Comunicazione e Terzo Settore: se non comunichi, non esisti!

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Quando ho iniziato a lavorare nel Terzo Settore nel 2012, la comunicazione era vista quasi come una figura “mitologica” strana. Quando ho iniziato il mio stage e poi la mia carriera lavorativa presso una realtà importante nel non profit, mi sono trovata per le mani una lista di “comunicatori”:

  • Laura, amministrazione e comunicazione;
  • Paolo, risorse umane, progetti e comunicazione;
  • Mario, direttore e comunicazione.

E potrei continuare… Quasi nessuno si occupava solo di comunicazione ma “facevano anche”, nei ritagli di tempo, un po’ di comunicazione.

Negli anni – ne sono passati quasi nove – le cose sono cambiate almeno un po’ (per fortuna!). Perché la comunicazione è così importante e perché è ancora a volte sottovalutata? Quali sono gli strumenti da utilizzare e gli assi nella manica per una buona ed efficace comunicazione?

“Se non comunichi non esisti!” - questa frase riassume perfettamente il motivo della centralità della comunicazione.

Perché è importante comunicare

“Se non comunichi non esisti!” – questa frase riassume perfettamente il motivo della centralità della comunicazione. Questo vale in tutti i settori, non solo nel Terzo Settore, ma in ogni ambito: dall’artigianato, alle PMI, ai piccoli e grandi negozi.

Nel Terzo Settore, però, c’è una differenza che rende allo stesso tempo difficile e affascinante la comunicazione: ci sono storie, di persone, di narrazioni, di progetti che emozionano e suscitano sentimenti nelle persone all’ascolto. Comunicare nel non profit significa, infatti, raccontare quello che si fa ogni giorno per i beneficiari dei servizi: le piccole e grandi conquiste, i progetti, i successi e perfino gli insuccessi.

La persona è al centro delle attività di tutti i giorni e così anche la comunicazione con tutte le difficoltà che comporta in termini di privacy e di relazione con persone fragili, in situazioni difficili. Nel sociale, comunicare significa raccontare i propri progetti con diversi scopi: attrarre nuovi sostenitori, parlare agli stakeholder, raccontare alla comunità, iniziare nuovi progetti.

È importante che un’organizzazione non profit comunichi quello che fa e che non rimanga nell’ombra: solo portando all’esterno e raccontando le proprie attività e i propri successi potrà crescere come realtà umana e professionale.

Quali sono gli strumenti da utilizzare

Siti, blog, social media, online e offline: si scelgono di comunicazione da utilizzare in base all’ obiettivo. Non c’è una formula segreta per tutto. Tutto dipende dal piano di comunicazione di un’organizzazione. Si definisci il target, l’obiettivo, il messaggio e si trovano gli strumenti più adatti per raggiungere gli obiettivi. Ci vuole molto studio e molta organizzazione per trovare gli strumenti giusti e anche molta pazienza senza dimenticare lo storytelling: alla base della narrazione sugli strumenti che si sceglieranno come più appropriati.

Quali sono gli assi nella manica per una comunicazione efficace

“Che bella comunicazione”: ma bello vuol dire anche efficace? Non sempre! Per capire se la strategia di comunicazione è stata “buona” bisogna misurare i risultati che ha portato in base agli obiettivi che sono stati fissati in precedenza.

Non esistono ingredienti segreti per una buona comunicazione, se non lo studio, la perseveranza e un tocco di creatività e fantasia.

Sicuramente, però, un asso nella manica per una buona comunicazione può essere il coinvolgimento di tutto il team. Spesso la figura del “comunicatore” è vista dagli operatori come inutile e a volte anche “di troppo”. Vedono chi comunica come una persona che invade il loro quotidiano, che fa domande (troppe a volte), che vuole raccontare qualcosa di cui l’operatore non capisce nemmeno il motivo. È sempre importante coinvolgere tutte le persone che lavorano nei servizi, raccontare loro gli obiettivi e la strategia di comunicazione, perché sono loro che tutti i giorni vivono la realtà e possono aiutare a raccontarla anche all’esterno. Molto spesso mi sono sentita dire che per loro non era importante e poi… quando hanno visto i risultati portati dalla comunicazione in termini di brand awareness ne sono stati entusiasti.

Il comunicatore non è un “lupo solitario”, ma è invece una figura centrale e un punto di riferimento e aiuto per tutto il team: solo con il coinvolgimento di tutti, in tutti i gradini della scala gerarchica, la comunicazione sarà un successo!

Comunicare, comunicare e ancora comunicare. È importante esserci, narrare i progetti che possono sembrare “atti banali” e all’ordine del giorno, che invece sono davvero “il pane per i denti” dei nostri lettori, utenti, donatori. Con le storie possiamo arrivare al cuore delle persone: ogni storia, in quanto tale, vale la pena di essere raccontata, perché se non la racconti a nessuno, scivolerà nell’ombra come se non fosse mai esistita.

Alessandra Piraino