L’evoluzione di un software – Intervista a Cristina Zucchetti

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Tutto ebbe inizio dall’idea di suo padre, Domenico Zucchetti, che voleva creare un software in grado di svolgere in modo automatizzato le dichiarazioni dei redditi. Ci racconti gli step che hanno portato Zucchetti ad essere oggi un’azienda di informatica tra le più celebri del Paese.

È vero, mio papà era un commercialista che 45 anni fa, nel 1978, ha deciso di ottimizzare i processi del proprio studio realizzando un software per la dichiarazione dei redditi. Ha sempre avuto una forte cultura dell’innovazione e un’ossessione per l’eccellenza; ha sempre ascoltato i clienti, valorizzando tutti i contributi delle persone con cui si interfacciava. Tutto questo lo ha portato a introdurre una tecnologia all’interno della sua professione e a venderla al mondo esterno: da lì è cominciato il business. L’attività di studio che funzionava come laboratorio di test, è diventata l’azienda che oggi supera il miliardo di ricavi e che ha 700.000 clienti in tutto il mondo, sia professionisti che aziende di qualsiasi dimensione e settore.

Successivamente ha inventato il software per la contabilità, quello per le paghe e, intercettando nuove opportunità e nuove esigenze, Zucchetti è entrata nel mondo delle aziende. Così siamo cresciuti tanto da diventare la principale software house italiana con prodotti che spaziano dalla gestione delle risorse umane ai sistemi di controllo accessi anche per gli stadi: siamo stati presenti anche durante l’ultimo mondiale di calcio, in Qatar, gestendo il sistema di controllo accessi di 6 su 8 stadi (e solo alla finale erano presenti più di 80.000 spettatori).

Oggi è alla guida di una grande realtà. Com’è stato prendere le redini di un’azienda di questo calibro?

È stato un passaggio di testimone importante avvenuto nel 2008, anno in cui mio fratello Alessandro ed io abbiamo preso in mano il timone dell’azienda. Si è trattato di un passaggio generazionale pianificato con anticipo da mio padre, nel segno della continuità aziendale, in un momento in cui la Zucchetti aveva già una squadra di manager e prime linee che lavoravano con noi da molto tempo e che avevano una conoscenza molto ampia del mercato, considerato che, anche se noi figli non siamo informatici, ci siamo sempre occupati della parte gestionale dell’azienda, ispirandoci ai valori su cui si fonda.

La strategia dell’azienda si basa sempre su un’ottica di medio-lungo periodo con continui  investimenti degli utili, sia per mantenere elevati gli standard di qualità, sia per alimentare l’innovazione che è molto importante e ci permette di essere vincenti nel nostro settore. Non a caso, il nostro purpose è: “Innoviamo per migliorare la tua vita”. L’obiettivo del nostro gruppo è crescere ma in un’ottica di attenzione, sostenibilità e responsabilità sociale, cercando di migliorare la vita dei nostri clienti.

Cristina Zucchetti, Presidente Zucchetti Group.

In che modo Zucchetti ha portato avanti il processo di digitalizzazione al fine di garantire una continuità lavorativa durante la pandemia?

L’emergenza sanitaria ha dato una forte accelerazione alla digital transformation di tante aziende. Le nostre soluzioni erano già in cloud e consentivano già di lavorare ovunque, così abbiamo garantito la sicurezza ai nostri collaboratori facendoli lavorare da casa. Successivamente abbiamo creato delle applicazioni che consentissero di ottimizzare la gestione degli spazi aziendali per prevedere un ritorno in sicurezza nelle nostre sedi. Inoltre, abbiamo una nostra App mobile, Zeta Connect, grazie alla quale tutte le mattine le persone potevano connettersi al sistema informativo aziendale e dichiarare il loro stato di salute.

I nostri clienti, persino i professionisti, spinti dalla necessità del periodo di lockdown, hanno percepito grandi vantaggi nel digitale, che consentiva loro di svolgere al meglio la propria attività senza dover essere fisicamente in azienda. Molti di loro però non erano pronti a questa emergenza sanitaria e ci hanno chiesto consulenza per capire come fare per seguire questa digitalizzazione; quindi, abbiamo creato anche un team che accompagnasse le imprese verso un’organizzazione un po’ più agile.

Che valore attribuisce alle soft skill per lo sviluppo della leadership?

Per noi le soft skill sono sempre state molto importanti: sono competenze che, anche in fase di selezione, cerchiamo perché la capacità di lavorare in team per noi è fondamentale. Inoltre, sono elementi necessari per lo sviluppo della leadership soprattutto in gruppi numerosi e per raggiungere i risultati auspicati. Le conoscenze tecniche sono importanti, ma anche il come vengono espresse è fondamentale. Nella nostra cultura si parla di intelligenza emotiva, ovvero capacità di comunicare, ascoltare, insieme alla capacità di innovare e pensare fuori dagli schemi. Questo ci permette di raggiungere i traguardi desiderati.

Che consiglio darebbe a un giovane che sta per entrare nel mondo del lavoro?

Comprendere il fatto che il mondo del lavoro richiede un aggiornamento continuo delle competenze. Bisogna fare sistema, per questo facciamo molta comunicazione con le istituzioni scolastiche e siamo molto presenti nelle scuole e nell’orientamento dei giovani. Il mio consiglio è quello di valutare anche le richieste del mercato del lavoro e specializzarsi in quelle facoltà che sono più richieste, come le materie STEM, potersi creare una carriera.

Luca Brambilla