Un Film sotto l’ombrellone: “Joy” di David O. Russel

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Esistono innumerevoli attività che si possono svolgere durante le ferie estive per combattere la noia del “dolce far niente” che incombe sulle giornate accompagnate dal caldo soffocante, alternando il meritato riposo alla possibilità di mantenere la mente allenata.

Guardare un film rappresenta un piacevole sollievo da uno stato d’animo alterato, aiutando lo spettatore a migliorare l’umore e ad aumentare la salute mentale. Allena la mente, grazie alla visione suggestiva di immagini in movimento.

Dopo aver proposto l’analisi di The Social Network, il titolo di oggi è Joy (2015) che si presta bene come ideale vademecum per l’imprenditore, il venditore, il creativo. Come nel caso del film su Mark Zuckerberg, anche questa è una storia (quasi) vera: si ispira parzialmente a Joy Mangano, inventrice, creativa, imprenditrice newyorkese oggi milionaria. È la parabola classica del sogno americano che racconta di chi afferra finalmente il successo dopo molteplici difficoltà personali e professionali, meritato premio per i durissimi colpi che la sorte gli ha riservato.

Non vogliamo svelare di più sulle vicende del film, salvo dire che l’invenzione che ha arricchito la Mangano è il mocio auto-strizzante Miracle Mop, da lei brevettato dopo aver provato la scarsa efficienza di altri strumenti simili.

Joy è utile per fare il punto del nostro percorso professionale, in qualunque settore ci si applichi. I punti di attenzione sono quattro:

  • l’idea
  • la famiglia
  • il mercato
  • tu stesso
La parabola classica del sogno americano che racconta di chi afferra finalmente il successo dopo i duri colpi che la sorte gli ha riservato

Ogni buona idea nasce sul campo

Joy tratta soprattutto della creatività e dell’invenzione. Mostra il momento dell’ispirazione che coglie nei momenti bui, quando si è consapevoli che le cose devono cambiare, quando si tocca il fondo. Illumina anche un angolo dell’esistenza mai abbastanza sondato: un conto è la teoria, un altro è la pratica. Solo quando si ha accumulato una sufficiente esperienza sul campo, si nota ciò che può essere innovato. Sia che si cerchi l’idea per un romanzo, sia che si progetti un nuovo oggetto o un differente approccio al lavoro, nulla arriverà a noi senza aver scritto, inventato, progettato prima. Gli studi per quanto approfonditi o prestigiosi non bastano alla complessità della vita.

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Joy si dibatte tra le figlie amatissime da mantenere, le sue vicende di coppia e i genitori disfunzionali. Prova nonostante tutto a mettere in piedi un’impresa a conduzione famigliare, crede in loro, ma non viceversa. Fallimento annunciato… La scelta di coloro con cui vivere e di come far vivere le persone intorno a noi deve sostituire definitivamente il dilemma famiglia/carriera. Conta solo il reciproco sostegno. Una perla: un anno di allattamento (al seno o al biberon, madre o padre) equivale a 1˙825 ore seduti con in braccio un bebé. Un anno di lavoro full-time con tre settimane di ferie equivale a 1˙960 ore alla scrivania. Se date rispetto, chiedete rispetto.

A nessuno interessa ciò che fai…

C’è in Joy l’ansia di conformarsi alle aspettative degli altri o farsi da loro apprezzare. A livello economico, parimenti, l’invenzione deve andare incontro alle esigenze della gente. Risultato? Rifiuti e porte chiuse. Altro tema, la trappola della promozione pubblicitaria che è strutturata su un generico target del tutto astratto. Poche, troppo poche vendite per il rivoluzionario spazzolone. Fino a che…

… ma a tutti interessa che a farlo sia tu

La nostra inventrice rivede tutto alla luce dell’unico protagonista che conti davvero: lei stessa. Come si afferma da più parti nel mondo del marketing, sei tu a creare un bisogno che il pubblico non immagina neanche di avere, sei tu che racconti il tuo prodotto e – ancora meglio – la tua storia. Tua la vita, gli affari, le idee. Adesso sì che per Joy si presentano le sfide del mercato, tra concorrenti, royalties e approvvigionamento delle materie prime. Con brio e inquadrature che richiamano i film western, dove il cowboy è pronto a riprendersi ciò che è suo, Joy ci ricorda che «l’unica cosa che avrai è quello che crei».

Cecilia M. Voi