Un sogno con una data di scadenza

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Il 31 dicembre, non appena sarà scoccata la mezzanotte, i brindisi saranno accompagnati da desideri e sogni da voler realizzare durante il nuovo anno.

“Desideri” e “sogni”: due parole, queste, così comuni poiché pronunciate spesso, eppure così astratte, lontane, contradditorie. Si pensi, ad esempio, che il termine “desiderio” deriva dal latino “de- sidera” il cui significato letterale indica una condizione – al contrario di ciò che si è soliti fare quando si esprimono desideri – nella quale non si riesce a vedere le stelle. Come fare, quindi, a eludere l’astrattezza a rendere i desideri non solo sognabili, ma anche realmente realizzabili?

Anzitutto, bisogna correggere la linguistica e parlare non più di sogni ma di obiettivi1. Napoleon Hill, scrittore e saggista statunitense del secolo scorso, descrisse gli obiettivi come «sogni con una data di scadenza». Affinché si possa definire tale, invero, è necessario porsi una data entro la quale si intende raggiungere l’obiettivo che ci si è prefissati. In questo modo, a livello inconscio il cervello si attiverà e si sentirà spronato a focalizzarsi e a non procrastinare.

Dal punto di vista scientifico, esistono altre nove caratteristiche da cui un obiettivo deve essere determinato per essere considerato tale. Sicuramente deve essere specifico, chiaro, misurabile tramite dei KPI che possano mostrare quando questo è stato raggiunto.

Inoltre, deve essere espresso in positivo come un proposito, una volontà e non come se fosse qualcosa da non fare o non essere. A livello neuroscientifico usare la forma positiva, insieme a quella scritta, rende ciò che si è immaginato possibile e pensabile come realizzabile.  Per lo stesso motivo, quando ci si pone un obiettivo, questo deve essere realmente fattibile rispetto allo stato o al punto in cui si è al momento. Potrei realizzarlo se ce la mettessi tutta? Se la risposta è sì, allora siamo sulla strada giusta.

Per renderlo anche più engaging, l’obiettivo che si vuole raggiungere deve essere anche motivante e intrigante. Non basta, ad esempio, voler migliorare le proprie performance a livello lavorativo; bisogna volerlo fare per raggiungere il bonus più alto a fine anno! Cosa vedrò e come mi sentirò quando riuscirò ad ottenere il bonus ambito avendo potenziato le mie performance? Rispondere a questa domanda fa sì che l’obiettivo diventi anche immaginabile, cioè visualizzabile all’interno della propria mente.

Per evitare di demotivarsi lungo il percorso, soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi a lungo termine, è consigliabile suddividere l’obiettivo in tappe ricorrendo anche alla tecnica del reverse engineering: si avvolge la pellicola per capire quali sono i passaggi che possono precedere lo stato desiderato. In tal senso, un altro metodo per non perdere il focus potrebbe essere quello di condividere il proprio obiettivo con gli altri: dover rendere conto a qualcuno dei progressi fatti o mancati, da un lato, potrebbe incentivare a non demordere, dall’altro – però – potrebbe far aumentare il peso di un ritardo fino a farlo divenire fallimento.

Qualunque sia l’obiettivo che scalpiterà nel nostro cuore e ci farà brillare gli occhi il 31 dicembre è importante che, oltre a seguire gli elementi definitori presentati, rispetti anche un’ultima caratteristica, forse la più importante: essere in linea con i propri valori; quindi, con l’Io, e con il Contesto, cosicché possa essere strategico. Non ci si può porre un obiettivo che risulti non sostenibile per l’economia della nostra vita o – peggio – che non rispecchi ciò che ci anima e ci contraddistingue. Ciò implica il conoscersi a fondo, il sapersi porre delle domande e il sapersi dare delle risposte.

Quando, il 31 dicembre, scoccherà la mezzanotte facciamo sì che alla domanda “cosa desidero per l’anno prossimo?” possiamo avere una risposta e, di conseguenza, un obiettivo.

Antonella Palmiotti

1. L. Brambilla, Superare gli imprevisti. L’uso strategico del tempo, ACS Editore 2023, pp. 71-76.