L’etica della comunicazione, un ponte tra aziende e filosofia

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Roberto Mordacci è preside e fondatore della Facoltà di Filosofia del San Raffaele di Milano, nonché ideatore del master in Tecniche del Discorso. I suoi ambiti di competenza non riguardano solo la filosofia, ma spaziano dalla retorica all’etica della comunicazione. Ho parlato con lui di retorica, di etica e della sua fondamentale applicazione in ambito aziendale.

Che cosa si intende per etica della comunicazione?

L’etica di qualcosa non è la mera applicazione della morale ad un ambito specifico, ma la riscoperta dei valori insiti alla disciplina stessa: nel caso della comunicazione si tratta di un insieme di valori legati alla trasmissione di informazioni, allo scambio di vedute e alla presa di posizione collettiva. Senza un impegno, per quanto formale, alla verità non esiste comunicazione, ed è proprio in virtù di questo assunto che nasce l’impostazione etica della comunicazione: parlare di etica della comunicazione significa parlare dei valori interni alla prassi del comunicare.

Come superare i conflitti all’interno delle negoziazioni?

La persuasione è una tecnica antichissima: le scuole di public speaking non sono altro che la versione moderna della retorica classica, soprattutto latina. I migliori manuali di persuasione sono tutt’oggi le opere di Cicerone Quintiliano, nonché i dialoghi platonici, passando per le opere di manualistica medievale arrivando fino a “L’arte di ottenere ragione” di Schopenhauer: lo scopo è trasversalmente quello di fornire strumenti adeguati al dibattito per chiunque senta di poster sostenere valide argomentazioni. Qualunque negoziatore ancora oggi non può prescindere dall’assunto di negoziare per qualcosa di valore, dal momento che è proprio la ragione di questo valore a guidare la conversazione. L’obiettivo di far scendere l’interlocutore a patti con noi è lo scopo di qualunque forma di negoziazione, cosa che costituisce lo scopo comune di entrambe le parti: l’accordo è fine ultimo e motore della persuasione. Una buona causa, quindi, ammette ogni tipo di arma retorica.

Luca Brambilla intervista Roberto Mordacci

Il master in Tecniche del Discorso presso il San Raffaele permette di prepararsi a negoziare per un fine alto: come funziona questo percorso?

Questo master nasce 5 anni fa in collaborazione con Mediaset e Asso Lombarda, e si propone di offrire ai professionisti e ai neolaureati tutte le tecniche che servono per elaborare campagne di comunicazione convincenti, così come per vincere una disputa o guidare un team. Il master si rivolge a professionisti provenienti dagli ambiti più svariati. Insegniamo le tecniche più disparate per permettere alle persone di far valere le proprie “buone idee”: chiunque è convinto che quello in cui crede e per cui si batte sia buono, e in ragione di ciò bisogna spogliare la retorica di quell’aura negativa che si trascina da tempi immemori. La retorica è un’arte somma che consente l’efficacia di tutte le altre: basti pensare alla politica.

La pratica è un passaggio imprescindibile, e in questo la collaborazione con Mediaset risulta fondamentale, dal momento che ci permette di usufruire dei suoi studi televisivi per simulare e registrare dibattiti impostati dai corsisti, con il fine di analizzare i punti di forza e di debolezza delle armi retoriche di ciascuno. I progressi degli studenti sono incredibili.

Possiamo avere qualche anteprima del suo ultimo libro?

Il libro si chiama “Fare impresa con i valori” e sarà edito da Mondadori. Si tratta di un progetto che nasce dalla collaborazione fra un gruppo di filosofi e un imprenditore. Siamo partiti da una domanda molto semplice: in cosa consiste “fare impresa?”. Come la comunicazione è arricchita da tutti quei valori interni a cui facevo riferimento, allo stesso modo è impensabile che l’impresa non possa vantarne di propri. I valori interni dell’impresa sono molteplici, ma in definitiva riconducibili al profitto, scopo ultimo di ogni impresa capitalistica. Non si può però pensare di ottenere profitto senza un prodotto adeguato: ecco che qui si sommano quindi tutti i valori specifici del prodotto proposto. Quello che, a mio avviso, fa davvero la differenza è, in realtà, lo stile con cui un’azienda produce qualcosa, il suo modus operandi: il design, la cura e la responsabilità nella produzione costituiscono l’identità precisa dell’azienda. Non c’è profitto se non c’è stile, e se non c’è prodotto non c’è nessuna impresa. L’etica deve collocarsi in queste prassi e declinarsi con i valori insiti nella produzione aziendale, primo tra tutti il rispetto. L’intento di fare il bene comune è sempre il più importante.

Luca Brambilla

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