Elisabetta II, regina della comunicazione (seconda parte)

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La lunga vita della Regina d’Inghilterra ha richiesto di suddividere il suo approccio alla comunicazione in due parti: la prima, che va dall’adolescenza alla maturità del regno, e ora la chiusura del millennio e l’affacciarsi alle sfide del Duemila.

Negli anni ’90, mentre i membri della Royal Family diventavano i volti preferiti dei tabloid e delle pagine scandalistiche, la stampa inglese (e mondiale in generale) continuò a trattare la figura di Elisabetta con rispetto e deferenza. Del resto, il suo stile di vita austero, perfettamente inquadrato nel rigido protocollo, non lasciava spazio al pettegolezzo. Sempre perfetta, sempre impeccabile, mai una sbavatura. A partire dalla sua immagine: il taglio di capelli immutato nel tempo, il trucco curato ma appena accennato. Impossibile pensare a lei senza associarla ai cappotti colorati, alle scarpe scure a mezzo tacco, alla borsetta al braccio (sempre lo stesso modello), ai tre giri di perle, alle spille preziose e, soprattutto, agli immancabili cappelli. Certamente per essere ben visibile e riconoscibile, come il protocollo recita, ma anche e soprattutto per lanciare messaggi a sudditi, giornalisti, avversari e alleati.

La regina preferiva il non verbale: la sua comunicazione non lasciava nulla al caso, a partire dalle fotografie appoggiate alla scrivania durante i discorsi ufficiali. Da quello, più che dalle parole, era possibile carpire il suo pensiero. Il ruolo del monarca inglese, del resto, è da sempre caratterizzato dalla massima neutralità. Non può e non deve né esporsi, né fare alcun commento politico.

La sua comunicazione non lasciava nulla al caso, a partire dalle fotografie appoggiate alla scrivania durante i discorsi ufficiali

Nel suo lunghissimo regno, ricordiamo un solo momento critico. Nel 1997 scompare tragicamente la principessa Diana, divorziata moglie del futuro re Carlo III. La prima reazione di Elisabetta e della casa reale fu di assoluta chiusura. Giustificando il gesto come volontà di protezione verso i figli di Diana e Carlo, allora minorenni, Elisabetta si trincerò dietro un ostinato mutismo. Mentre il popolo piangeva una principessa amatissima e da sempre vicina alla gente comune, la popolarità della monarchia crollava ai minimi storici. A salvarla fu il premier Tony Blair che consigliò a Elisabetta una partecipazione pubblica. La regina accolse il suggerimento e comparve in Tv con un messaggio accorato, ricco di parole di riconoscenza verso Diana. E il giorno dei funerali, allo sfilare del feretro, Elisabetta chinò il capo. Un gesto potente e simbolico che fu molto più di un segno di reverenza: per qualcuno, addirittura un’ammissione di colpa. Per i sudditi fu sufficiente per riabilitare l’anziana sovrana apparsa, per la prima volta, incerta, spaesata e non così infallibile.

Elisabetta sembrò aver compreso che un cambiamento era inevitabile e necessario. Con il millennio alle porte, anche la monarchia doveva cambiare e dimostrarsi più vicina possibile al popolo. La regina inaugura gli anni 2000 con un corso comunicativo del tutto inedito: concede larghi sorrisi in pubblico, e in alcune occasioni anche lacrime di commozione. Permette di far apprezzare il suo proverbiale humour di cui si diceva fosse dotata pronunciando battute sagaci durante le occasioni ufficiali. È diventato celebre il “rimprovero” di Elisabetta all’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi, risalente al 2009. Al termine della fotografia di rito dei leader del G20 a Buckingham Palace, l’ex premier urlò a gran voce «Mister Obama!» per attirare l’attenzione del capo della Casa Bianca. La regina, infastidita, si voltò allargando le braccia: «Ma perché deve urlare? Perché?». Parole seguite dalle risate di alcuni capi di Stato presenti. Siamo davanti a una nuova regina che rompe il protocollo, complice forse il fatto di essere diventa bisnonna: circondata dai piccoli di casa Windsor si ammorbidisce e, grazie all’alleggerimento dei doveri a causa dell’età, appare meno rigorosa.

La sua comunicazione non lasciava nulla al caso, a partire dalle fotografie appoggiate alla scrivania durante i discorsi ufficiali

Un esempio sono le Olimpiadi di Londra del 2012. Per celebrare le eccellenze inglesi, si decide di rievocare un’icona british, James Bond, l’agente segreto al servizio di Sua Maestà. La produzione chiede a Buckingham Palace il permesso di girare a Palazzo alcune scene con l’attore Daniel Craig, da utilizzare durante un segmento della cerimonia di apertura dei Giochi. La regina accorda il permesso, ma a una condizione: vuole partecipare. Quello che ne deriva è uno straordinario passaggio televisivo, ma anche un iconico momento storico: non era mai accaduto che un sovrano si prestasse, con tanta autoironia, per un ruolo del genere. Sua Maestà è nella storia dei media di ogni tempo, interpretando la “Bond girl” più prestigiosa di sempre.

Le Olimpiadi sono state un punto di arrivo di un percorso iniziato con l’apertura del canale ufficiale YouTube della monarchia inglese, primo approdo della Royal Family su internet e sui social. Per la prima volta, è il Palazzo ad avere il controllo delle notizie che lo riguardano e da quel canale, aperto nel 2010, passano tutte le comunicazioni e le dirette delle occasioni istituzionali, dei matrimoni, dei funerali e dei discorsi ufficiali. Di lì a breve compaiono gli account (tutti rigorosamente verificati) su Facebook, Instagram e sugli altri canali social: è una pioggia di like e condivisioni. Solo l’account Instagram (@theroyalfamily) conta quasi 13 milioni di follower. Tra le immagini più amate, la foto ricordo per i 90 anni della sovrana, ritratta da Annie Leibovitz con i tanti nipotini, e l’ultima apparizione pubblica, in cui la regina – ancora sorridente – stringe la mano alla neoeletta premier Liz Truss: 690 mila “cuori” raccolti in pochi giorni. Si dice che Elisabetta possedesse anche un account personale sotto pseudonimo: notizia suggestiva, ma mai confermata.

Alessandra Voi