipazione ed i crediti ECM. Normalmente al corso sono attribuiti 50 crediti ECM.

Andrea Francesconi, Direttore del Programma Ippocrate presso SDA Bocconi.

Che valore attribuisce alle soft skill nello sviluppo di competenze manageriali?

Il secondo modulo del nostro programma è dedicato alle soft skills che occupano, quindi, un terzo dell’intero corso. Ciò evidenzia un’importanza rilevante attribuita alle soft skill. Tali competenze sono fondamentali per esercitare il ruolo di direzione e per utilizzare gli strumenti più hard del management. I temi della comunicazione, del team building, della motivazione sono sempre presenti. I docenti che si occupano dell’insegnamento di queste tematiche stimolano i partecipanti a raccontare le proprie esperienze, cercando di coinvolgerli il più possibile, favorendo un efficace interscambio d’aula. Cerchiamo di   insegnare come affrontare situazioni che vivono quotidianamente nelle loro Unità Operative.

Come giudica le sfide che dovrà affrontare in futuro la categoria dei medici e cosa si potrebbe fare per aiutare questa categoria?

Innanzitutto, si potrebbero inserire insegnamenti di management sanitario già all’interno dei percorsi universitari. Ciò permetterebbe, ad esempio, di conoscere le caratteristiche di base e le regole istituzionali di funzionamento dei sistemi e delle organizzazioni sanitarie in cui si andrà ad operare, elemento, ad oggi da non dare per scontato. Per il futuro ritengo  sarà cruciale il ruolo dell’innovazione tecnologica che potrà, si spera, ridurre la burocrazia e migliorare l’operato dei medici. Le sfide future sono molteplici e legate, soprattutto per chi opera nei sistemi pubblici, al tema delle risorse (il nostro sistema sanitario è tra i meno finanziati al mondo) al tema dell’invecchiamento dei professionisti che accomuna la sanità pubblica italiana a tutto il resto della pubblica amministrazione; al tema dell’innovazione nei processi clinici e dell’effettiva integrazione dei processi di cura.

Luca Brambilla