Comunicatore efficace fa rima con?

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La domanda del sondaggio della settimana scorsa, facente parte del nuovo ciclo di Quiz incentrati sulla Comunicazione Strategica e la Negoziazione che abbia lanciato, era:

Qual è lo stereotipo del comunicatore efficace?, con le seguenti opzioni tra le quali scegliere la risposta corretta:

  1. Formatore con esperienza;
  2. Venditore;
  3. Bambino;
  4. Manager gentile.

La maggioranza dei voti, a differenza dei sondaggi proposti finora, non ha dato la risposta corretta indicando come soluzione la B – Venditore. Chi ha fatto un corso di formazione con l’Accademia di Comunicazione Strategica, ha frequentato o sta frequentando un One to One, si ricorderà di certo che lo stereotipo del comunicatore efficace è il bambino; dunque, la risposta esatta è l’opzione C.

La Comunicazione Efficace è quel tipo di comunicazione che ha per scopo esplicitare nella maniera più chiara possibile e tutelare gli interessi del soggetto che sta comunicando, ovvero dell’Io. Proprio per questo motivo è una comunicazione che presenta tre caratteristiche, in quanto è:

  • egoriferita, incentrata – cioè – sul comunicatore;
  • vittima di bias cognitivi, definiti come errori sistematici del ragionamento che derivano da un’elaborazione imperfetta o imprecisa delle euristiche (scorciatoie mentali);
  • istintiva, poiché è connaturata all’individuo che l’apprende sin da piccolo.

Da bambini, infatti, impariamo a comunicare allineando tutti e tre i canali della comunicazione: verbale (contenuto del messaggio), paraverbale (tono di voce, volume, ritmo, timbro, pause, ecc.), non verbale (espressioni del volto, segnali, gesti, ecc.).

Si pensi alla seguente situazione. Un bambino piccolo, seduto a terra e intento a giocare, ha fame; quindi, inizia a chiamare la madre e dice: «mamma, ho fame!» (verbale), urlando (paraverbale) e scuotendo le braccia al cielo per essere preso in braccio (non verbale). Il bambino, così facendo, è stato realmente efficace: ha comunicato e ha fatto capire perfettamente e in modo chiaro a sua mamma ciò che desiderava. Tuttavia, non ha considerato il suo Tu, ovvero sua madre, e il Contesto. La mamma avrebbe potuto essere nelle condizioni di non poter soddisfare la sua richiesta nell’immediato in quanto avrebbe potuto essere impegnata in un meeting di lavoro online della durata di un’ora che le aveva impedito di preparare in anticipo la pappetta per il suo bambino.

Cosa sarebbe successo, allora? Nella peggiore delle ipotesi, il piccolo avrebbe dovuto aspettare un po’ continuando ad urlare o sarebbe stata la mamma a chiedere ai suoi collaboratori di poter abbandonare il meeting in anticipo per via di suo figlio. In nessun caso, ad ogni modo, lo stile comunicativo efficace avrebbe portato ad una rottura della relazione tra l’Io (il bambino) e il Tu (la mamma).

Da adulti, però, continuare a comunicare in modo efficace e, quindi, a tener conto solo dei propri interessi e obiettivi senza valorizzare anche quelli del proprio interlocutore, come abbiamo visto esaminando la Matrice degli Stili Relazionali® (link), sarà di ostacolo alla costruzione e al mantenimento di relazioni che durano nel tempo che, invece, sono necessarie per il raggiungimento di obiettivi sfidanti in contesti complessi.