Un Film sotto l’ombrellone: “The Social Network” di David Fincher

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Esistono innumerevoli attività che si possono svolgere durante le ferie estive per combattere la noia del “dolce far niente” che incombe sulle giornate accompagnate dal caldo soffocante, alternando il meritato riposo alla possibilità di mantenere la mente allenata.

Una tra queste è un’abitudine che non invecchia mai, quella del cinema alla portata di tutti, con una serie di filmografie nuove e non, da cui attingere in qualsiasi momento e luogo avente a disposizione una connessione internet.

Guardare un film è un’attività che può essere condotta in ogni stagione dell’anno, poiché rappresenta un piacevole sollievo da uno stato d’animo alterato, aiutando lo spettatore a migliorare l’umore e ad aumentare la salute mentale. Allena la mente, grazie alla visione suggestiva di immagini in movimento.

Il titolo cinematografico proposto oggi è diretto dal regista e produttore statunitense David Fincher, diffuso nelle sale di tutto il mondo nel 2010 e acclamato dalla critica, un film che offre importanti spunti di riflessione anche dodici anni dopo la sua uscita.

Stiamo parlando di The Social Network, un biopic sul fondatore di Facebook, l’ormai noto a tutti Mark Zuckerberg, e su quello che è diventato il primo social network a cambiare il mondo della comunicazione.

Si tratta di una vicenda che parte dalle origini e i primi sviluppi della piattaforma social più diffusa al mondo fino alla causa contro il suo inventore. Un film che si è imposto come un’importante riflessione sull’eccessivo guadagno di potere e sulle conseguenze che quest’ultimo porta con sé nelle vite di chi lo possiede in grossa quantità.

Una vicenda che parte dalle origini e i primi sviluppi della piattaforma social più diffusa al mondo fino alla causa contro il suo inventore

Ciò che rende la visione accattivante sia dal punto di vista tecnico sia contenutistico è la celebre scrittura di Aaron Sorkin che è riuscito a guadagnarsi il premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, approfondendo il dietro le quinte di una delle più grandi invenzioni e figure della storia della comunicazione, rappresentando anche la grande causa giudiziaria ai danni dell’ideatore di Facebook.

Il regista elabora sapientemente le immagini del film, per renderlo coinvolgente visivamente all’occhio del fruitore, grazie al ritmo serrato (quasi frenetico) delle battute tra i protagonisti. David Fincher articola l’intero girato sfruttando più̀ di un centinaio di stacchi e utilizzando sette inquadrature diverse l’una dall’altra a ogni turno di parola.

Fincher costruisce, così, un film imperniato su un giovane uomo messo alle strette e colpito dalle insicurezze intime della sua complessa personalità attraverso l’alternanza tra immagini e parole, tra presente e passato, con l’uso di una grande somma di flashback in un incalzante ritmo scandito dalle battute di dialogo che si scambiano i protagonisti, impersonati da un cast di giovani attori come un convincente Jesse Eisenberg, ottenendo con la sua interpretazione del genio Mark Zuckerberg la candidatura all’Oscar, accanto a  un emotivo e tradito Andrew Garfield, nei panni di Eduardo Saverin, co-fondatore del social network. Allo stesso modo, il regista sfrutta la nuova modalità di montaggio moderno e complesso, con la concezione della relazione tra tempo e spazio, in cui il tempo può agire all’interno della narrazione, nel controllo del presente attraverso la frammentazione narrativa o nella discontinuità temporale.

Dieci anni dopo la sua uscita nelle sale cinematografiche, rimane un prodotto audiovisivo appassionante e fondamentale per la visione, grazie alle tecniche di montaggio frammentato, alla complessità dei personaggi e agli importanti spunti di riflessione che circondano il mondo della comunicazione in continua evoluzione.

Giada Accarrino