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Il mestiere di mediatore non è semplice poiché necessita di numerose competenze tecniche, di soft skills per gestire le situazioni e di esperienza sul campo. Mario Dotti è un mediatore esperto, formatosi in ambito accademico e da mediatori di importanza internazionale. In quest’intervista ho dialogato con lui sull’importanza delle soft skills durante una mediazione, soprattutto in fase di ascolto e dei possibili inconvenienti che sorgono in questo lavoro.
Qual è la differenza tra mediatore e negoziatore?
Il mediatore ha le competenze di un negoziatore ma è un soggetto terzo, quindi non si schiera. Ha le stesse skill dei negoziatori ma ha il solo compito di aiutarli a facilitare il negoziato, individuando quei blocchi che, spesso, anche tra esperti, si possono verificare.
Quali soft skills dovrebbe possedere un bravo mediatore?
È indubbiamente necessario che conosca a fondo le tecniche di comunicazione, in particolare di ascolto, l’abilità più importante per un mediatore. Egli ha infatti il compito sia di comprendere a pieno ciò che le parti stanno affermando, sia di stabilire una relazione di fiducia con esse e successivamente tra di esse, facilitata dal dimostrarsi attento a ciò che dice il proprio interlocutore.
Come si affronta l’impasse tra due parti che non intendono proseguire la trattativa?
Dipende dal tipo di impasse che si verifica. Se fosse di tipo relazionale, caratterizzato quindi dalla difficoltà di instaurare una relazione collaborativa tra le parti, spesso a causa di un aumento di emotività, il mediatore deve aiutare a superare questo momento, impedendo che la stessa emotività prenda il sopravvento e riportando la situazione in uno stato di equilibrio. Qualora invece l’impasse relazionale fosse legato al rifiuto pregresso di dialogare personalmente con la controparte, il mediatore dovrà indagare le modalità e le condizioni grazie alle quali il dialogo potrebbe realizzarsi. Quando l’impasse è, invece, di tipo negoziale, si ricorre alle proprie competenze in problem solving, analizzando la situazione da diverse angolazioni o cambiando le persone coinvolte.
Quali sono le caratteristiche da cui si può distinguere un bravo mediatore?
Un bravo mediatore non fa sentire la sua presenza ma fornisce un’impronta importante alla mediazione con il proprio lavoro. Spesso, i mediatori alle prime armi assumono un atteggiamento direttivo, ovvero intervengono in un momento critico della mediazione per dirigere il dialogo: “lasci ascoltare”, “scusi, la fermo” o “lasci completare il discorso”. Questo tipo di intervento non denota un mediatore esperto, il quale, al contrario, dovrebbe entrare nel sistema “in punta di piedi” ed evitare di spostare il focus della conversazione a proprio piacimento, a maggior ragione nel caso in cui le parti non desideravano che fosse spostato. Il momento in cui il mediatore riesce a fare il proprio lavoro è quando arretra e lascia che i partecipanti proseguano da soli.
Come avviene la preparazione di una mediazione?
La mediazione obbligatoria prevede un incontro preliminare in cui le parti, obbligate dalla legge ad incontrare un mediatore, cercano di trovare l’opportunità per avviare il tavolo negoziale. In questo caso la difficoltà maggiore consiste nel far emergere la motivazione a mediare, pertanto la preparazione è fondamentale perché costituisce l’unico momento in cui si possono concordare le regole d’ingaggio della mediazione, al fine di renderla il più efficace e serena possibile, soprattutto in situazioni di conflitto.
Ci suggerisca un libro per iniziare a comprendere il mondo della mediazione.
Getting to yes (in italiano L’arte del negoziato) è il libro considerato la pietra miliare, la Bibbia della mediazione e della negoziazione. È scritto da Roger Fisher e William Ury, mediatore che si è occupato di dispute politiche internazionali molto importanti.
Luca Brambilla
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