La nuova sfida dei consulenti: creare un team multidisciplinare

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Questo periodo è pieno di riflessioni sul futuro. Tante ovviamente riguardano il modo in cui le aziende dovranno cambiare, evolversi, gestendo al meglio le nuove dinamiche lavorative causate indirettamente dal Covid-19. Leggiamo ogni giorno molte riflessioni sullo smart working e sulla velocizzazione della trasformazione digitale che ha portato con sé l’obbligo di lavorare a distanza, su nuovi modelli di leadership, incentrati sempre meno sul controllo e sempre più sul rinnovato rapporto di fiducia e deleghe responsabili. Se cambia il mercato, cambiano le aziende, e mi sembra allora importante riflettere su come deve evolversi anche la consulenza, che da sempre affianca e sostiene lo sviluppo consapevole delle imprese.

Partiamo da una constatazione: la complessità delle sfide a cui sono sottoposte le imprese, così come i consulenti che le affiancano, è notevolmente aumentata. Da sempre sono convinto che non vi sia più spazio per i tuttologi, ma ora, più che mai, ritengo che questo pensiero sia sempre più innegabile: la realtà reclama sempre più velocemente delle risposte e quindi occorre specializzarsi, andando a fondo dei problemi. Al contempo però, non bisogna essere miopi bensì considerare la necessità di agire in modo sistemico per migliorare situazioni complesse. In linea con questo ragionamento, la soluzione ideale consiste nel creare team multidisciplinari, dove ogni persona possiede un proprio vertical di competenze ed è in grado di co-progettare soluzioni insieme agli altri professionisti. Un esempio concreto potrà aiutarci a capire meglio quanto appena esposto in linea teorica.

Recentemente sono stato invitato da una multinazionale a far parte di un board di esperti avente il compito di ripensare all’impostazione dello smart working per le migliaia di dipendenti della società.

Si sono trovati allo stesso tavolo diversi ruoli: un team di avvocati per redigere nuovi contratti, il Direttore HR come portavoce della cultura aziendale e conoscitore delle tipologie di contratti dei dipendenti, una psicologa con il compito di creare una rete di sostegno rivolta a tutti coloro che rischiavano di alienarsi dalla vita reale a causa della relegazione lavorativa in casa e il sottoscritto, esperto di Comunicazione Strategica, con il compito di facilitare la comunicazione interna e di far comprendere come un nuovo assetto organizzativo potesse permettere di raggiungere meglio e più velocemente gli obiettivi del CEO, anch’egli ovviamente presente nel team multidisciplinare.

Dopo aver sperimentato in prima persona l’efficacia di una tale impostazione metodologica, ho riproposto questo sistema anche all’interno dell’Accademia di Comunicazione Strategica, società di consulenza di cui sono Direttore. Nell’ultimo mese abbiamo infatti comunicato su diversi canali l’intenzione di voler creare team multidisciplinari per affiancare le particolari esigenze dei nostri clienti, in gran parte multinazionali. Abbiamo ricevuto in 15 giorni, ben 387 richieste di collaborazione da parte di consulenti e formatori professionisti, da cui è nato un lavoro che prevederà naturalmente diversi mesi di incontri, screening delle competenze di ciascuno di essi ed infine creazioni di veri e propri team.

Sono certo che questo tipo di impostazione aiuterà le aziende ed arricchirà gli stessi professionisti che, come dicevo in principio, tendono spesso a chiudersi nel proprio bozzolo, illudendosi di essere maestri in tutto. Nuove sfide richiedono quindi nuove strategie e modalità di esecuzione. Come diceva Einstein: “La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”.

Luca Brambilla