Una carriera lunga una vita – Intervista a Luca Altieri

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Ci racconti della sua storia in IBM.
Sono in IBM da 25 anni; anni durante i quali ho avuto la fortuna di fare un percorso multidisciplinare e multidirezionale: ogni due anni cambiavo lavoro sia in termini di responsabilità sia a livello territoriale. Ho iniziato la mia avventura in Italia nell’ambito delle operations e delle misurazioni. Da quel lavoro sono passato ad occuparmi del canale elettronico, lavorando specificatamente sul posizionamento di questo canale all’interno degli altri canali di vendita per i clienti. Dopo una esperienza nazionale su questi tematica ho preso un ruolo europeo e poi Global. Tornai in Italia come dirigente e ricevetti una telefonata dall’AD di allora che mi propose di essere il suo assistente. Rivestii per un anno questo ruolo e fu una delle esperienze più arricchenti che io abbia potuto fare poiché mi permise di conoscere l’azienda a 360°. Dopo fui mandato a Torino in qualità di general manager di una nostra consociata che si occupava di soluzioni elettroniche e digitali per due anni. Per 5 anni, poi, ricoprii il ruolo di CMO di IBM Italia e attualmente sono Vice Presidente Europeo per IBM Technology di Marketing e Comunicazione.

Ci parli dello slogan “Let’s create something that changes everything”.
L’idea che c’è dietro rappresenta la nuova IBM di oggi che vuole creare qualcosa insieme che cambi il mondo in meglio.
IBM vuole porre l’attenzione sulla necessità di ripensare e rivedere la società in cui viviamo con l’ecosistema di riferimento. Siamo inseriti in un contesto più ampio che è fatto da partner, da clienti, da competitors, ecc., e il concetto è quello di lavorare assieme e affianco con quelli che possono essere i protagonisti di questo ecosistema allargato, che comprende anche le istituzioni e le università e quelle aziende che fino a ieri potevano essere competitors. Credo che oggi la vera innovazione nasca dallo scambio e dal confronto, dal mettere insieme diverse teste, diverse opinioni e diverse risorse per arrivare all’eccellenza. “Qualcosa che cambi il mondo in meglio”: si riallaccia a uno dei nostri valori fondanti che è sempre stato espresso dalla frase “innovation that matters”, ovvero “l’innovazione che conta”. Abbiamo innovato con lo scopo di migliorare la nostra vita, la nostra quotidianità – sia del singolo che dell’azienda che della società. Questo è il concetto che vogliamo esprimere e ciò di cui c’è bisogno in questo momento storico in cui c’è una riscoperta valoriale che noi non abbiamo mai perso e che comprende anche la necessità di supportare la sostenibilità del nostro mondo.

Luca Altieri, Vice Presidente Europeo per IBM Technology di Marketing e Comunicazione.

Che valore dà alla formazione e alle soft skill?
Io credo che la formazione sia la base e le fondamenta di qualsiasi cosa. È fondamentale perché siamo in uno scenario in cui la dinamicità di quello che ci accade intorno è drammatica nella sua velocità; quindi, siamo in costante affanno. Tramite la formazione, però, possiamo riuscire a gestire meglio questi eventi. Siamo in un’epoca in cui abbiamo nuove competenze e nuove skills ma anche vecchie professioni che richiedono di essere approcciate con nuove competenze. Davvero vale una frase che lessi per le vie di Roma che diceva: “se non t’elevi, te levi”. Questo, anche se in romano, è il concetto alla base della formazione. Chi non si forma si ferma, il mercato ti butta fuori. Per quanto riguarda le soft skill, io ne sono un fautore: bisogna saper essere flessibile e sapersi adattare. Il vantaggio delle soft skill rispetto al cambiamento è che quelle richieste restano pressoché invariate: problem solving, gestione del cambiamento, team working e leadership, formulazione e ricezione di feedback, elemento imprescindibile per crescere e migliorarsi.

Che suggerimento darebbe ai giovani che stanno per entrare nel mondo del lavoro?
Suggerirei di cercare un posto dove possano essere se stessi e sentirsi umani con i propri valori, plus e minus. I giovani hanno spesso chiarezza di quello che vogliono ma hanno poca chiarezza di quello che sono disposti a dare o dove la linea di bilanciamento tra ottenere e dare debba essere posta. Suggerirei ancora di cercare un posto di lavoro dove possano costantemente imparare e crescere non solo dal punto di vista professionale, ma – prima di tutto – come individui. Deve essere anche un posto che permetta di loro di sbagliare e li metta nella condizione sfidante di poter fare degli errori, perché questo vuol dire essere in un ambiente che ti dà fiducia e poi ti aiuta ad alzarti. Infine, direi ai ragazzi di considerare che il primo posto di lavoro non è mai l’ultima parte del loro viaggio, ma è una tappa che farà parte poi della loro esperienza.

Luca Brambilla