Prospettive e sfide nell’Healthcare Management – Intervista a Stefania Manetti

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Oggi è Responsabile del corso Healthcare Management del Politecnico di Milano. Ci parli della sua esperienza professionale.
La mia carriera accademica è iniziata all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove ho conseguito il PhD in Healthcare Innovation Management. Nel corso degli anni, sono passata per Oxford, Karolinska Institutet, Imperial College of London, nuovamente Scuola Superiore Sant’Anna ed – in ultimo – il Politecnico di Milano, dove ho preso servizio al Dipartimento di Ingegneria Gestionale (DIG) come ricercatrice a tempo determinato da febbraio 2023. Tra i vari incarichi del mio ruolo corrente, sono diventata docente titolare del corso di Healthcare Management offerto nell’ambito della Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica. Questo corso è a me caro in quanto la mia formazione è partita dall’Ingegneria Biomedica per poi abbracciare le tematiche dell’ingegneria gestionale e del management dell’innovazione.

Qual è la mission di questo corso e a quali esigenze risponde?
Il corso di Healthcare Management del Politecnico di Milano è customizzato per ingegneri biomedici e dà loro la possibilità di sviluppare una visione più ampia e multidisciplinare sull’innovazione biomedicale rispetto alla prospettiva squisitamente tecnica incentrata sullo sviluppo tecnologico. In particolare, il corso fornisce strumenti concettuali e metodologici per comprendere le sfide attuali del settore Healthcare, come poter rispondere a queste sfide attraverso l’innovazione biomedicale e come gestire e valutare questa innovazione.

Inoltre, combina la parte teorica con pratica real-life, questo grazie allo sviluppo di project work sfidanti che vengono sviluppati in collaborazione con diversi stakeholder, quali aziende med-tech, ospedali sia pubblici che privati, società di consulenza così che gli studenti possano cimentarsi nella proposta di soluzioni concrete alle sfide sempre più complesse del settore Healthcare. Nel corso di questo anno accademico, abbiamo proposto un contest in collaborazione con Humanitas Research Hospital per valutare una tecnologia biomedica innovativa secondo il paradigma dell’Hospital Based Health Technology Assessment.

Frequentare questo tipo di corso che vantaggi dà nel mondo del lavoro?
Moltissimi vantaggi. In primo luogo, dà la possibilità allo studente di applicare in pratica la propria conoscenza teorica cimentandosi su sfide reali e di ampliare il proprio network collaborando con professionisti di alto livello. In secondo luogo, fornisce strumenti utili per rafforzare le soft skill: gestire l’ansia da prestazione, trovare soluzioni alternative per superare problemi tipici del mondo reale (e.g., rallentamenti e difficoltà nella raccolta dati), ragionare in gruppo ed interfacciarsi sia con i pari che con i professionisti in maniera propositiva mantenendo una forma mentis aperta e critical thinking. La prova finale del corso consiste in un esame orale volto ad evidenziare la capacità di ragionamento dello studente che dovrebbe riuscire a discutere e collegare le varie tematiche in maniera critica.

Stefania Manetti, Responsabile del corso Healthcare Management del Politecnico di Milano.

Qual è il ruolo della multidisciplinarietà nell’affrontare le sfide della sanità e come passe-partout mondo accademico e del lavoro? 
La multidisciplinarietà è la chiave per rispondere alle sfide dell’innovazione biomedicale di oggi. Il corso di Healthcare Management ha l’ambizione di allargare le frontiere. È fondamentale comprendere come integrare l’aspetto ingegneristico con le altre prospettive e come fare sinergia tra gli attori dell’ecosistema, con lo scopo di portare l’innovazione ai pazienti in maniera più rapida ed efficace. Dunque, è necessario non fossilizzarsi solo sulla dimensione tecnica, ma avere anche una visione aperta verso la multidisciplinarietà.

Che valore attribuisce alle soft skill per sviluppo di competenze professionali?
Per me le soft skill sono fondamentali. A tal proposito, vorrei ringraziare il Prof. Emanuele Lettieri, mio mentore, che mi ha lasciato in eredità questo corso. Nel corso abbiamo introdotto la Peer to Peer (P2P) Evaluation, scala ampiamente usata nella Business School di Harward. Questa valutazione mira ad analizzare quanto lo studente ha contribuito alla realizzazione del project work, sia in termini di carico di lavoro e responsabilità assunte che di supporto emotivo, ossia quanto lo stesso abbia sia stato rispettoso e propositivo verso i compagni di squadra e abbia contribuito alla realizzazione di un clima sereno. Gli studenti che ottengono una valutazione non sufficiente – detti “freerider” – vedranno invalidare il proprio project work e dovranno sviluppare un recovery individual essay concordato con il docente.

Che consiglio darebbe a un giovane che sta per affacciarsi al mondo del lavoro?
Tre punti chiave: passione per quello che si fa, determinazione ostinata nel raggiungere un obiettivo e mentalità aperta per vedere il problema sempre a 360°. Ultimo consiglio che darei ai giovani è di mantenere umanità, umiltà e rispetto per gli altri perché senza queste caratteristiche i tre punti chiave sopra citati non avrebbero senso.

Luca Brambilla