Selezione del personale: un processo strategico

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Nel pomeriggio del 18 gennaio, si è tenuto il primo incontro del ciclo di webinar “Saper scegliere. Il processo di selezione strategica”, occasione per lanciare il libro dall’omonimo titolo scritto da Luca Brambilla e Giorgia Raguzzi, rispettivamente Direttore e Vicedirettore dell’Accademia di Comunicazione Strategica, e discutere degli attuali e importanti temi che gravitano attorno al processo di selezione del personale.

Proprio la parola “processo” è considerata essere chiave dal Direttore dell’Accademia. «La selezione del personale è una dinamica di processo che ha delle fasi e sottofasi, tra cui quella iniziale è sicuramente la più importante per far sì che abbia un imprinting strategico», dice. Si tratta di un processo che non finisce mai, in quanto è declinazione operativa della strategia aziendale e, come tale, non può essere di appannaggio esclusivo del team HR o degli Head Hunter.

Sull’argomento interviene Nicola Ladisa, HR and Organization Director della Holding De Agostini, il quale concorda completamente sul definire la selezione del personale come un processo, aggiungendo che «il processo di selezione non è qualcosa che si improvvisa. Ogni volta che si ricerca una persona, ci si deve chiedere se quel candidato è quello giusto per il posto giusto al momento giusto». Ciò significa che bisogna aver chiaro il profilo che si sta cercando. Si tratta – secondo Ladisa – di una chiarezza che caratterizza soprattutto la generazione Z, che sa quali sono i suoi interessi, ha ben in mente il valore del work-life balance grazie allo smart working e non vuole essere illusa da valori, ideali o progetti solo millantati dalle aziende.

«Il tema della generazione Z e dello smart working è un elemento culturale: un’azienda che non lo prevede anche nelle funzioni per cui potrebbe, è un’azienda che ha un’impostazione culturale vecchia», dice Paolo Iacci, Presidente ECA Italia e docente di “Gestione delle Risorse Umane” presso l’Università degli Studi di Milano, prendendo la parola. Ciò si accompagna ad altri fenomeni: la fuga dei cervelli dall’Italia e i bias nella selezione del personale.

Sul primo, il Prof. Iacci invita a riflettere sul fatto che il fattore economico non è quello prioritario per i giovani che emigrano all’estero; sono essenziali la prospettiva di crescita futura, il grado di responsabilità che potranno assumere e l’autonomia che raggiungeranno in ambito professionale. In merito ai bias, invece, esplicita che la ricerca di talento e competenza deve prescindere dall’età dei candidati: un over 50 può essere la persona giusta nel posto giusto al momento giusto.

Dopo aver confermato l’importanza di conoscere i bias e i noise, ovvero i “rumori di contesto”, e di applicare tecniche per superarli durante tutte le fasi del processo di selezione del personale, il Direttore dell’Accademia lascia spazio agli interventi del pubblico, concludendo con la storia dello spaccapietre.

Mentre si aggira in un villaggio, un uomo incontra uno spaccapietre che trascina una carriola e gli chiede: «cosa stai facendo?». Lo spaccapietre risponde: «mi spacco la schiena portando queste pietre, non vedi?». Proseguendo sulla sua strada, incrocia un secondo spaccapietre a cui rivolge la stessa domanda. Quest’ultimo risponde: «mi spacco la schiena per portare un pezzo di pane a casa per la mia famiglia!». Infine, incontra un terzo spaccapietre, il quale alla domanda dell’uomo risponde: «mi spacco la schiena per costruire la cattedrale del Signore».

Una bellissima metafora, questa, il cui suggerimento profondo è indicare che c’è bisogno di persone che capiscano l’ideale per cui si lavora; magari la fatica non cambierà, ma si avrà più gioia nel lavorare!

Antonella Palmiotti