Quando è importante non parlare di sé

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I pronomi personali non sono parole come le altre, hanno più peso nei nostri discorsi di quanto molti di noi sospettino e non sempre comunicano ciò che pensiamo.

Queste parole possono suonare nelle orecchie degli altri in modo diverso da come vogliamo intendere: la prima persona comporta il pericolo di venir recepiti come auto-proclamatori, anche quando i nostri discorsi sono del tutto scevri da egocentrismi.

La natura universale di pronomi inevitabili come “io” comporta che ci saranno volte in cui davvero non si può evitare il loro utilizzo, ma a venire in nostro soccorso c’è questa semplice regola generale: le persone semplicemente amano sapere che siamo interessati e concentrati su di loro. L’utilizzo di un linguaggio inclusivo e collaborativo creerà agganci con il pubblico, portandolo ad avere più rispetto e considerazione di noi.

Quando bilanciare l’uso della parola “io”

1. Parlare con un capo

Quando vogliamo impressionare qualcuno, ci viene naturale e spontaneo lasciarsi andare ad una raffica di “io” , nel parlare dei nostri risultati e dei nostri obiettivi. Paradossalmente, invece che farci sembrare più sicuri e determinati, questo può effettivamente farci sembrare deboli e insicuri. Infatti, le persone con meno potere userebbero pronomi come “io”, “me” e “mio” e i cosiddetti “verbi ausiliari” (come “essere”, “è”, “sono , “” hanno “etc.) più frequentemente di quelle ricoprono ruoli più decisionali. Quindi, quando parliamo con qualcuno che ha più esperienza di noi o ricopre ruoli più manageriali, bisogna concentrarsi meno su te stessi e più sui bisogni, gli obiettivi e i risultati a cui tutti si stanno avvicinando.

2. Colloquio di lavoro

Durante un colloquio di lavoro, spesso non ci rendiamo conto che i processi di assunzione non riguardano solo i candidati: le persone che svolgono le selezioni stanno a tutti gli effetti cercando di risolvere il problema del trovare la figura giusta per riempire un vuoto in azienda. Per questo motivo è importante non concentrarsi esclusivamente su se stessi, ma mostrarsi attenti alla compagnia o alla posizione in questione.

Una formula infallibile per evitare di andare fuori strada, è semplicemente dire che cosa si è fatto, seguito dall’impatto o dal risultato per il gruppo con cui si lavorava.

Troppe volte, le presentazioni iniziano con un saluto superficiale per spostarsi rapidamente in monologhi carichi di “io”. Invece, è un atteggiamento più consigliabile provare a fare domande a chi ci è vicino o ci sembra interessante.

Quando è importante non parlare di sé

3. Complimenti

Certo, è forte la tentazione di enfatizzare ciò che si è fatto, e ci sono momenti in cui bisogna effettivamente sottolineare il nostro ruolo per poter crescere sul lavoro e fare carriera. Ma bisogna sempre stare attenti al come lo si fa. Mai usare “io” per rivendicare la gloria se altre persone sono state coinvolte: dopotutto, quasi tutti i progetti attingono al talento di molte persone. Evitare di puntare i riflettori su noi stessi non significa scomparire del tutto, naturalmente. La cosa migliore da fare è dichiararsi parte della realizzazione senza però prenderne il merito, servendosi sempre di un modo equilibrato per accettare le lodi rivolte a noi piuttosto che all’intero gruppo.

La Redazione