Reciprocità

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Una professoressa di Biologia presso una prestigiosa Università apre sempre il suo corso con questa domanda: “Chi di voi ama la natura?”. Costoro, giovanotti impegnati e iscritti alla facoltà per genuino interesse, si affrettano ad affollare l’aula con le mani tutte alzate. La docente prosegue: “Bene! E chi pensa che la natura lo ami?”. Silenzio, imbarazzo, mani giù. “Ecco” commenta l’insegnante “Allora qui abbiamo già un problema”. 

Fin dai suoi esordi più meccanicistici, gli studi di comunicazione affermano che qualunque messaggio produce un effetto di feedback, cioè di ritorno dal destinatario fino al mittente, anche se il mittente non ha modo di misurare direttamente l’entità di questa risposta. Mentre nell’informazione il ritorno non è previsto, ma si sostanzia in una semplice presa d’atto da parte di chi riceve, nella comunicazione occorre sempre tenere conto della reciprocità. 

La provocazione della professoressa di Biologia ci ricorda come tendiamo a essere egoriferiti, cioè a concepire la comunicazione come un processo univoco che prevede solo i nostri atti “in uscita”: in molti casi puri atti informativi. Molta comunicazione web e social avviene in gruppi socialmente chiusi, a dispetto delle apparenze democratiche. Sono socialmente chiusi anche i gruppi scolastici, le aziende o le realtà ricreative per la terza età. 

Ogni messaggio produce un effetto di feedback, di ritorno dal destinatario fino al mittente: la reciprocità è la legge d’oro della fisica

Vengono emessi tanti messaggi – lezioni, istruzioni, indicazioni, consigli, richieste e norme – strutturati in origine per non prevedere nessuna reazione. Ciò non significa che la risposta non ci sarà – c’è sempre – ma che nel suo fondamento il messaggio è stato progettato con il presupposto dell’informazione e non della comunicazione. 

La mancata risposta verbale – come è appunto quella della natura – declassa a serie B l’altro. Questa è in sintesi la ragione del fallimento di molta comunicazione di cui si è parlato qui. Si tratta di qualcosa che non va solo razionalmente compreso, ma necessita di essere integrato nella personalità e nell’atteggiamento. La più grande lezione in questo campo è la vita stessa. Nello scarto di una risposta mancata, di una negoziazione fallita, di una incomprensione interpersonale sta la chiave per accorgersi di non aver tenuto conto della natura essenzialmente duale – o per meglio dire triadica considerando il contesto parte attiva del processo – della comunicazione. 

Guardando alla natura con occhio stupito e grato, noteremo che il feedback in ritorno è molto maggiore ai nostri atti d’amore verso di essa. Nonostante tutte le nostre informazioni umane – nel senso etimologico, manipolazioni – offre cibo, riparo, acqua, bellezza, fonti di cura e ricchezza in abbondanza. La nostra azione comunicativa è minima in confronto alla risposta che ci dà, per esempio, un oceano. E questo senza dire una parola. 

La reciprocità è la legge d’oro di tutta la fisica. La celeberrima affermazione di Konrad Lorenz, “Il battere d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas” è stata ampiamente dimostrata più di quarant’anni fa, per chi avesse bisogno del conforto della scienza. 

Cecilia M. Voi